è morto Osvaldo – 156

che strano, la notizia – che mi giunge per vie indirette, e forse andrebbe verificata fino in fondo – non mi emoziona davvero, ma sento il bisogno di parlarne; un’altra morte recente mi ha ferito più a fondo, ma non ne ho parlato qui, se non per accenni indiretti.

del resto Osvaldo, il giovane operaio conosciuto negli ambienti della opposizione proletaria e della contestazione molto post-sessantottina, era un viaggiatore, un esploratore di mondi, un inquieto e un instabile dentro, come tutti coloro che amano troppo spostarsi (a cominciare da me); si era da tempo anche trasferito in Brasile, dopo essere stato per qualche tempo in Africa, dove aveva rischiato di essere ammazzato, a quel che raccontava, ma in un episodio rimasto misterioso nei suoi contorni; ma era sparito da decenni dalla mia vita, senza lasciare né rimpianti né risentimenti; i risentimenti li avevo provocati io, piuttosto, in lui, e in una forma assurda ed esasperata, ma non vale la pena di parlarne qui, dato che la storia che li aveva fatti esplodere era stata in fondo banale e scontata, per tutti, tranne che per noi due, anzi noi tre.

del resto, se uno a cui si lasciano le chiavi di casa prima di partire per un viaggio, viola la consegna dell’amicizia per frugare in carte private e scoprire qualcosa che gli fa male, in fondo se l’è andata a cercare – dico io oggi con lo stesso risentimento di allora, solo soffocato dalla polvere del tempo; so di essere cinico nel dire così, dato che il primo traditore dell’amicizia potevo essere sembrato io; ma sono onesto e sfacciato nel dire che certe cose non siamo noi a deciderle, ma qualcosa che è più forte di noi, e la saggezza sarebbe capirlo; comunque l’errore era stato tutto mio, ma lo riconosco soltanto in questo: che avevo confuso l’autore con la persona e non avevo saputo distinguere quel che alimentava i suoi versi.

con Osvaldo erano stati mesi di amicizia intensa, nati da una comune passione letteraria, e condivisa con la sua ragazza, che soltanto trasferiva quella passione sulle tele che dipingeva: come nella migliore trascrizione più casareccio di un film esistenziale di Truffaut; io uscivo da una turbolenta separazione, che mi aveva restituito una libertà adolescente, che non avevo potuto avere vent’anni prima, ma forse era poco compatibile col mio ruolo sociale di giovane preside del più importante liceo della città; però ne nacque un libro spudorato di versi scritto a quattro mani, col suo nome e cognome e con uno pseudonimo mio: Carmine, dedicato al quartiere malfamato allora e trasgressivo del centro storico di Brescia, dove ero andato a vivere: pubblicazione per fortuna passata inosservata dalla cultura ufficiale cittadina, ma non dai lettori del quartiere, dove se ne vendettero cinquemila copie, e fu lui ad organizzare la stampa e la diffusione; io ero un inetto e non ne avevo comunque neppure il tempo.

da lontano osservo ancora le azioni veramente basse a cui l’orgoglio ferito e una gelosia incontenibile lo spinsero nei miei riguardi, dopo quella scoperta che gli sconvolse la mente, facendo di lui un delatore, e distruggendo quell’amicizia in modo ben più irreparabile, dal mio punto di vista, dell’altro tradimento abbastanza occasionale mio; e si tradussero in un disprezzo da parte mia, davvero incomprensibile e deplorevole, dal punto di vista della morale comune, visto che il colpevole, secondo ogni ordinario parametro, ero io…; e certamente anche suo, di me, visto che si assunse il ruolo del giustiziere della colpa.

ma rimane incomprensibile e lo resterà oramai per sempre, come da tanto splendore di poesia potessero nascere, in ciascuno di noi due, azioni ai confini della criminalità comune.

. . .

libertad

eri scritta in spagnolo e lacerata

sul muro più vecchio: Carmine

che piangi negli occhi di Lau,

lui ti addita ti impreca. tu

vecchia rugosa signora sfiori

pattumiere gocciolanti siringhe

teatri improvvisati di rossetti

mensole di vecchi incartati:

oggetti congelati attendono la morte.

.

il popolo vive la sua assenza, dici.

e il rondò dell’angoscia

s’incunea nei vicoli dell’anima.

ma tu e io siamo. non dirmi forse siamo.

non so dove, ma gli occhi ancora vedono

oltre il gelo e la nebbia.

.

possiamo non essere marionette di colorati fili.

presagi oppure, graffianti

la ruggine sui sogni….

. . .

vanitas

Osvaldo che scrivevi sulle mani

versi concepiti nella fabbrica

tra le tazze dei water ideal standard

.

quando rientro in Pozzo dell’Olmo

la tua luce lassù dietro il lampione

mai posso dire se accendi oppure no.

.

le muraglie di sfondo una fortezza.

le vecchie case qualcuno restaura;

altra degrada e caduti gli intonaci

archetti d’altri popoli trapelano.

.

così murano i secoli le logge

che secoli riaprono se mutano

leggi odii movimenti odori,

.

il tuo corpo un po’ africano, gli amori.

.

24.2.90

. . .

poco tempo fa Osvaldo chiese notizie di me a mio figlio, attraverso FB; è l’ultima traccia che mi rimane di lui, assieme alla constatazione che ogni morte di persona più giovane di me mi ferisce, ma capisco che potrei dovermi abituare all’idea.

alla fine mi rimane in mente come un fantasma niente di più che trentenne, con quei suoi capelli neri attaccati alla fronte a fare un tappeto crespo e animalesco: chissà se era incanutito, almeno un po’, e come; era un uomo violento e non avrebbe avuto vita facile in tempi di me too; ma alla fine sono oramai abbastanza vecchio per capire che nemmeno questa era una colpa, come vorrebbe qualunque etica razionalistica che ci pretende interamente responsabili di quel che facciamo: se non lo ero io, non lo era neppure lui.

l’errore era stato di non saperlo, allora, e di non averlo capito, sedotto dal suo amore per la scrittura, che era anche il mio.

sono stato amico, non mi sono comportato da amico (dicono), sono stato ferito, non sono stato amico più.

il tempo tutto cancella, anche i versi che lui mi dedicò, belli, e quelli che io dedicai a lui, meno belli; e così sia.

. . .

postilla del 2 maggio:

Ciao Mauro,

Sono contenta di sentirti e sapere che stai bene, hai saputo di Osvaldo?… immagino di si, io sono stata avvisata da un suo amico e poi ho contatto pure la sorella, è stata una notizia davvero triste.. una morte assurda.

In questi anni ci sentivamo spesso con messenger e mi raccontava delle sue avventure, tu l’avevi visto (3 anni fa) quando è rientrato in Italia per farsi curare? Io non l’ho piu’ visto anche se siamo rimasti sempre in contatto in qualche modo, alla fine penso piu’ per merito suo che mio. […]

Ti abbraccio , a presto!

. . .

ciao, ti avevo chiesto di contattare tua madre proprio perché Rocco, mio figlio, mi ha detto della morte di Osvaldo, e volevo sapere da lei se ne eri informata, prima di parlartene; mandale i miei saluti, per favore.
non avevo saputo più nulla di lui, salvo che si era trasferito in Brasile; aveva contattato Rocco, tempo fa, via Facebook – da cui io sono uscito -, forse anche per avere qualche notizia di me, ma non c’erano stati altri seguiti e io non sapevo che fosse malato: di cosa, esattamente? del solito brutto male, come si suol dire? 
mi fa piacere che voi, invece, foste rimasti in contatto: so quanto è stato importante per te il suo rapporto con lui; se ti va di raccontarmi qualcosa di  quelle che definisci le sue avventure, mi farà piacere, aldilà dei nostri burrascosi rapporti che avevano posto termine alla nostra amicizia, evidentemente sbagliata.

ti ho letto con immenso piacere: è stato bello ritrovarsi ancora legati come se il tempo non fosse passato altro che per farci vedere da lontano le cose del passato – che, viste a distanza, si vivono meglio e si riescono a capire con la saggezza degli anni.
ti mando un abbraccio dai miei monti e dalla mia solitudine non sempre piacevole, ma che da tempo mi appare il male minore per uno come me.

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8 commenti

  1. Mi fa piacere Mauro ,quando nello scambio la soddisfazione è reciproca..
    Mah, io ho solamente scritto ciò che mi veniva spontaneo.🙌
    Ad un certo punto ho detto basta, per non esagerare. Intendo che ho notato altro ma rischiavo di entrare involontariamente in realtà lontane tra paludi ,foci , fabbriche , ruoli, scuole pensieri ed esperienze personali non mie.
    Raffinatezze d’animo e l’opposto. Ruoli diametralmenti opposti da vivere. E bla bla bla. Ho valorizzato le persone, prioritario sempre per la mia unicità.
    . Abituata ,con i miei bambini 👧👨👩👫👬👭👶👦ho imparato un mondo bellissimo, a volte anche doloroso , violento ingiusto e triste
    Il piccolissimo successo raggiunto è nato grazie ad un rapporto di rispetto corretto, mai coatto, cattedratico ove la cattedrale era inclusiva
    Un accenno di severità all’esordio, credo siastato un passaggio naturale.
    La scuola è stata curativa, un periodo lungo di vita positivo alla grande.
    Anche questa mia modalità ha avuto una motivazione di essere chiara e semplice.
    Il tessuto di collaborazione, spontaneità, creatività,tanta pratica e tanta passione.
    è stato fertile .
    Ho scelto sempre i paesini tra i colli marchigiani e luoghi sugli 800 m. di altezza. Avevo gli inarichi allora, con la scelta di varie sedi, io mi buttavo sempre tra i monti. Appena sopra i1000 metri.
    Palazzo di Arcevia, San Giovanni di Fabriano, Piticchio di Arcevia, due paesini,mi sfuggo, devo ricordare una scuola sopra una Stalla. 😷😀
    La scambio è comunque utile,a ciascuno la libertà di pensiero scritto, nella propria forma.
    Il mio vissuto?
    Credo intenso “ricco e povero”, inaffetivo e affettivo,doloroso e gioioso, impietoso, crudele, delicato, affettuoso, sensibile,corretto, rispettoso, educato, scorretto ,aggressivo, falso, vendicativo,egocentrico, meschino, istrionico, inaccettabile. Ma anche empatico ,saggio, laico, democratico, giovane e non per età ,umanIssimo
    Siamo in tanti sulla Terra e esistono realtà offlimits.
    Allora sono stata e sono anche “fortunata “. Cioè non sempre handy🐔🐁👀👂👃✌🐬🐆🙌
    I difetti come i pregi appartengono all’Animale Uomo.
    La moltitudine variegata del superfluo avere, di tutto e di più, la ricchezza intesa materialmente, in sintesi il potere sono “quasi” sempre fonte di caos mentale, perciò distruttivi, alienanti, inappaganti ecc…🌐
    Sono eccessiva ? Credo un pochino ,ma proprio pochino….
    Buona domenica, ciao 💙🌷🌼😙

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    • buona domenica a te, Francesca, e, ormai, anche buona settimana.

      se non replico al tuo commento è perché, dopo gli accenni iniziali, è una ricca testimonianza di vita e di una personalità indubbiamente originale e intensa.
      in questi casi si legge, contenti di entrare per un poco dentro un’altra esistenza e i suoi punti di vista.

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  2. Ciao Mauro la morte non conta, se preferisci: gli anni. A volte neppure la vita condotta.
    Il tuo racconto mi ha commosso, questa forte amicizia con una passione in particolare condivisa, un rapporto aperto e importante per un pò di tempo.
    Quello possibile.
    La tua descrizione di Osvaldo ha avuto, su di me, un impatto emotivo, eppoi rende questo giovane visibile come se avessi fatto una piccolo reportage.
    I ricordi lontani forse sortiscono vibrazioni. Non sempre tutto deve essere esplicito
    Non conta affatto entrare nel vostro antico rapporto d’amicizia, finito male.

    Il ricordo nuoce, per un pò di tempo, non esistono termini, e la delusione “cuoce”
    Negli anni, a fronte di vite separate, tutto assume una diversa connotazione. E il velo del tempo crea più chiarire scuri che colori accesi.
    Belle e diverse le vostre poesie. Le poesie le giudicano le giurie, io le sento e basta.
    La signora che ti ha contattato, un’amica speciale di Osvaldo che è rimasta sempre in contatto con lui, mi ha toccato un poco il mio cuore.
    Anche se proprio grazie a lui è continuata la corrispondenza, lei ha risposto.
    Capita di farsi torti tra amici, se non sono gravissimi, si possono superare
    Dal tuo racconto doveva finire.
    A volte resta un rapporto umano amichevole, solo da lontano perché mancano gli elementi essenziali per reggere diversamente.
    Da giovani, da adulti e da molto adulti l’errore è sempre umano commetterlo. Mi riferisco a questioni più o meno banali, comunque chiaribili, perché non gravi.
    Ti ha cercato infine, ma forse non era semplice andare oltre, per lui.
    Mi sono piaciute, a conclusione del post, le vostre email perché rimarcano rispetto e disponibilità.
    Grazie buona serata

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    • ti leggo sempre con curiosità: in questo commento hai messo in evidenza certe linee non troppo esplicite del mio racconto, ma ne hai anche messo in luce alcuni aspetti che sfuggivano a me stesso.
      dietro le tue riflessioni si sente lo spessore di esperienze di vita che si sono trasformate in saggezza.
      grazie.

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      • Grazie Mauro ti avevo risposto cercando di comunicare qualcosa…
        Ora mi viene naturale dirti che il confronto proficuo abbisogna di elamenti essenziali.
        Capacità di comprendere e di farsi comprendere, una cosa, competenza sufficiente per chiedere e rispondere.
        Tanto buon senso per non correre dietro false chimere
        l’umiltà di riconoscere che abbiamo sempre qualcosa da imparare
        E il desiderio di incontrare altri da te come persone,
        oltre che come buoni interlocutori.
        Comunque se ci fosse lo troveresti la mia chiacchierata da quei di Pergolesi e di Federico Babarossa. Jesi era bella un tempo.
        “Magia nera” 😠 O solito handy, mio segno particolare😉
        Probabile scrivo con attenzione ma non memorizzo nulla
        I tuoi consigli sui passaggi per salvare il testo sono ottimi solo che per mancanza di abitudine, ogni volta mi dimentico.
        Bonne nuit ami à tous

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        • Comunque se ci fosse lo troveresti la mia chiacchierata da quei di Pergolesi e di Federico Babarossa. Jesi era bella un tempo.
          “Magia nera”
          😠 O solito handy, mio segno particolare😉

          ehi, Francesca: in quel che hai detto qui sopra mi sono perso…

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