un keynesiano vero, Draghi, e quelli falsi, che di keyenesismo straparlano – 287

keynesiani veri e keynesiani falsi?

Stefano Fassina in altri tempi lo avrei definito senza dubbi una quinta colonna leghista dentro la sinistra: da tempo sostiene le stesse identiche tesi della destra, ma facendole passare per lucide analisi a favore delle classi oppresse; ma avrei certamente sbagliato: Fassina, in realtà, è una quinta colonna degli oppressi entro il campo leghista, ahaha.

eccolo che auspica una svolta keynesiana nell’Unione Europa: tenetevi forte, perché per lui questo significa avvicinare l’intervento della Banca Centrale Europea al comportamento della Fed, la banca centrale americana, che evidentemente dobbiamo prendere come il nuovo faro del keynesismo mondiale.

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ma che cos’è il keynesismo? una politica economica pubblica che risponde alla crisi dovuta alla caduta della domanda indebitando lo stato per investimenti sociali, ad esempio sulle infrastrutture (che oggi possono essere anche informatiche).

Keynes

il presunto keynesismo alla Fassina è invece la delirante prospettiva di un regime finanziario di rinnovamento perpetuo dei Titoli di Stato acquistati dalle anche centrali nazionali, in altre parole la stampa, o meglio la produzione, anche solo virtuale, di moneta a gogò, non importa a che scopo: sostegno generico ai poveri, come no?

e soprattutto è la piena indifferenza alla necessaria inflazione conseguente, cioè all’impoverimento universale di chiunque non sia direttamente beneficato dalla distribuzione della medesima moneta appena emessa.

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che questo indebitamento acritico e senza vincoli non può essere definito keynesismo lo ha appena chiarito Draghi – se il povero Fassina ascoltasse -, che ha appena richiamato l’Europa ad un progetto di ricostruzione del futuro fondato su un indebitamento attento e progettuale, che preveda che i debiti fatti producano anche la possibilità di ripagarli attraverso un miglioramento produttivo globale.

Draghi

nonostante le mascherine della foto, un soffio d’aria pura per me, che da anni sui miei insignificanti blog, predico da ignorante specifico in materia economica, questo concetto però elementare: Keynes non ha mai voluto un generico indebitamento dello stato per sostenere i consumi, non era così pazzo; ha sempre e soltanto parlato di indebitamento sociale per investimenti produttivi.

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ma potete aspettarvi che Fassina, oppure la destra, di cui sostanzialmente rispecchia il pensiero, abbiano davvero capito che cosa sia Keynes?

figuratevi che lui non ha ancora capito la differenza fra il liberismo assoluto di thatcheriana e reganiana memoria e la teoria contrapposta che intende invece ricondurre un ordine politico e sociale nel capitalismo, cioè l’ordoliberismo, il capitalismo socialmente controllato e ordinato.

su questa prospettiva la Germania ha costruito il proprio successo economico, e qual’è oggi la nazione ordoliberista per eccellenza? la Cina, col suo capitalismo controllato dallo stato.

concetti ignoti dalle parti di Fassina, che riesce a poche righe di distanza a sparare paroloni come quelli riferiti all’Europa, ancora frenata dal suo mandato ordoliberista, e poi parlare di trent’anni di europeismo liberista.

come se fossero una cosa sola!

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ma Fassina, come la destra populista di cui rappresenta una variante, sembra che consideri che una vera politica sociale non significa una ripresa di controllo collettivo, politico e sociale, sul debito pubblico, anche con una sua radicale ristrutturazione – di cui parlano oramai anche strutture come il Fondo Monetario Internazionale -, ma nella libera stampa di moneta universale.

è il keynesismo falso, cioè in ultima analisi una politica economica fondata sulla moltiplicazione del debito: è così che chi ha le idee confuse lavora per rafforzare il dominio della finanza sulla spesa pubblica e l’asservimento dell’economia statale a pochi centri affaristici e speculativi.

è così che il ruolo ultimo dello stato si riduce a fare da esattore degli interessi sul debito pubblico per conto della finanza.

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ma che Fassina e chi la pensa come lui lavorino a favore della finanza mondiale – chissà se consapevolmente oppure no – risulta chiaro quando poi si oppongono al MES, cioè all’utilizzo di fondi messi a disposizione degli stati membri dall’Unione Europea, a interessi vantaggiosi, e si battono come leoni perché andiamo a raccogliere sul libero mercato gli stessi fondi, ma pagando interessi ben più alti.

con quali motivazioni? elementare, Watson: perché l’Unione Europea, keynesiana ordoliberista – orrore! -, vuole vederci chiaro, quando ci finanzia, su come spenderemo i soldi e vigilare che non facciamo la politica scellerata alla Fassina, cioè li dilapidiamo in un inetto sostegno ai consumi e in qualche distribuzione a pioggia.

in questo abbiamo visto da anni che consiste la politica economica italiana, senza differenza di schieramenti: gli sgravi fiscali ai ricchi di Berlusconi, gli 80 euro di Renzi, la quota 100 di Salvini, le provvidenze anti-Covid di oggi, distribuite ancora a pioggia e senza criterio.

invece, prendendo i prestiti dalla finanza e pagandoli di più, saremo totalmente liberi di continuare a buttare i soldi al vento, facendo del keynesimo falso, invece che del keynesismo vero.

3 commenti

  1. Non so bene chi sia Fassina dato che non seguo minimamente le vicende politiche italiane ma una cosa è certa: un governo che promuove il consumo di beni e servizi non essenziali fa una politica suicida. per uscire dalla grande depressione negli usa si fecero piantumazioni di foreste (creando valore), non si diedero i soldi ai cittadini che avevano gia un’auto per cambiarla con una piu nuova.

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    • non ti perdi molto a non seguire chi è Stefano Fassina; comunque un ripasso fa bene anche a me: nel 1985 si è iscritto al Partito Comunista Italiano,poi divenne segretario nazionale degli studenti universitari che facevano capo al partito, vi ebbe diversi incarichi prestigiosi, come economista, e poi passò al Partito Democratico, ovviamente, e fu eletto deputato per il PD nel 2013; è stato sottosegretario alle finanze col governo Letta; si dimise ad inizio 2014, in polemica con Renzi; nel 2015 esce dal PD e dopo qualche mese entra in Sinistra e Libertà; nel 2018 viene rieletto deputato per Liberi e Uguali, ma nel 2019 ne esce per fondare il partito Patria e Costituzione: a questo punto è schierato chiaramente nella destra anti-europeista.
      se ti sembra un percorso incoerente, senza capo né coda, non è colpa mia, ma di Fassina.

      a me pare incredibile non il suo evidente declino recente, ma il successo iniziale e il fatto che si continui a dargli un certo credito negli ambienti da cui proviene; io ho sempre visto in lui le incoerenze evidenti che almeno adesso, da ultimo, ha risolto.

      – totalmente d’accordo con te sul resto, cioè sulle considerazioni più importanti.

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