Trump, i ricorsi e la crisi dell’impero americano – 534

più di 100 rappresentanti repubblicani nel Congresso hanno dato la loro adesione al ricorso del Texas alla Suprema Corte per l’invalidazione del voto per le elezioni presidenziali dei 4 stati decisivi che hanno dato a Biden la maggioranza dei Grandi Elettori ai quali spetta la nomina del Presidente.

i Procuratori Generali di altri 6 stati si sono uniti al ricorso del Texas, altri 11 hanno comunque comunicato il loro sostegno alla corte; sono tutti repubblicani, ovviamente.

occorre non dimenticare che la giustizia negli USA è apertamente e dichiaratamente politica: i procuratori sono in larga parte eletti, e quindi…

la cosa scandalizza noi, ma non gli americani, che sono sereni quando pensano che la giustizia è soltanto politica fatta con altri mezzi.

. . .

la linea argomentativa del ricorso è nuova: infatti impiegano metà ricorso a dimostrare di avere il diritto di farlo e l’altra metà a cercare di dimostrare non che i brogli ci sono stati, ma che ci sarebbero potuti essere.

Fai clic per accedere a 20201209144840609_2020-12-09%20-%20Texas%20v.%20Pennsylvania%20-%20Amicus%20Brief%20of%20Missouri%20et%20al.%20-%20Final%20with%20Tables.pdf

. . .

questo insieme di notizie può essere letto in due modi:

il primo evidenzia la forza residua dell’azione di Trump e la sua indubbia pericolosità ancora attuale: occorre tenere conto da ultimo anche degli appelli dei suoi seguaci più estremisti, quelli di QAnon, alla discesa in campo di un milione di attivisti armati, dicono loro.

nello stesso tempo è da osservare che gli stati controllati dai repubblicani sono 26 (su 50), e non 18; quindi mancano all’appello 8 stati repubblicani.

questo permette di tirare qualche provvisorio sospiro di sollievo, almeno relativo, notando che non tutto il Partito Repubblicano americano è disposto a seguire Trump su questa strada e dunque Trump si sta in realtà indebolendo, visto che sta spaccando il suo stesso partito.

però è terribile che la maggioranza dei repubblicani americani siano disposti a seguire Trump nella strada della propria trasformazione in un partito neo-fascista di massa.

se avessi tempo e capacità mi dedicherei a questo punto a cercare di cogliere le caratteristiche di fondo di questa nuova ondata neo-fascista nel mondo.

intanto mi limito a sottolineare che è difficile sottovalutare una simile spaccatura nella società americana.

. . .

colgo l’occasione per una rettifica: ho dato ai miei altri lettori notizie inesatte quando ho fissato al prossimo lunedì la dead line delle possibilità di ricorso di Trump: la Costituzione americana è più stramba di quel che già sembra.

il 14 dicembre i Grandi Elettori, dopo avere votato soltanto stato per stato, consegnano al Senato ciascuno i propri risultati certificati; solo il 6 gennaio il nuovo Senato e il nuovo Congresso si riuniscono assieme ed aprono le buste e proclamano il risultato.

sempre che possano farlo, altrimenti tocca al solo Congresso scegliere il Presidente, in composizione ridotta a un rappresentante per stato.

il tentativo in corso da parte di Trump è di di spostare l’elezione del nuovo presidente dal Collegio dei Grandi Elettori alla Camera dei Rappresentanti o Congresso in composizione ridotta, dove avrebbe teoricamente la maggioranza (26 rappresentanti repubblicani su 50).

c’è da dubitare sulla sensatezza comunque della mossa, se pure riuscisse: tutti i rappresentanti repubblicani voterebbero per lui? determinerebbero una crisi costituzionale gravissima.

. . .

ah, era molto simile a questo già il primo ricorso della Pennsylvania alla Corte Suprema, ed è stato respinto da questa all’UNANIMITA’: e adesso questo stesso stato ricorre di nuovo, con gli altri.

continuo a pensare che la Corte Suprema non accoglierà neppure l’ultimo ricorso: tra l’altro questi repubblicani trumpisti hanno fatto ricorso per invalidare soltanto 4 stati favorevoli a Biden; ma gli altri stati che avevano pure il voto postale e hanno dato la maggioranza a Trump?

però la partita non è definitivamente chiusa.

e credo ci debba aspettare che il 20 gennaio, data dell’insediamento di Biden, Trump si auto-insedierà da qualche altra parte: resta solo incerta la portata eversiva che vorrà dare al suo gesto.

. . .

quanto alla grazia preventiva prevista dalla Costituzione americana e che Trump medita di dare a se stesso prima di finire il mandato, è chiaro che ne sentiremo parlare solo dopo il 6 gennaio, perché al momento Trump spera ancora di riuscire nel suo colpo di stato legale.

una grazia concessa a se stesso sarebbe l’equivalente del ribaltamento del voto degli elettori che i trumpiani cercano davanti alla Suprema Corte: una rinascita del diritto a governare per potere divino e il passaggio degli US da una democrazia parlamentare ad un sistema imperiale, probabilmente anche di tipo dinastico.

tutto questo, unito alla folle politica sulla pandemia, assomiglia molto al tentativo di Trump di distruggere completamente gli Stati Uniti dall’interno: non ha sbagliato Putin a sostenerlo nel 2016, non sbaglia la Cina a stare a guardare beffardamente.

. . .

rimane un’ultima domanda da farsi: come mai i media italiani siano così distratti su una questione tanto importante; infatti la fonte principale delle mie informazioni è la stampa tedesca online, che viceversa la segue con grande e documentata attenzione.

le risposte possibili sono due e non si escludono a vicenda, anzi si rafforzano reciprocamente:

1. il sistema dei media in Italia è tremendamente provinciale; del resto solo tenendo l’attenzione del pubblico sulle vicende interne ed evitando più che si può uno sguardo fuori da questo recinto di matti e incompetenti si può pensare che gli italiani possano sopportare il regime malvissuto dal quale sono controllati.

2. la seconda risposta, che integra la prima, è che soltanto restando male informati su che cosa sono davvero gli United States si può restare filo-americani in maniera acritica, che è quello che appunto chi controlla i nostri media desidera che siano gli italiani.

l’unica mascherina che un trumpiano è disposto a mettersi

4 commenti

  1. Grazie del riassunto, avevo trovato la notizia sui media italiani ma non avevo ben capito cosa fosse accaduto.

    Detto questo… Trump non sta spaccando, HA GIÀ spaccato il suo partito. Il partito repubblicano fin qui ha fatto buon viso a cattivo gioco, perché sapevano che con un candidato diverso da Trump (che, ricordiamolo, ha perso di milioni di voti da Biden, non da Kennedy) avrebbero fatto una figura ancora più barbina di quella che hanno fatto.

    "Mi piace"

    • osservazioni giuste, ma solo UNA PARTE del Partito Repubblicano fa buon viso a cattivo gioco, la parte principale vi partecipa attivamente.
      certo, al momento la tattica sembra suicida, perché costringe la minoranza dissenziente a prendere le distanze se non proprio ancora ad opporsi attivamente; ma diversi procuratori che hanno rifiutato i ricorsi contro le elezioni sono repubblicani.

      sarà interessante capire che effetto avrà tutto questo in Georgia alle prossime elezioni per i due senatori chiave della futura maggioranza in Senato…

      "Mi piace"

Lascia un commento