una discussione in corso fuori del blog mi induce a riprendere ulteriori indizi che portano verso l’identificazione di Jeshuu col profeta egiziano, che si accampò con i suoi seguaci sul Monte degli Ulivi nel 52-53 d-C.: vengono da alcuni passi piuttosto confusi dei cosiddetti Atti degli Apostoli, dove si raccontano le inverosimili persecuzioni subite dai suoi seguaci subito dopo la sua morte: processi, tumulti popolari e gli immancabili fatti miracolosi, del tutto ignoti allo storico ebraico del periodo, Giuseppe Flavio, che pure è piuttosto attento alle dinamiche religiose e politiche degli anni che precedettero la grande rivolta antiromana del 66-73.
dopo avere indicato i primi protagonisti di una predicazione pubblica cristiana, con annesso miracolo, in Pietro (chiamato oramai direttamente così, senza più nessun riferimento al nome originario di Simone) e Giovanni, si dice di loro che vengono per questo portati davanti al Sinedrio, che al momento li lascia liberi; e loro riprendono la loro predicazione, affermando che contro Gesù si sono uniti in Gerusalemme Pilato ed Erode – ma Erode Antipa, figlio di Erode il Grande, che era stato l’Erode per antonomasia, fu tetrarca della Galilea dal 4 al 39 d.C., e fu destituito ed esiliato da Caligola, che passò la Galilea al governo diretto di Erode Agrippa, quindi nominato re dell’intera Palestina, e che la tenne fino all 44 d.C., data della sua morte improvvisa, dopo la quale tutta la Palestina passò al governo diretto dei romani; Erode Antipa, dunque, non aveva alcun potere su Gerusalemme negli anni Trenta, né lo ebbe mai; ed Erode e Pilato qui sembrano piuttosto due nomi generici per indicare la monarchia giudaica e il potere romano.
i due irriducibili predicatori del nascente cristianesimo secondo gli Atti vengono dunque ricondotti davanti al Sinedrio, dove Gamaliele tiene un discorso di prudente indulgenza, che induce questo a farli soltanto fustigare, ma a rimetterli in libertà.
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Gamaliele è un personaggio storicamente esistito, un maestro aperto e tollerante della legge giudaica, morto nel 52 d.C.; me ne sono già ampiamente occupato in questo post: Gamaliele e la voce dal sen fuggita degli Atti degli Apostoli. – il profeta egiziano 19, dove ho analizzato i diversi anacronismi che attraversano questo discorso.
ma il principale sta nel fatto che esso verrebbe tenuto, secondo gli Atti, poco tempo dopo la morte di Jeshuu, e in esso si cita il profeta Teuda, che aveva condotto i suoi seguaci sulle rive del Giordano, promettendo che Dio ne avrebbe aperto le acque, permettendo a loro il passaggio, ma era stato attaccato dai romani, i suoi seguaci dispersi, e lui era stato decapitato.
ma tutto questo, in base al racconto preciso di Giuseppe Flavio, era avvenuto nel 44 d.C., quindi non poteva essere certo citato da Gamaliele all’inizio degli anni Trenta, che è la data alla quale fece risalire la storia di Gesù la faticosa sistemazione cronologica dei cristiani successivi.
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la critica cattolica cerca di aggirare il problema dicendo che, oltre al Teuda di cui parla Giuseppe Flavio, poteva essercene stato un altro, da lui taciuto o ignorato, ma sono spiegazioni veramente molto fragili.
vi è invece una spiegazione alternativa, molto semplice, ed è che questo discorso di Gamaliele sia stato fatto da lui nell’ultimo periodo della sua vita, a proposito di qualche altro episodio di agitazione messianista; e perché non proprio quello del profeta egiziano, cioè di Jeshuu, che fu appunto del 52?
ma se l’episodio di Jeshuu fosse appena avvenuto, come mai Gamaliele non avrebbe fatto riferimento proprio a questo? tutto lo scenario diventa più plausibile se ammettiamo che il discorso di Gamaliele sia stato fatto nel 52 o poco prima, proprio a proposito dell’atteggiamento da assumere a proposito di Jeshuu.
(un altro anacronismo di questo racconto riguarda Giuda il Galileo; ma non mi interessa qui tornarci su e rinvio al post che ho citato sopra; Giuseppe Flavio parla della sua ribellione nel 7 d.C. – e quindi dopo quella di un certo Teodoro, che si sarebbe ribellato nel 6 d.C. – in Antichità 18.1.1-6, 20.5.2; Guerra giudaica 2.8.1, 2.17.8-9).
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ma, non bastasse questo indizio, in seguito gli Atti degli Apostoli, nelle loro narrazioni fantasiose, arrivano appunto a qualche fatto di questo periodo, cioè all’anno 52 circa, e devono parlare del procuratore romano Felice, che fu quello che materialmente aggredì e disperse, secondo Giuseppe Flavio, il profeta egiziano e i suoi seguaci.
qui entra in scena Paolo: dopo una riunione con tutti gli anziani o presbiteroi (l’anacronismo è evidente: il termine si riferiva ai cristiani delle generazioni precedenti ed è in uso, ovviamente, soltanto dall’inizio del secondo secolo), la sua predicazione suscita un tumulto e Paolo viene arrestato da un tribuno romano che gli domanda: 21, 28. Non sei tu quell’egiziano che nei giorni scorsi ha fatto una rivolta e condotto nel deserto 4mila briganti?
dopo una audizione di Paolo davanti al Sinedrio, presieduto dal sommo sacerdote Anania (o Anna, dunque omonimo di quello davanti al quale si sarebbe svolto il processo a Jeshuu), Paolo viene inviato a Cesarea dal governatore Felice, cioè dal procuratore del tempo, che si accontenta di tenerlo in prigione, fino all’arrivo del suo successore Festo.
insomma ritroviamo il profeta egiziano anche nella storia fantastica di Paolo tracciata dagli Atti del Apostoli in una incredibile possibile identificazione delle due figure; il testo non dice altro del profeta, ma il modo in cui ne parla sembra costruito appunto per allontanare ogni possibile identificazione con la figura di Jeshuu.
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i nominativi dei governatori romani della Palestina, in questi resoconti, sono abbastanza precisi; invece i riferimenti alle diverse figure governanti della famiglia di Erode sono anacronistici, se l’identificazione di Jeshuu col profeta egiziano è vera.
si dovrebbe allora ammettere che l’episodio sia stato appositamente retrodatato ad un’epoca durata al massimo fino al 44 d.C., in cui vi erano ancora sovrani ebrei al governo delle diverse parti della Palestina; questo anche allo scopo di potere indicare delle responsabilità ebraiche molto precise nella presunta condanna a morte di Jeshuu.
qualcosa del genere del resto avvenne, se è valida l’identificazione di Teuda col Giovanni battezzatore dei vangeli, anche a proposito della sua decapitazione, di cui non vennero considerati responsabili i romani, come storicamente sarebbe in effetti avvenuto, ma proprio quell’Erode Antipa che abbiamo visto sopra (dopo la presunta, leggendaria danza di Erodiade) e che, secondo il Vangelo secondo Luca, fu anche quello al quale venne consegnato Gesù dal sinedrio.
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ma non credo di risultare del tutto convincente: delle origini del cristianesimo è ben più facile indicare che cosa non è vero (quasi tutto), che identificare qualche frammento di verità con una ricostruzione almeno plausibile.