global tax, il tasso storico dello 0,15% – 249

grandi celebrazioni per la decisione al G7 di tassare le grandi multinazionali al 15%: decisione costata quattro anni di trattative, per ora solo teorica, e al ribasso, visto che la proposta iniziale era al 21%.

e intanto la proposta passa al G20, dove si spera non ne discutano per altri anni ancora.

intanto i titoloni mediatici si sprecano; meglio che niente, e dagli al passo storico; lo dice anche Draghi che È un passo storico verso una maggiore equità e giustizia sociale per i cittadini.

in effetti, considerando che pagavano praticamente niente, mi pare attorno al 2%, ma dove gli pareva, potrebbe essere qualcosa.

una bella notizia, di sicuro, perché se loro, che sono le maggiori potenze economiche del pianeta, pagano solo il 15%, i cittadini comuni dovrebbero pagare tutti di meno, visto che la tassazione deve essere progressiva, come dice la Costituzione.

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però occorre leggere meglio: solo il ministero del Tesoro britannico ha scritto su Twitter qualche dettaglio in più: «le maggiori imprese globali, con margini di profitto di almeno il 10%, vedranno il 20% di tutti gli utili al di sopra di tale soglia riallocato e tassato nei Paesi dove effettuano vendite».

quindi, riassumiamo la tassa si dovrebbe applicare alle aziende globali che abbiano margini di profitto di almeno il 10% (rispetto a cosa?):

l’80% della quota di profitto superiore a questo 10% verrebbe tassata pur sempre nei paesi dove hanno sede (USA o altri paesi che fanno da sede di comodo).

e soltanto il 20% verrebbe tassato nei paesi in cui operano, con una aliquota minima globale di almeno il 15%, definita però paese per paese.

quindi, se non capisco male, nei paesi dove operano verrà pagato come minimo il 15% del 20% dei profitti che superano il 10%.

ma il 15% del 20% è il 3% e perdipiù verrà pagato solo sulla quota di profitto che supera il 10%.

in poche parole, una multinazionale che realizza in Italia, ad esempio, profitti per il 15%, pagherebbe di tasse il 3% del 5%, cioè lo 0,15% sui profitti che realizza.

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lasciamo pure che Amazon continui a distruggere il piccolo, il medio e anche il grande commercio: ci indennizzerà con molto meno dello 0,15% dei profitti che realizza da noi.

ma sempre che gli affari le vadano bene, naturalmente e guadagni ogni anno più del 10% del capitale che investe, e soltanto sulla quota che supera questo rendimento minimo garantito esentasse.

se questo è un passo avanti verso la giustizia fiscale, dove sono i passi indietro?

7 commenti

  1. Questo è il comunicato ufficiale dal G7.

    16.We strongly support the efforts underway through the G20/OECD Inclusive Framework to address the tax challenges arising from globalisation and the digitalisation of the economy and to adopt a global minimum tax. We commit to reaching an equitable solution on the allocation of taxing rights, with market countries awarded taxing rights on at least 20% of profit exceeding a 10% margin for the largest and most profitable multinational enterprises. We will provide for appropriate coordination between the application of the new international tax rules and the removal of all Digital Services Taxes, and other relevant similar measures, on all companies. We also commit to a global minimum tax of at least 15% on a country by country basis. We agree on the importance of progressing agreement in parallel on both Pillars and look forward to reaching an agreement at the July meeting of G20 Finance Ministers and Central Bank Governors.

    La lettura è un po’ ambigua.
    Si parla di “Market Countries” (cioè dove le Aziende vendono) e dove si applicherà quanto tu hai descritto.
    Ma dopo c’è la frase secondo me più importante “We also commit to a global minimum tax of at least 15% on a country by country basis.” E qui non si capisce se si stia di nuovo parlando delle “Market Countries” col meccanismo di cui sopra o se si stia parlando di dove hanno sede e lì dovranno pagare il 15% dei loro profitti e questo si sommerebbe alla piccola tassa applicata nelle “Market Countries”.
    Insomma, se ho sede in USA dovrò pagare il 15% in USA e briciole nelle Market Countries. Ma siccome il minimo del 15% sarebbe globale, non mi converrà più avere sede in Irlanda, ma tanto vale che la abbia in USA (e così gli USA incasserebbero il 15%, invece del 12,5% (con sconti) che sta applicando l’Irlanda).
    Capiremo presto come funziona davvero.
    La tua mi sembra una delle interpretazioni possibili, personalmente propendo più per la seconda, ma vedremo.
    Un abbraccio

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    • maledetto wordpress che cancella il commento già finito.

      intanto bentornato, dopo una discreta assenza, e grazie per questo punto del comunicato ufficiale, che non avevo visto.
      la prima e l’ultima frase confermano che si tratta di accordi preparatori a decisioni che dovranno essere prese al G20, e rimane poi da stabilire quanto potranno essere vincolanti per i paesi che non ne fanno parte, cioè per i paradisi fiscali dove queste aziende collocano la loro sede ufficiale: “speriamo di raggiungere un accordo alla riunione di luglio dei ministri delle finanze del G20 e dei governatori delle banche centrali”; quindi nessun accordo storico, ma solo una tappa di un percorso che si conferma lento e difficile.
      nella seconda frase la “soluzione equa sull’allocazione dei diritti di tassazione” viene individuata “con i paesi del mercato – cioè quelli dove si realizzano i profitti – che ricevono diritti di tassazione su almeno il 20% dei profitti che superano un margine del 10% per le imprese multinazionali più grandi e redditizie”.
      è vero che qui non si fissa una misura precisa della tassazione spettante a questi paesi, e giustamente fai riferimento ad una frase successiva, osservando però che è ambigua: “Ci impegniamo anche ad una tassa minima globale di almeno il 15% su base nazionale”.
      questo si riferisce alla tassazione nei paesi formalmente sede delle multinazionali? sarebbe una presa in giro: oggi in Irlanda le multinazionali pagano il 12,5%. giustamente – vedo oggi – Piketty si chiede se ci stanno prendendo in giro e se ci prendono per stupidi.
      il 15% si riferisce anche ad un livello globale della tassazione effettiva nei paesi dove si realizzano i profitti? a me pare difficile crederlo, visto che questa tassazione si riferisce soltanto al 20% dei profitti effettivamente realizzati sopra il 10% di redditività; e dunque per raggiungere questa quota la tassazione dovrebbe essere del 75% su questa quota dei profitti, e non sarebbe comunque una tassazione globale del 15% sui profitti.
      ma ammettiamo anche questa ipotesi: resterebbe il fatto mostruoso che profitti giganteschi verrebbero tassati ala massimo al 15% (ripeto: solo in linea teorica e nella migliore delle ipotesi) a fronte di tassazioni ben più alte dei redditi da lavoro e della classe media).

      aggiungo la ciliegina sulla torta: “la rimozione – in cambio – di tutte le tasse sui servizi digitali, e altre misure simili pertinenti, su tutte le aziende”.

      se c’era bisogno di qualche ulteriore conferma della strabordante potenza delle potenze neo-feudali contro i fantasmi degli stati, democratici o meno che fossero, adesso ce l’abbiamo.

      ma come giudicare il fatto che i pallidi esponenti di questi stati, oramai trasformati in comitati addetti alla riscossione delle imposte per conto dei feudatari della finanza, cerchino perfino di far passare per una vittoria questa resa senza condizioni?

      sempre temendo del radicalismo dei miri giudizi, mi conforta cominciare a leggere di giudizi analoghi nel mondo degli economisti non prezzolati: Piketty non è certo un rivoluzionario, ma un sensato riformista del capitalismo, perché possa continuare a funzionare.

      forse gli sfugge però che di fatto non viviamo più in un sistema capitalistico fondato su istituzioni formalmente democratiche, ma in un capitalismo neo-feudale dove ogni forma di democrazia è morta e la vittima designata è la borghesia stessa, che deve essere via via impoverita e distrutta, sia dal punto di vista economico, sia come base politica della democrazia…

      ciao, a presto.

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