Ratzinger è l’ultimo vero papa? – 347

da tempo imperversa su certa stampa di destra un tormentone: le dimissioni di Ratzinger sono state un’abilissima finta, non sono valide, e lui ha messo in piedi questa messainscena con astuzia verrebbe da dire davvero diabolica, ma loro dicono ispirata, per smascherare la cosiddetta mafia cardinalizia di San Gallo e la falsa chiesa dell’anticristo, che ne avrebbe approfittato per prendere il potere e così sputtanarsi definitivamente.

naturalmente la consistenza della tesi appare poco diversa da quella di cui godono i terrapiattisti, su un altro piano.

però, leggendo la documentazione che portano, per sfizio curioso, si scopre che un fondo molto parziale di verità c’è, ed è è puro divertimento occuparsene.

non pretendo che nessuno mi segua, giudicatemi impazzito e lasciare pure perdere se il destino del Vaticano non è al centro dei vostri interessi, perché il percorso da fare è piuttosto impervio.

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se andate a leggere la traduzione italiana dell’annuncio delle dimissioni di Ratzinger del 10 febbraio 2013, avrete l’ulteriore impressione che i sostenitori della tesi del complotto di Benedetto XVI vaneggino.

si legge infatti: […] Sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia […], per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo […] dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, […] in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero. […]. Ora […] imploriamo […] la santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio. Dal Vaticano, 10 febbraio 2013 BENEDICTUS PP XVI

inoltre alcune argomentazioni di contorno dei sostenitori delle dimissioni invalide vi sembreranno così avvocatesche da darvi fastidio: ad esempio che Ratzinger scrisse dichiaro di rinunciare e non semplicemente rinuncio, o il fatto che la rinuncia non fu poi confermata il 28 febbraio o che non abbia indicato a chi competeva convocare il conclave né quando…

eppure, dal contesto globale la sua volontà non risulta chiarissima? a me pare di sì.

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eppure questo non risolve affatto il problema; dobbiamo infatti fare riferimento non alla traduzione italiana, che non ha valore ufficiale, ma al testo latino, scritto personalmente da Ratzinger e poi limato e rivisto da collaboratori esperti.

quel testo conteneva del resto alcuni errori clamorosi, sia un paio nella sintassi latina, sia in altri particolari: ad esempio la decorrenza delle dimissioni dalle ore 29: cose tutte che peraltro dimostrano soltanto che Ratzinger non era lucidissimo quando scriveva.

ma il nodo fondamentale è un altro, ed è effettivamente una vera bomba.

ecco il testo latino e in evidenza il dettaglio per niente trascurabile, del quale ci dobbiamo occupare (naturalmente autorizzo tutti i miei lettori che non sanno il latino a saltare il capoverso successivo e a guardare soltanto le parole evidenziate in neretto).

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[…] Ad cognitionem certam perveni vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad munus Petrinum aeque administrandum. Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exsequi debere, sed non minus patiendo et orando. Attamen […] etiam vigor quidam corporis et animae necessarius est, qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, ut incapacitatem meam ad ministerium mihi commissum bene administrandum agnoscere debeam. Quapropter […] declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri […] renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 20, […] sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse. Fratres carissimi, ex toto corde gratias ago vobis pro omni amore et labore, quo mecum pondus ministerii mei portastis […]. Nunc autem […] sanctam […] Matrem Mariam imploramus, ut patribus Cardinalibus in eligendo novo Summo Pontifice materna sua bonitate assistat. Quod ad me attinet etiam in futuro vita orationi dedicata Sanctae Ecclesiae Dei toto ex corde servire velim. Ex Aedibus Vaticanis, die 10 mensis februarii MMXIII BENEDICTUS PP. XVI

se qualcuno allora ci ha fatto caso, si sarà accorto che nel testo latino ufficiale si usano due diverse parole, munus e ministerium, che si intendono come funzione e servizio, mentre nella traduzione italiana, che ha valore soltanto ufficioso, entrambe sono rese con la parola ministero.

si tratta di una traduzione consapevolmente arbitraria e falsificante; infatti munus e ministerium non sono affatto sinonimi, come non lo sono funzione e servizio; e, come vedremo, Ratzinger ha usato la distinzione ben consapevolmente.

dopo avere detto in premessa che non si sentiva più in grado di svolgere la funzione di papa, ha poi proseguito dicendo che per questo rinunciava a svolgere il servizio di papa.

capisco che è un po’ difficile seguirmi, ma è come se qualcuno, titolare di un incarico di insegnamento, dicesse di non sentirsi all’altezza di svolgerlo e chiedesse di essere messo in aspettativa; certamente non avrebbe smesso per questo di essere un insegnante, soltanto avrebbe rinunciato a svolgere attivamente questo lavoro; ma queste non sono dimissioni dall’incarico di insegnante.

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che Ratzinger volesse fare proprio questo, risulta evidente da molti fatti.

1. nell’ultima udienza pubblica del 27 febbraio 2013 disse: La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di San Pietro.

sofisticherie di una mente poco pratica e concreta, abituata alle sottigliezze? certamente.

2. però lui da allora si definisce pontefice emerito, continua a portare la vesta papale bianca, sia pure con alcune variazioni rispetto a quella ufficiale del papa, e soprattutto continua a vivere in Vaticano e a firmarsi BENEDICTUS PP XVI.

qualcuno dirà: ma se questo non disturba il successore, dove sta il problema?

il problema principale è che il Codice di Diritto Canonico, il Codex Canonici Iuris, che è una specie di regola costituzionale della chiesa cattolica, pur se emesso personalmente dal papa e da nessun altro, non prevede affatto questo tipo di dimissioni del papa.

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andiamo all’ultima versione del 1983, emessa da papa Giovanni Paolo II, quando già da due anni Ratzinger era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nominato il 25 novembre 1981, e dunque certamente ci mise mano.

devo purtroppo citare di nuovo il testo latino, ma farò come sopra, evidenzio quel che serve, e di seguito ci metto la traduzione in italiano dal sito del Vaticano, invitando i non latinisti ad andare direttamente lì.

Art. 1 DE ROMANO PONTIFICE Can. 331 – Ecclesiae Romanae Episcopus, in quo permanet munus a Domino singulariter Petro, primo Apostolorum, concessum et successoribus eius transmittendum, Collegii Episcoporum est caput, Vicarius Christi atque universae Ecclesiae his in terris Pastor; qui ideo vi muneris sui suprema, plena, immediata et universali in Ecclesia gaudet ordinaria potestate, quam semper libere exercere valet. Can. 332 – § 1. Plenam et supremam in Ecclesia potestatem Romanus Pontifex obtinet legitima electione ab ipso acceptata una cum episcopali consecratione. Quare, eandem potestatem obtinet a momento acceptationis electus ad summum pontificatum, qui episcopali charactere insignitus est. Quod si charactere episcopali electus careat, statim ordinetur Episcopus.
§ 2. Si contingat ut Romanus Pontifex muneri suo renuntiet, ad validitatem requiritur ut renuntiatio libere fiat et rite manifestetur, non vero ut a quopiam acceptetur. Can. 333 – § 1. Romanus Pontifex, vi sui muneris, non modo in universam Ecclesiam potestate gaudet, sed et super omnes Ecclesias particulares earumque coetus ordinariae potestatis obtinet principatum, quoquidem insimul roboratur atque vindicatur potestas propria, ordinaria et immediata, qua in Ecclesias particulares suae curae commissas Episcopi pollent.
§ 2. Romanus Pontifex, in munere supremi Ecclesia Pastoris explendo, communione cum ceteris Episcopis immo et universa Ecclesia semper est coniunctus; ipsi ius tamen est, iuxta Ecclesiae necessitates, determinare modum, sive personalem sive collegialem, huius muneris exercendi.
§ 3. Contra sententiam vel decretum Romani Pontificis non datur appellatio neque recursus. Can. 334 – In eius munere exercendo, Romano Pontifici praesto sunt Episcopi, qui eidem cooperatricem operam navare valent variis rationibus, inter quas est synodus Episcoporum.
Auxilio praetera ei sunt Patres Cardinales, necnon aliae personae itemque varia secundum temporum necessitates instituta; quae personae omnes et instituta, nomine et auctoritate ipsius, munus sibi commissum explent in bonum omnium Ecclesiarum, iuxta normas iure definitas.

Can. 332 – §1. Il Romano Pontefice ottiene la potestà piena e suprema sulla Chiesa con l’elezione legittima, da lui accettata, insieme con la consacrazione episcopale. Di conseguenza l’eletto al sommo pontificato che sia già insignito del carattere episcopale ottiene tale potestà dal momento dell’accettazione. Che se l’eletto fosse privo del carattere episcopale, sia immediatamente ordinato Vescovo. §2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti. Can. 333 – §1. Il Romano Pontefice, in forza del suo ufficio, ha potestà non solo sulla Chiesa universale, ma ottiene anche il primato della potestà ordinaria su tutte le Chiese particolari e i loro raggruppamenti; con tale primato viene contemporaneamente rafforzata e garantita la potestà propria, ordinaria e immediata che i Vescovi hanno sulle Chiese particolari affidate alla loro cura. §2. Il Romano Pontefice, nell’adempimento dell’ufficio di supremo Pastore della Chiesa, è sempre congiunto nella comunione con gli altri Vescovi e anzi con tutta la Chiesa; tuttavia egli ha il diritto di determinare, secondo le necessità della Chiesa, il modo, sia personale sia collegiale, di esercitare tale ufficio. §3. Contro la sentenza o il decreto del Romano Pontefice non si dà appello né ricorso. Can. 334 – Nell’esercizio del suo ufficio il Romano Pontefice è assistito dai Vescovi, che possono cooperare con lui in diversi modi, uno dei quali è il sinodo dei Vescovi. Inoltre gli sono di aiuto i Padri Cardinali e altre persone, come pure diverse istituzioni, secondo le necessità dei tempi; tutte queste persone e istituzioni adempiono in suo nome e per sua autorità l’incarico loro affidato per il bene di tutte le Chiese, secondo le norme determinate dal diritto.

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tralasciando la traduzione del tutto arbitraria e incompleta dell’inizio, risulta del tutto evidente che il Codice Canonico parla sempre nel testo latino del munus di pontefice (la parola è variamente declinata), cioè della funzione, come ho tradotto io, oppure dell’ufficio, come viene malamente reso in italiano il concetto nella traduzione vaticana.

ma di ministerium non si parla MAI; e l’unica forma di dimissioni papali che il Codice Canonico prevede è quella completa dal munus, dalla funzione, in tutte le sue manifestazioni e forme.

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ma allora davvero le dimissioni di Ratzinger non sono valide dal punto di vista ecclesiastico?

ma come mai, allora, nessuno glielo ha fatto notare il quel febbraio di otto anni fa?

eppure il dubbio è sorto presto, e Ratzinger stesso ha cercato di cancellarlo (qualunque cosa ne dicano i negazionisti papisti oggi).

ha scritto in una lettera del 16 febbraio 2014: Non c’è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino. Unica condizione della validità è la piena libertà della decisione. Speculazioni circa la invalidità della rinuncia sono semplicemente assurde. Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l’abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del Papa. Anche qui si tratta di speculazioni senza il minimo fondamento.

ma questa smentita conferma: Ratzinger conferma qui di avere rinunciato al ministerium, e non al munus.

ma secondo il Codice Canonico solo queste seconde dimissioni sono possibili…

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sulla questione Ratzinger è tornato nel 2016, quando fu pubblicato il libro-intervista che gli fece Peter Seewald, Ultime conversazioni.

gli chiede il giornalista: Con Lei, per la prima volta nella storia della Chiesa, un pontefice nel pieno ed effettivo esercizio delle sue funzioni si è dimesso dal suo “ufficio”. C’è stato un conflitto interiore per la decisione?

risposta: Non è così semplice, naturalmente. Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio ciò ha costituito un’eccezione”.

l’affermazione di Ratzinger è a prima vista stupefacente: negli ultimi “mille anni” (tornando indietro fino al 1016) ci sono stati ben sei papi che si sono dimessi (nel 1406, 1298, 1048, 1046, 1045, 1044) e “nel primo millennio” del papato (dal 33 fino al 1033) ce ne sono stati altri sei (negli anni 235, 304, 366, 537, 964 e 1008).

quindi l’affermazione di Ratzinger apparentemente non ha alcun senso; ma bisogna fare attenzione, perché il giornalista gli ha chiesto chiarimenti sulle dimissioni dall’ufficio, cioè dal ministerium.

ed effettivamente negli ultimi mille anni nessun papa ha rinunciato al ministerium, cioè al concreto esercizio della funzione di papa, ma tutti si sono dimessi dal munus, cioè dalla funzione stessa, e hanno abbandonato legalmente il titolo stesso di papa.

Benedetto invece si è riferito ad una distinzione, non prevista nel Codice Canonico, tra il munus, l’incarico divino attribuito al papa, e il ministerium o esercizio pratico.

Prima, per dimettersi, ad un papa bastava dire: “rinuncio all’ufficio”, cioè al ministerium. Dal 1983 il papa deve invece rinunciare al munus e questo fa decadere, ovviamente, anche il ministerium.

ovviamente, ma non per Ratzinger, che invece ha voluto rinunciare soltanto al ministerium, ma non al munus, restando dunque ancora papa, anche se in una posizione per così dire menomata e non più attiva.

ecco perché Ratzinger continua a firmarsi, come papa in carica, P.P.Pontifex Pontificum, titolo che spetta al papa regnante, anche se non ne esercita più l’incarico, e continua a indossare la veste bianca e a impartire la benedizione apostolica.

si veda una sua lettera del novembre 2017: Posso ben capire il profondo dolore che Lei e molti altri avete sentito con la fine del mio pontificato, ma il dolore in alcuni, così mi sembra, e anche in Lei, è diventato una rabbia che non riguarda più solo la rinuncia, ma si estende sempre più anche alla mia persona e al mio pontificato nel suo insieme. In questo modo il pontificato stesso è stato svalutato e confuso con la tristezza sulla situazione della Chiesa oggi. Se conosce un modo migliore e crede di poter condannare quello da me scelto, la prego di dirmelo. Piuttosto preghiamo, come ha fatto a conclusione della Sua lettera, che il Signore venga in aiuto della Sua Chiesa. Con la mia apostolica benedizione, Suo, Benedetto XVI.

e nella sua recente intervista “Ein Leben”, Ratzinger ha pure nuovamente ribadito come tuttora egli mantenga per sé l’incarico spirituale (spirituelle Zuordnung) avendo rinunciato all’esercizio concreto (konkrete Vollmacht).

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Ratzinger con le sue dimissioni in una forma non prevista dalla Costituzione della chiesa cattolica ha dunque distrutto la sua continuità legale del pontificato, creando l’occasione per la nomina di un antipapa, l’attuale papa Francesco? come dicono gli avversari politici ed ecclesiastici di questo…

con la conseguenza che sarebbero nulli tutti gli atti compiuti da questo, le nomine dei cardinali che eleggeranno il nuovo papa e dunque rompendo la continuità (ampiamente fittizia) della tradizione pontificale?

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e come non pensarlo, dopo le presunte profezie di Malachia? frutto di un falsario del Cinquecento, per niente ispirato divinamente, ma terribilmente azzeccate sugli ultimi papi.

qui l’ultimo papa della serie è Gloria olivae, identificato proprio in Benedetto XVI, per il simbolo dei benedettini; che è l’ultimo papa, secondo Malachia, perché dopo di lui non c’è più nessun altro papa vero, ma si dice soltanto di qualcuno che In persecutione extrema S[anctae] R[omanae] E[cclesiae] sedebit: Siederà [sul trono di Pietro] durante l’ultima persecuzione della Santa Chiesa Romana, con l’ulteriore conclusione: Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis. Pietro Romano, che pascolerà le pecore fra molte tribolazioni; passate le quali, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.

metteteci in più la mistica cristiana Anna Katharina Emmerick, monaca agostiniana tedesca vissuta tra il 1774 e il 1824 e proclamata santa da papa Wojtyla: “Vidi anche il rapporto tra i due papi” (13 maggio 1820) – ma estrapolando citazioni si può far dire a chiunque quasi qualsiasi cosa; “Vedo il Santo Padre in grande angoscia, Vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. Temo che il Santo Padre soffrirà molto altre prove prima di morire. Vedo che la falsa Chiesa delle tenebre stra facendo progressi e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente” (10 agosto 1820)…

e che dire del terzo segreto di Fatima, ampiamente vaneggiante, eppure profetico nel dire: E vedemmo (“qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti”), in una luce immensa che è Dio, un vescovo vestito di bianco (“abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”), una incredibile allusione allo sdoppiamento della figura del papa, con la comparsa di un vescovo vestito di bianco che sembra il papa, ma non se ne è sicuri.

e non mancano neppure le fantasmagoriche profezie di papa Giovanni, che sarebbero state rilasciate ad un massone a voce, perché era un massone anche lui (figurarsi!)…: E la Madre non ha padre, perché molti vogliono esserne padre. E due sono sostenuti dai contendenti. Due fratelli e nessuno sarà Padre vero. La Madre sarà vedova. Si alzano le grida e le barriere della contesa, già dall’acque esce la Bestia. E la carestia ferma gli eserciti. Gli uomini si contano morire. E dopo la carestia, la pestilenza.

e cito questi testi non perché io creda davvero al loro valore profetico in senso stretto, ma perché esprimono bene il mondo culturale di certo cattolicesimo: in poche parole sono profezie che si auto-realizzano, proprio perché già note e introiettate da coloro che si sentono chiamati a realizzarle.

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ma allora davvero la Chiesa del Codice Canonico è finita con Ratzinger?

lo pensi pure chi vuole pensarlo; io cito in conclusione un passaggio dello stesso codice, già visto sopra, che potrebbe essere risolutivo e che mi pare non sia stato adeguatamente considerato: il pontefice ha il diritto di determinare, secondo le necessità della Chiesa, il modo, sia personale sia collegiale, di esercitare tale ufficio.

in poche parole il papa, senza smettere di essere papa, ha anche il diritto di decidere che il nome e il ministerium di papa siano utilizzati da qualcun altro.

quest’altro non sarà un vero e completo papa, ma è come se lo fosse.

dopotutto la Chiesa cattolica è una monarchia totalmente assoluta.

20 commenti

    • ma questo non è il mio pensiero! trovo insuperabile papa Roncalli; ma anche papa Montini ha gestito il suo ruolo in modo molto dignitoso; Luciani pure prometteva molto bene, ma non sapremo mai con certezza se fu il caso (come è probabile) o una congiura a toglierlo di mezzo; tra le righe mi pare che tu abbia una certa disistima per Wojtyla, e, se è così, la condivido: grossolano e fanatico, ha segnato l’inizio del declino irreversibile del cattolicesimo.
      in questo post mi sono soltanto preoccupato di analizzare le contraddizioni create dalla strana forma date da Ratzinger alle sue dimissioni, indipendentemente da un giudizio storico sulla sua figura.
      il punto più importante della mia analisi sta nella conclusione, dove affermo che giuridicamente il pontefice cattolico ha dei poteri assoluti, e dunque le dimissioni di Ratzinger sono da prendere per quello che sono, pur se decisamente anomale.
      tuttavia proprio il pasticcio giuridico creato da Ratzinger con queste dimissioni parziali non previste dall’ordinamento della chiesa cattolica dimostrano che era sostanzialmente inadeguato al ruolo di papa, nonostante il suo indiscutibile valore come studioso, ma forse anzi proprio per questo.
      ho riscontrato la stessa radicale incapacità di Ratzinger di cogliere il suo ruolo nel famoso discorso di Ratisbona sull’islam, ineccepibile (pur se parziale) nell’analizzare il problema, ma che un papa non avrebbe mai dovuto fare.
      la lettura della sua Autobiografia mi ha confermato l’immagine di un uomo di una straordinaria aridità affettiva, una specie di pesante limitazione personale che lo rendeva appunto totalmente inadatto al ruolo e di cui lui stesso alla fine deve essersi parzialmente reso conto.

      non vorrei abusare della tua pazienza, ma se hai tempo e voglia, ti vorrei segnalare il primo post che dedicai a lui proprio all’inizio della mia attività di blogger e non troppo dopo dall’inizio della sua attività di papa; è incredibilmente lungo, ti avverto.. ;-):
      https://corpus0blog.wordpress.com/2015/11/27/i-diritti-e-i-rovesci-del-papa-9-27-novembre-2005/
      (ho anche pensato qualche volta di raccogliere tutti i miei post su Ratzinger in una pubblicazione, sai…)

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      • Non conosco a fondo ogni Papa, anzi, mi sono sconosciuti Montini e Roncalli, ma approfondirò volentieri 👍
        Ho nominato soltanto Ratzinger e Papa Luciani: di Ratzinger mi piaceva il fatto che fosse molto legato alla Parola di Dio e mi piacque il fatto che mise in dubbio la presenza del termine “anima” nella Bibbia e che ne spiegò i motivi nel suo libro. Che fosse poi anaffettivo è un altro discorso, ma certamente come tu dici non si addice ad un uomo di Chiesa una freddezza di questo tipo.
        Ho nominato poi Papa Luciani, il Papa che “combattè” contro la Chiesa perché voleva togliere l’eccessiva ricchezza che possiede il clero… e stranamente durò poco, perché poi fu trovato morto e ancora oggi la sua morte resta un mistero. Se vedi anche solo il suo volto, a me appare come un viso di una persona tanto buona.
        Per quanto riguarda Wojtyla, di lui so di alcune cose non troppo belle, lessi per esempio di legami con la Massoneria. Una cosa positiva che si può dire di lui, è che almeno si disse contrario alle guerre in Iraq. Per il resto, non so tanto della sua figura… pensa, quando morì, io avevo solo una decina di anni e mi è rimasta impressa la folla in piazza a Roma! Ricordo tutte le persone che piansero e persino io poi piansi, ma non per il Papa, piansi perché vedevo tutte le persone piangere 😁
        Le dimissioni di Ratzinger sono certamente strane e di questo articolo mi è piaciuta l’analisi attenta rispetto ai termini che hai evidenziato. Che si sia intromesso in cose che non gli riguardavano, lo immagino…

        A parte tutti i Papi, personalmente non mi sento tanto vicina alla Chiesa cattolica, se non proprio per nulla.

        Grazie per la segnalazione, la leggerò volentieri con calma 👍 e ti dirò.
        Sì, non sarebbe una cattiva idea raccogliere tutti i tuoi post e farne una pubblicazione 😃

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        • la vecchiaia, per non usare l’odiosa perifrasi di maturità, mi dà il privilegio di una conoscenza mediatica diretta di ben 7 papi, a partire di Pio XII, quando la chiesa cattolica era una istituzione che appariva più o meno assiro-babilonese o egizia – ma non a me, bambino.

          sono felice di avere una lettrice ben più giovane e già così attenta.

          la pubblicazione non è una buona idea; già un singolo post è difficilmente digeribile e credo che neppure tu sopravviverai alla lettura del primo sul tema… 😉

          però mi tolgo lo sfizio di mandarti un’altra analisi mia della storia dei papi in un videino montato da me, dura circa un minuto, che raccoglie i primi documenti visivi che abbiamo sui papi a partire dalla fine di due secoli fa. (nel video su papa Pio X appare un attimo un giovane collaboratore, che ho sempre fantasticato che potesse essere lo zio di mio padre, che fu suo confessore in Vaticano; lui lo portò con sé da Venezia).

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  1. Ratzinger ha visto che a fare il Papa si faceva fatica e allora ha pensato di licenziarsi che tanto la pensione gia ce l’aveva. Però se si licenziava avrebbe perso tutti i benefit di quel lavoro e allora si è inventato questa storia del munus e ministerium. Così si è potuto tenere la servitù, l’auto aziendale e tutti quei vestitini che gli piacevano tanto, scarpe rosse comprese. Io la vedo così.

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    • la mia carriera mancata, le diedi un calcio cinquant’anni fa esatti, alla Statale di Milano, più o meno in questi giorni.

      mi accorgo adesso di non avere dedicato nessuna commemorazione ai cinquant’anni della mia laurea del 17 febbraio… e alla supplenza il giorno dopo al Classico di Brescia, dove avevo come studente anche Massimo Mucchetti, poi diventato da grande vice-direttore del Corriere della Sera e senatore…

      ihih, tipico memorialismo senile…

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    • ti devo confessare che ho visto Brancaleone per la prima volta ieri sera, assieme ai miei nipotini (nel Sessantotto ero troppo occupato a fare la rivoluzione e a seguire la malattia mortale di mio padre…); poi, leggendo il tuo commento, mi sono detto: ma allora, cavoli, devo essermi addormentato senza accorgermi.
      poi google, che fa di un asino ignorante come me un tuttologo, mi ha rivelato l’arcano dell’esistenza di un sequel, alle Crociate, e mi sono goduto la scena su You Tube.

      in effetti, hai ragione… 🙂

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    • del resto mi è capitato anche di pensare che la trovata dei due papi, uno conservatore e l’altro in modo diverso, potrebbe essere una finissima astuzia dello Spirito Santo per tenere assieme una Chiesa lacerata, che in nessun altro modo si potrebbe… 🙂 🙂 🙂

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