l’appuntamento è alle 8:30 al Santuario delle Cornelle, dove Provaglio di Sopra cede definitivamente il passo alla strada che con un tornante arriva a sormontare una sella, per discendere poi a Teglie e Moja, verso Vobarno.
ma noi si parte invece verso Carvanno, in un grosso gruppo di 25 persone, di cui ben 11 bambini (e tre cani), per una camminata organizzata dal comune.
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la giornata è solare, cosa che acquista oramai un carattere di eccezione in questa estate pazza dove si alternano i momenti di sereno intenso, con le improvvise tempeste di un tempo insolitamente freddo e semi-autunnale.
si risale all’inizio brevemente verso una diversa bassa sella che dà invece sulla Val Degagna, oggi ridotta a frazione sempre di Vobarno, un tempo centro di fabbricazione di chiodi e autonoma nella sua gestione.
davanti a noi sul versante opposto il segno di un incendio che l’ha colpita un paio di mesi fa, ma che ora vediamo avere fatto danni abbastanza circoscritti, anche grazie all’intervento dei Canadair.
da questo punto partono tre diversi sentieri per scendere al paese: il primo risale fino al Dòs de l’Ora, dove stasera era previsto un incontro musicale, disdetto per le previsioni meteo avverse, il secondo scende sul versante destro, passando per una grande fattoria sottostante; ma noi prendiamo quello centrale e più diretto, che consente anche una piccola deviazione alla Grotta dell’Eremita.
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si cammina su una cresta per un sentierino strettissimo e poi per una breve deviazione di 500 metri; di fianco appaiono un paio di inquietanti sosia dei monoliti di Rapa Nui, l’isola di Pasqua, quelli che ossessionarono gli abitanti fino a distruggere tutta la vegetazione dell’isola, per trasportarli uno dopo l’altro, senza sapersi fermare mai, e morire poi quasi tutti di fame (e qualcuno, passando, commenta che è il destino che ci aspetta a livello planetario).

poi, arrampicandosi qualche metro, ci si affaccia alla cavità inquietante, dove effettivamente viveva un solitario fino al 1948.
c’erano ancora stalattiti allora, ma poi qualcuno ha pensato bene di portarsele via chissà dove, ed ora dal soffitto e sul pavimento si vedono soltanto i segni di un inizio di nuove formazioni che andranno ad arricchire gli uomini tra qualche decina di migliaia di anni, se ce ne saranno ancora.

scattano flash, si cerca di cogliere le ombre un poco inquietanti sull’alta volta, mentre qualche ragazzino cerca sulle pareti di riconoscere le tracce di fossili.
poi si risale per ridiscendere nel percorso che si snoda sotto le piante.
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quando appare una grotticella dedicata alla madonna e piena di rosari appesi, il paese è oramai vicino, e lo si può vedere all’ultima svolta, arroccato su uno slargo che sovrasta la valle; e in lontananza compare perfino un frammento dell’ultimo lago di Garda, anche se in una foschia che ne spegne i colori.

Carvanno è un gioiellino nascosto, fatto di poche case strette fra loro attorno ad una grande chiesa, che sembra sproporzionata rispetto al luogo, ma era una parrocchia un tempo; ci sono volti e muraglie antiche.

su di una si asciugano al sole delle essenze profumate.

c’è anche un Bed&Breakfast e ben due fontane pubbliche una in basso, una in alto; per chi si spinge a guardare in basso da una specie di balconata pubblica, c’è perfino una casettina costruita su un albero.

per noi è aperta la porta della canonica, con un cortiletto e poi un prato affacciato sulla valletta laterale; qui un grande e arrendevole fico si presta alle scalate dei bambini più grandi; tutti gli altri posso sedersi all’ombra a chiacchierare, uomini e cani.
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sono solo le dieci e mezza, ma la camminata ha messo fame a tutti e si inizia l’assalto ai panini estratti dagli zaini; ma qui ieri sera c’è stata una festa di laurea e sul tavolo sotto la loggia è rimasto abbondante spiedo e i ricchi resti di ben due torte.
l’ultimo dei ragazzi di ieri, che sta sistemando gli ambienti dopo le libagioni notturne, ci regala in aggiunta cinque birre e una grande anguria; così gli altri panini rimangono da parte, e ci si satolla per il pranzo con largo anticipo.
poi escono dalla borsa miracolosa di Michela, una delle organizzatrici, i giochi in scatola per i bambini; gli adulti chiacchierano e i cani partecipano, anche come argomento di conversazione.
Cleo, ad esempio, – diminutivo di Cleopatra? -, un cane pastore femmina, grande ma cucciolona di dieci mesi, e il suo padrone, un’ex-guardia giurata, illustra come funziona una pistola, come quella con la quale è stato ucciso il marocchino di Vigevano, le precauzioni da prendere, l’impossibilità assoluta di un colpo partito per sbaglio
ma la maggior parte delle conversazioni ha un carattere molto più sciolto; del resto, chi ha più voglia di muoversi?
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ma verso l’una occorre fare almeno due passi per raggiungere l’altra chiesetta di Carvanno, più antica, che sorge sul ciglio estremo del costone e ha ancora attorno il cimitero, come nell’uso pre-napoleonico.
questo consente a qualcuno di ritrovare le foto funerarie di qualche vecchio parente che abitava qui, e a tutti di scoprire che nell’Ottocento un parroco vissuto qui era di Provaglio, Girolamo Girelli, quando Carvanno era ancora ben più popolata.
poi la fine della lavorazione del ferro e l’emigrazione massiccia hanno spopolato il borgo, che oggi si è ridotto a una trentina di residenti; ma molti di coloro che l’hanno lasciato, ci mantiene una casa e ci ritorna quando può, perché qui la vita sembra si sia fermata, sospesa in una specie di illusione antica.
pochi metri lontano dal cimitero, una vecchia torre di guardia austriaca con alloggiamenti è stata recuperata sotto forma di villa curatissima e da lì, volendo, si può partire verso la Degagna, per un sentiero adatto anche alle mountain bike.
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sulla strada del rientro di gruppo alla canonica una donna ci chiama dalla finestra di una casa, Ehi, voi di Provaglio!, per dirci che il caffè ci aspetta e di affrettarci; non siamo passati inosservati!
nella canonica infatti si svolge la seconda parte della gioiosa accoglienza di Carvanno: una nuova torta, fatta apposta per noi, due contenitori di caffè, freddo a shackerato con ghiaccio o caldo, a scelta, e il piacere di chiacchiere amicali.
ecco la coppia del Bed & Breakfast, che ricordo ancora da una visita di tre anni fa con l’amica Anita, una delle nostre ultime uscite assieme, e anche allora la simpatia per questo piccolo gioiello sconosciuto: allora la canonica era occupata da un gruppo di scout in vacanza.
la cordialità degli abitanti di Carvanno è proverbiale, del resto; il paesino sta riorientandosi verso una vocazione di micro-turismo, e ancora di più lo è per quelli di Provaglio: si moltiplicano i racconti dell’accoglienza sempre festosa anche quando si manteneva ancora la tradizione di una visita al paese qui sotto da parte del nostro, più in alto.
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inizia, con la risalita, il ritorno a casa, scartata l’idea di una variante un poco più lunga, perché già qualche nuvola si addensa in cielo (ma non è ancora la feroce grandinata notturna che devasterà gli orti e le piante da frutto).
le nostre chiacchiere sono tutte sul carattere magico di questa giornata, su queste esplorazioni di prossimità che regalano esperienze impagabili.
una cordialità simile attorno al viaggiatore che appare io l’ho trovata soltanto in qualche paese dell’Asia, in particolare dell’area indiana in senso lato; ma qui basta camminare per quattro chilometri per ritrovarsi nella terra dell’amicizia.
peccato soltanto, sulla via del ritorno, delle penne di gallina sparse sul sentiero, che dicono che di qui è passata la volpe, a fare le sue rapine nel pollaio della fattoria da cui, da sotto, provengono gli inutili latrati dei cani.
Buongiorno. Ho letto con interesse il bel racconto della camminata dal Santuario delle Cornelle a Carvanno. L’ho trovato cercando informazioni circa la Grotta dell’Eremita, che visitai molti anni fa a seguito di una gita, ma che ora non sarei stato in grado di rintracciare. Il racconto mi fornisce alcune indicazioni, ma non ha la precisione di una guida, nè era questo il suo scopo. Sulla cartografia digitale tipo OSM, trovo indicazioni circa un “Cuel del Brunech”, lungo il sentiero CAI 496. Corrisponde alla Grotta dell’Eremita? Grazie per le precisazioni che potrete fornirmi. Gianluigi
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grazie per essersi iscritto al blog (e spero anche alla risposta ai commenti), ma questo blog non è più attivo, avendo esaurito lo spazio, e ne gestisco un altro, adesso.
la grotta in effetti è un po’ difficile da trovare, ma il cuel del Brunech dovrebbe corrispondere proprio a questa grotta: infatti sembra prendere il nome da un eremita, di cognome Bruni, che ci visse per anni, morì nel 1948 ed è sepolto nel cimitero di Livrio.
se servono altre indicazioni volentieri e, se vuole passare da queste parti, posso anche farle da guida per una camminata, senza impegno, dato che una volta mi ci sono perso anche io. 🙂
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Racconto bello non solo per l’aspetto paesaggistico quanto per il successo dell’uscita di gruppo variegato tra bambini adulti accompagnatori e nonni. Al piacere dell’escursione naturalistica c’è il tratto umanistico. E qui viene il bello! La sosta al paesello… Ritrovi una realtà che esiste e resiste alla modernità che di umano ha poco. Abbastanza lontano dal frastuono assordante, frettoloso e alienante. Ri-trovare il tempo perduto e scoprirlo per i bambini che poco lo conoscono o affatto. Grazie di cuore a chi mantiene in vita questi piccolissimi borghi curatissimi. I ritmi lenti che consentono l’accoglienza. Il bivacco, cose buone offerte spontaneamente, la signora che aspetta l’arrivo di voi visitatori per offrirvi una tazzina di caffè. Lo scambio. Come può non piacere tutto questo?!
Ciao Mauro 🐢. Presto lascerò la catapecchia preferita al campeggio. Quando ripasserò sarà ospite dei vicini 🐞✌️
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