le mie interazioni fuoricasa degli ultimi sette giorni sono state così limitate che posso fare a meno di farne la sintesi qui, ma le riposto direttamente di seguito.
maggiore peso e importanza hanno avuto invece le elaborazioni di nuovi post sul mio blog parallelo bortoround, di cui parlerò meglio qui sotto.
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2. Mădălina lu’ Cafanu, POLITIX 4 agosto 2021
corpus2020 5 agosto 2021 at 5:33
e perché mai le dichiarazioni della Cina di volersi rivolgere al Consiglio per i diritti umani dell’ONU per infliggere condanne agli USA per violazioni dei diritti umani sarebbero inquietanti? mi verrebbe da dire che era finalmente ora…
ma se la tua era una battuta, mettici una faccina, dai… 😉
ciao.
Mădălina lu’ Cafanu 5 agosto 2021 at 8:07
Ciao 😉
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.1. per una qualche svista slitta a questa settimana la prosecuzione della discussione avviata con 11. gaberricci, Senza parole July 29, 2021 la settimana scorsa qui https://corpus2020.wordpress.com/2021/07/31/miei-fuoriblog-dal-24-al-30-luglio-2021-340/
gaberricci July 29, 2021 at 11:48 am
Ma io me la sto pigliando anzitutto con me stesso, perché io prima degli altri sono incapace, FRUENDO dei vostri contenuti, di sfuggire a quella dicotomia. E siccome mi piace pensare di non appartenere a nessuna delle due parti, finisco con l’essere in disaccordo con tutti, per idee che condivido solo in parte. – Il marxismo per me è uno specchio attraverso cui vedere il mondo, certo, ma rifiuto di essere considerato un marxista religioso. Il marxismo mi serve per capire il presente, non per prevedere il futuro.
corpus2020 August 1, 2021 at 5:33 am
inspiegabile per me come io non abbia visto questa risposta, pur essendo passato un paio di volte a vedere se c’era: qualche confusione mia senile nel ricercarla, probabilmente.
il problema che poni sulla utilizzabilità attuale del marxismo è immenso e temo che finiremo con l’accapigliarci discutendone troppo. è molto giusta l’idea che dici, di utilizzare il marxismo come strumento di interpretazione del presente e non di previsione del futuro. in questo modo se ne salva l’essenza critica, che è il metodo. però lo stiamo anche falsificando storicamente, facendo così, e temo che non sia troppo facile separare dal metodo di analisi della realtà la visione complessiva del mondo che il marxismo ha proposto, cioè in poche parole le sue radici hegeliane, per liberarsene.
vorrei poi introdurre una distinzione sottile, che spero non ti appaia capziosa: i no-vax non sono sovranisti in quanto tali, ma derivano da una costellazione di forme di pensiero più allargata; sono i sovranisti che in parte sono no-vax, ma si tratta di schieramenti più magmatici e meno definiti, perché ci sono anche sovranisti vaccinisti.
insomma sul tema covid i vecchi schieramenti politici saltano tutti: ci sono forme di vaccinismo fortemente fasciste, come anti-vaccinismi degni delle SS e che esplicitamente vi si richiamano.
è su questo che insisto da tempo: il virus provoca anche la distruzione delle tradizionali categorizzazioni politiche. distrugge il nostro mondo proprio perfino nelle sue radici ideologiche. chi è più legato alle ideologie non ne parla anche per questo: perché non sa come porsi davanti ad una realtà completamente nuova. chi è meno ideologico si barcamena con le analisi come pu, ma sentendo bene la difficoltà dell’interpretazione. e vecchi filosofi come Agamben e Cacciari in misura appena meno compromessa mostrano bene la difficoltà delle vecchie categorie del pensiero a interpretare il mondo.
nello stesso, per quanto posso ricordare, c’è molto di confusamente sessantottino nell’opposizione alle scelte di contrasto alla pandemia della politica occidentale, e non è strano, dato che il Sessantotto originario, aldilà di tutte le mitologie successive, era altrettanto confuso. – ciao, e scusa il ritardo di questa risposta.
gaberricci August 1, 2021 at 1:14 pm
Ma io rivendico il mio diritto di utilizzare di un determinato strumento solo quello che mi serve. A me prevedere il futuro non è mai interessato, e nemmeno che qualcuno mi dicesse che nel futuro tutto sarebbe andato bene. Sono altri gli aspetti interessanti del marxismo, per me… e non per caso sono marxista (credo: molti marxisti non sarebbero d’accordo) e fortemente anti-hegeliano.
Rispetto al Covid… sì e no. Certo le ideologie si stanno riplasmando. Ma non mi pare affatto siano scomparse, anzi.
rispondo solo qui: la coda dei commenti sul blog è finita e la mia risposta è molto polemica, ma ne faccio una risposta sola con quella al commento seguente di gaberricci; si vada in fondo alla coda dei commenti successiva.
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corpus2020 July 29, 2021 at 5:37 am
secondo commento: trovo molto acuta tutta la seconda parte della tua riflessione (non che non lo fosse a suo modo anche la prima) sulle idee senza parole, o magari parole senza idee, come patria o crescita, anche se per la verità ritengo che questa seconda espressione indichi chiaramente la crescita del PIL e dunque del profitto dei privilegiati, usato come arma di ricatto, dato che solo garantendoglielo alle masse comuni può essere garantito il diritto al lavoro e alla vita. però l’identificazione senza parole è quella tra questa idea di crescita (climaticamente suicida) e la felicità di quelle stesse masse. – ma non è questo l’oggetto del mio commento, ma il fatto che tra queste parole senza idee (correggo ancora a modo mio) tu metti anche la dittatura del politically correct.
mi sembra un artificio retorico mal riuscito, dato che chi usa il politically correct come espressione è esattamente chi usa anche quelle di patria o crescita, e dunque ti trovi a passare dall’altra parte della barricata senza quasi accorgertene.
in altri post hai mostrato invece, secondo me in modo molto più corretto, che la propaganda di sistema sul politically correct è una strumentalizzazione distorta di una battaglia giusta contro le discriminazioni per distrarre dalla discriminazione più sostanziale che è quella del potere e della distribuzione della ricchezza.
l’esempio che fai è quello sui licenziamenti e gogna social imposta attorno alle olimpiadi di Tokyo – di cui mi sono occupato qui: https://corpus2020.wordpress.com/2021/07/26/le-olimpiadi-e-la-dittatura-degli-idioti-non-solo-giapponesi-345/
come possiamo dire che qui abbiamo idee senza parole? non solo ci sono parole, ma ci sono fatti, fatti molto concreti; c’è un licenziamento perché qualcuno ha osato dire che le donne sono piuttosto chiacchierone (e anche io lo sono, senza essere una donna, ma avrei orrore se qualcuno venisse licenziato per averlo detto).
mi permetto di dirlo sorridendo anche io, e ovviamente con questo ti autorizzo a dirlo anche tu di me, dopo questi due commenti fiume… ma perché non dirlo? ahah
gaberricci July 29, 2021 at 11:56 am
Ma infatti il mio punto è che non esiste un “politically correct”, se non negli usi di certo centrosinistra che vuole far dimenticare che il suo programma politico è prettamente sovrapponibile a quello della destra (e vuole condurre alle conseguenze da te citate). I movimenti non chiedono il politically correct: chiedono il rispetto (appunto) e l’equità. Che è anche essere trattati come i maschi bianchi etero ricchi che comandano, e che quando ritengono di essere offesi non solo lo dicono e chiedono, anzi, pretendono che non succeda più, ma intentano milionarie cause per diffamazione. – Ma Mori non ha detto che Mauro è chiacchierone in quanto Mauro: ha detto che le donne sono chiacchierone in quanto donne, e quindi non dovrebbero far parte dei comitati organizzatori dei giochi olimpici. Una discriminazione del genere non è accettabile, provenendo da un uomo delle istituzioni di un paese che si proclama democratico.
corpus2020 August 1, 2021 at 5:40 am
tu non pensi che quella di Mori fosse una battuta?
non ti stai accorgendo della morte dell’ironia, dell’umorismo, della leggerezza?
mi batterò con tutte le mie forze, per quel che posso, contro questa nuova forma di morte della civiltà.
anche chiacchierando molto, perché altro al momento non posso fare… 😉 – ma è tragico e segno di una subordinazione politica sostanziale, che poi dei movimenti civilissimi di lotta alle discriminazioni pensino di utilizzare gli strumenti che usano “i maschi bianchi etero ricchi che comandano, che intentano milionarie cause per diffamazione”.
mi pare che Marx avesse bena altra idea dei modi di condurre una lotta sociale.
gaberricci August 1, 2021 at 1:17 pm
Il significato della battuta rivela l’orizzonte ideologico di chi la fa. Se fai una battuta sessista, sei sessista. Se invece che di donne e chiacchiere si fosse parlato di neri e stupro, sarebbe stata lo stesso solo una battuta? – Ma nessun collettivo ha intentato milionarie cause per diffamazione. Se poi vuoi dirmi che ci dev’essere una “dittatura del femminismo”, oh, be’…
corpus2020
dittatura del proletariato femminista? perché vuoi che mi prepari a passare alla Resistenza armata? 😉
ma non c’è nessuna proporzione ragionevole tra una battuta che dice, che ne so, che un negro è uno stupratore e una sul fatto che le donne sono chiacchierone: fatto indiscutibilmente vero, oltretutto, salvo che per alcune, e in questo caso sarebbe il caso di approfondire che problemi hanno.
e dai, chiacchierare non è stuprare!
è noto a chiunque studia la mente umana che la mente femminile ha una migliore propensione al controllo del linguaggio di quella maschile; è un fatto scientifico documentato – anche se variamente interpretabile, forse anche con una interpretazione di tipo sociale.
tra l’altro la cosa va tutt’altro che a scapito delle donne, anche considerando che nel cristianesimo la Parola è addirittura Dio.
– ma potrebbe essere usato per sminuire l’importanza delle donne…
(davveerooo?) ma allora che faremo? puniremo chiunque lo ricorda come un nemico dell’uguaglianza dei sessi?
caro gaber, parlo molto seriamente: mi hai fatto davvero preoccupare.
se devo pensare che modi di pensare come i tuoi potrebbero diventare dominanti, allora tutta la mia analisi finora condotta della legge Zan è sbagliata.
ho sempre negato che potesse rappresentare un rischio per la libertà di pensiero perché è ben chiaro il confine tra l’istigazione all’odio e l’espressione di pensieri anche difformi dal politicamente corretto, che deve restare assolutamente garantita.
ma se andiamo verso forme di dittatura ottusa di questo genere, devo diventare al più presto un oppositore chiaro e netto della legge Zan nel suo insieme.
se il prezzo della libertà delle minoranze sessuali di vario tipo deve essere la perdita della libertà di pensiero della società tutta intera, non ci sto: il gioco non vale la candela.
e se non c’è alternativa tra l’oppressione della minoranza e quella della maggioranza, meglio la prima.
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ma adesso passiamo ad altro, al mio blog bortoround.
nei miei ultimi sette giorni vi è stata una svolta fondamentale per quanto riguarda la gestione dei miei video di viaggio: ho infatti appreso che è possibile, per chi ha un canale Youtube, scaricare i propri filmati e ho imparato la procedura relativa, peraltro semplicissima.
anche se i video che se ne ricavano hanno un’ulteriore perdita di qualità rispetto a quelli postati, che già scadono alquanto da questo punto di vista, questo ha spalancato le porte alla possibilità di recuperare i video che credevo perduti e soprattutto di rielaborarli facilmente.
così ho montato rapidamente quel video riepilogativo della mia prima giornata ad Anuradhapura, il 17 luglio 2004, che qualche giorno fa avevo preannunciato di voler fare, ma che pensavo irrealizzabile per troppo lavoro e perdita dei filmati di base.
il risultato mi ha entusiasmato (magari succederà soltanto a me, ma che importa?): ne è uscito un film compatto, di 45 minuti: un primo tempo di due, sulla indiscussa capitale archeologica dello Sri Lanka, e mi pare scorrevole e abbastanza vario, perfettamente rispondente alle ricchissime sensazioni di quella esperienza che fu per me straordinaria.
la mediocre qualità video, il carattere del tutto artigianale delle riprese e la patina arcaicizzante, che questi due aspetti concorrono a realizzare, mi hanno veramente gratificato nel risultato; senza nessuna pretesa di eguagliarli, che sarebbe soltanto folle, ho ritrovato però alcuni aspetti delle tecniche narrative filmiche di Flaherty e Pasolini e qualcosa della loro attenzione per i mondi affascinanti di una povertà così antica e fuorimoda.
non mi aspetto comunque che nessuno vada a verificare…, tuttavia il video è questo,
ed ora è stato anche inserito nel post che lo immaginava, una giornata ad Anuradhapura. 17 luglio 2004. Sri Lanka – quando si poteva viaggiare. 85
in attesa del montaggio del successivo, che sarà il secondo tempo di un vero e proprio film su Anuradhapura, ho finalmente capito che questa è veramente la durata nella quale i miei video acquistano il respiro per il quale sono stati inconsciamente pensati, anche se finora li avevo pubblicati soltanto variamente spezzettati.
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ed ecco i nuovi post di questi sette giorni su bortoround:
giocatori di cricket a Trincomalee. 19 luglio 2004. Sri Lanka 50 – quando si poteva viaggiare. 118
Rispondo, a distanza di tempo ma rispondo :-). Anche se ho ben poco da dire: io personalmente sono contrario anche alla censura del pensiero fascista, quel che dico è che uno stato COSTITUZIONALMENTE democratico non può permettersi di dare visibilità istituzionale a pensieri razzisti, sessisti, classisti, fascisti. Non chiedo di chiudere il Giornale (semmai, voglio che si prenda le sue responsabilità ed ammetta di essere razzista, e non ritrovo di liberi pensatori), ma ritengo che Salvini non possa fare il ministro con quelle idee. Allo stesso modo, Mori può pensare ed anche dire che le donne chiacchierano troppo (e non credo intendesse disquisire di neuroscienze, quando l’ha detto): quello che non può essere è che lo faccia in veste istituzionale. Tutto lì.
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per qualche serendipity questa discussione è nata fin dall’inizio con tempi lunghi e così prosegue; non è male, perché questo agevola la decantazione di quel tanto di animoso che può esserci in ogni discussione che vede su posizioni differenti.
vedo che l’area del dissenso si è ristretta in un punto e allargata in un altro.
parto dal primo, dove credo che a questo punto possiamo essere (forse) totalmente d’accordo. anche io penso che se Mori avesse detto in veste ufficiale, ad esempio firmando un comunicato, che le donne devono essere escluse dal Comitato Olimpico perché chiacchierano troppo avrebbe dovuto essere esonerato dall’incarico senza se e senza ma; ma lo ha detto in una discussione informale all’interno del Comitato, dove ironie e battute dovrebbero essere ammesse, a meno di non volere irrigidire l’espressione delle idee in una cappa di conformismo ipocrita ed asfittico degna più dei bonzi buddisti che della libera espressività occidentale.
il politically correct è la versione contemporanea della caccia all’eretico, perfino dove l’eresia non c’è, e capirai facilmente che sono particolarmente sensibile e preoccupato per i destini dell’ironia e del paradosso; qui sono Cicero pro domo mea, in palese conflitto di interessi, non ho vergogna a dirlo.
venendo al secondo aspetto, su cui invece il dissenso si allarga, sono convinto da sempre che le espressioni d’odio vanno punite, perché le parole sono peggio che pietre, sono armi (Foucault insegna…).
non credo che vada punita la riflessione anomala né la ricerca storica anche su terreni scivolosi; nel libro che ho appena finito di scrivere, sulla storia di questo paese dove abito, mi sono confrontato con due libri chiaramente apologetici sulla Repubblica di Salò, li ho utilizzati e perfino citati, e non trovo niente di male che siano stati pubblicati.
un conto diverso sarebbe se avessi trovato, ad esempio, chi inneggiava al rogo a cui vennero condannati gli ebrei di Trento nel Quattrocento per la falsa accusa di avere ucciso un bambino, Simonino, poi proclamato santo dalla chiesa cattolica, invitando a discriminare e perseguire ebrei o più aggiornati zingari per lo stesso tipo di accuse.
ma forse il dissenso tra noi su questo punto è soltanto apparente, altrimenti non mi spiego come mai tu possa essere favorevole al progetto di legge Zan che estende la repressione legale anche alle istigazioni all’odio per motivi che genericamente dirò di discriminazione sessuale, senza addentrarmi nel ginepraio bizantineggiante delle distinzioni. e su questo punto sono sempre stato d’accordo, salvo che qualcuno non voglia farvi rientrare anche le battute sulle donne, o chi altro?, dalla lingua lunga…
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Ah be’, ma io sono favorevole alla legge solo perché so che anche le parole possono rendere, appunto, la vita di merda alle persone. Per il resto, la mia riflessione sull’assumersi la responsabilità di ciò che si dice (avendo il coraggio di ammettersi razzisti) prescinde dalle considerazioni legali.
Su Mori continuo a dire dipende: chi c’era a quella riunione? Come e perché l’ha detto? Stava parlando “l’uomo” Mori o “il presidente” Mori, nascondendosi dietro la (pretesa) intoccabilità dell’uomo di potere?
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credo che, lasciando da parte a questo punto la discussione sul caso concreto di Mori, per la quale ci mancano i dati di fatto per andare avanti, al fondo possa esserci questa differenza.
io penso che il razzismo inconsapevole abbia un fondamento biologico, stia in qualche modo nell’imprinting della nostra specie, come in quella delle altre: da ex allevatore di polli so bene che il pulcino nero viene linciato dagli altri, bianchi, alla prima occasione come un qualunque negro dell’Alabama una volta, ma forse ancora oggi, solo che oggi la cosa avviene per mano dei cops, pur sempre bianchi.
(a proposito bianchi non sarà razzista dirlo? come devo dire per non essere offensivo? caucasici?)
quindi una strategia efficace per gestire questo dato oscuro del nostro inconscio è di permettergli di “scaricarsi” attraverso l’umorismo, l’ironia, la battuta, che sono forme di controllo delle pulsioni dell’inconscio che non possiamo accettare – almeno secondo le teorie freudiane classiche.
reprimere queste manifestazioni secondarie innocue fa sì che le pressioni inconsce inespresse assumano una forma nevrotica e diventino razzismo vero; forse i razzisti sono soltanto quella parte dell’umanità che non sa sorridere? anche del proprio razzismo latente e coscientemente rifiutato.
sto leggendo a puntate ai miei nipotini sera dopo sera Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain: sono un ritratto durissimo del razzismo americano e l’autore andrebbe sicuramente bandito dalle scuole, dalle biblioteche, dalle letture serali dei nonni, perché diverse volte dà voce a questo razzismo, che pure mette alla gogna in un quadro spietato dell’America profonda del sud degli USA, che andrebbe conosciuto anche per interpretare Trump.
eppure questa voce sono certo che estremizza per suscitare una reazione emotiva e la trovo efficacissima per un rigetto del razzismo, che in una visione e in un racconto buonista delle cose sarebbe soltanto superficiale e ben poco radicato.
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Però vedere l’umorismo solo in questo modo mi sembra limitativo: l’umorismo (ne ha parlato a lungo Luttazzi… come ben sai perché ne ho parlato anche io 🙂 ) può essere usato anche per ferire. Ed aggiungerò pure che se uno volesse usare l’umorismo in questo modo, potrebbe piuttosto usarlo per ridere del proprio razzismo, e non contro dei discriminati.
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Mi scuserai poi se ripeto anche da te cose che ho lungamente discusso da me, ma ti invito a leggere le pagine illuminanti di Luttazzi sulla differenza tra “satira” e “sfottò fascistoide”.
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anche senza leggere Luttazzi, credo di capire benissimo questa differenza da solo. 😉
per questo chiudo la nostra discussione dicendo che, secondo me sei caduto in una trappola mediatica, dato che riportare una frase come quella – palesemente ironica – fuori dal contesto degli altri segnali comunicativi da cui è stata accompagnata è totalmente privo di senso, e i media usano notizie come queste per raggiungere altri scopi.
la differenza tra un’amichevole presa in giro e lo sfottò fascistoide sta, molto spesso, tutta nei gesti, nelle intonazioni della voce, nelle espressioni del viso. e noi non le sappiamo, quelle che aveva Mori; quindi in concreto discutiamo a vuoto e in realtà di altro.
qui io sto difendendo a spada tratta una caratteristica della cultura veneta nella quale sono stato allevato (ma non credo che Verona sia propriamente veneta da questo punto di vista), e forse più che veneta dovrei dire veneziana, intendendo anche i dintorni: l’uso di prendersi in giro amichevolmente tra amici, il gioco di parole, l’ironia reciproca sono considerati, o erano, quando io venni educato, segno di finezza intellettuale e di controllo delle emozioni ed erano largamente diffusi. non c’era né c’è traccia di queste usanze in quel di Brescia in cui venni catapultato a 13 anni, e questo era peggio della nebbia che dal Sued Tirol dove ero scresciuto non avevo imparato a conoscere. la gente si offendeva se facevi dell’ironia, anche leggera.
chiudo con un esempio: nel mio mondo, in un collegio docenti, dopo un intervento sbrodaglia che avesse sollevato malumori evidenti e mormorii, se fossi ancora preside, io potrei fare anche una battutina scherzosa come quella di Mori, non me la risparmierei proprio, a nessun costo (pur se a Brescia qualcuno si offende, rozzo com’è nella sua cultura locale); la farei sia se si trattasse di una donna sia di un uomo; nel primo caso potrei accennare alla nota superiorità linguistica delle femmine della specie umana, e potrei anche proporre, scherzando, di togliere la parola alle docenti negli interventi successivi, per evitare il ripetersi del rischio; nel secondo, probabilmente dovrei citare ironicamente Hegel o Marx come modelli, se non mi inganno sui tipi logorroici maschili e proporre il silenziamento dei docenti di filosofia (sempre scherzando e facendolo capire).
per nulla al mondo rinuncerei a queste battute, che non avrebbero nessuna intenzione di ferire e non rientrano nello stereotipo dello sfottò fascistoide, anche se pronunciate da una posizione di relativo potere e pubblicamente, e sarò sempre dalla parte opposta di chi mi fa balenare il rischio di essere soffocato nella mia libertà di espressione facendomi pensare a qualche pubblica riprovazione per una simile manifestazione semplicemente di intelligenza..
resto convinto che chi vede il razzismo o il sessismo dove non ci sono, dovrebbe analizzarsi per scoprirlo dentro di sé.
comunque ti ripeto il mio grazie di avermi aperto gli occhi: ero e sono troppo ingenuo per vedere i rischi della legge Zan; hai fatto di me, da un critico sostanzialmente favorevole, un avversario netto e deciso, pur se convinto che le violenze su base sessista vadano decisamente contrastate.
ma allora non così, perdio! non possiamo barattare la leggerezza del sorriso con la truce e fanatica repressione del politically correct. è in gioco la cultura mondiale.
questi sono gli iconoclasti bis del nuovo medioevo che avanza.
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Mi stai dando del partigiano del politically correct, cosa che non sono assolutamente, ma siamo a casa tua ed hai detto che vuoi chiudere la discussione, quindi mi taccio. Mi permetto solo di farti notare che, giustamente, hai parlato di sfottò tra amici. Vero però che non sappiamo il contesto della frase di Mori pronunciata per altro in tutt’altro ambiente culturale.
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siamo d’accordo adesso sul tema concreto che ha dato origine a questa discussione, mi pare.
su altre questioni più complesse e di sfondo avremo modo di confrontarci ancora. mi preme chiarire peraltro di non avere alcuna intenzione di offenderti né di banalizzare il tuo pensiero. che poi magari non riesca a non farlo è un altro discorso…
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