la guerra prima americana e poi occidentale in Afghanistan contro i talebani è iniziata il 7 ottobre di vent’anni fa, a meno di un mese dall’attentato delle torri gemelle a New York, rivendicato da Al Khaida, ma organizzato dai servizi segreti dell’Arabia Saudita per coprire l’intervento americano contro l’Iraq dell’odiato Saddam Hussein, in effetti regolarmente seguito due anni dopo.
– la mia affermazione che qualcuno troverà sconcertante, è abbastanza certa, si vedano le sentenze dei tribunali americani in sede civile, ma la cosa non potrà mai essere ammessa, facendo parte degli intrighi oscuri del potere, gestiti in parallelo dalla destra americana di Bush e dalla presunta sinistra inglese di Blair.
e dopo due decenni di stragi, massacri e devastazioni, finisce dopo una sola effimera, ma invisibile vittoria, l’uccisione di Bin Laden, a metà esatta del conflitto, nel 2011, ma con la disfatta sul terreno e il ritiro avvenuto già qualche settimana fa.
ma Al Qaida non era la stessa cosa dei talebani e sopravvive, sia pure malamente, tuttora; i gruppi islamisti terroristi non sono neppure loro Al Qaida soltanto e sono ben lontani dall’essere spariti.
e i talebani sconfiggono l’impero americano 31 anni dopo avere sconfitto quello dell’Unione Sovietica, dopo i dieci anni della prima guerra afgana, dal 1979 al 1989; ma allora erano sostenuti ed armati dagli americani, in questa seconda guerra nessuna potenza li ha visibilmente appoggiati.
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la sconfitta russa di 31 anni fa fu la premessa diretta del crollo dell’Unione Sovietica, avvenuto nei due anni successivi; oggi nessuno pensa che gli USA crollino altrettanto rapidamente, a meno che non ci pensi in maniera più decisa e determinata il nuovo coronavirus.
e tuttavia la sconfitta è impressionante, è la seconda nella storia americana dopo quella del Vietnam, allora sostenuto da URSS e Cina peraltro.
ma questa volta battuto è l’intero Occidente, che in forme più o meno soft, si era impegnato a fianco degli USA sotto la fragile copertura delle missioni umanitarie.
la sconfitta si farà sentire indubbiamente, ma non fino al punto di farci assistere al crollo dell’impero americano per questo, e rimane comunque da stabilire se i fastidi non trascurabili che ci darà uno stato talebano nel mondo giustifichino in qualche modo la prosecuzione inutile di azioni armate.
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lo voglio dire con tutto il cinismo possibile: l’umanitarismo e diritti umani – a cui pure credo – sono una ben misera foglia di fico per operazioni di potere che nascono dalla smania di controllo della vita di altre culture, dalla volontà di sfruttarne le risorse e dalla volontà imperialistica di volere imporre i propri modelli di vita e i propri valori, che è come dire allargare il mercato dei propri prodotti.
aggiungo, come ciliegina sulla torta, che una umanità sull’orlo di una catastrofe climatica che sta per rendere inabitabile il pianeta dovrebbe avere ben altri problemi di cui occuparsi che il burka delle donne afgane, regolarmente citato per giustificare i massacri della popolazione civile del luogo, da ultimo attraverso i droni.
in poche parole sono un relativista etico, sostenuto da un ben radicato e positivo nichilismo filosofico: non credo che esitano altri valori assoluti che il rifiuto della sofferenza umana evitabile – di quella animale mi interessa meno, anche se aborro ovviamente i maltrattamenti bestiali abbastanza inutili.
ma, per chiuderla qui, ammazzare qualcuno per impedirgli di ammazzare qualcun altro (e forse anche senza riuscire a bloccarlo, per giunta) non mi pare un’idea eticamente accettabile, visto che è a bilancio in perdita.
e i modi in cui qualche popolo gestisce la sua vita non sono affar mio; è faccenda tutta loro e se la sbrighino come meglio credono.
nessuno profani i diritti umani usandoli come pretesti per azioni violente e di guerra contro altri.
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cito adesso un esempio fortemente negativo e perfino un poco grottesco di una mentalità completamente sbagliata: è l’articolo di oggi dell’ex-ambasciatore Valensise sull’Huffington Post, un esempio di bassa propaganda bellicista.
di interventi internazionali Valensise si intende parecchio: dal 1984 al 1987, durante la Guerra civile in Libano, è stato consigliere a Beirut; è stato Capo della Segreteria del Sottosegretario agli Esteri Susanna Agnelli dal 1987 al 1991; nel 1997, a conclusione della Guerra in Bosnia ed Erzegovina, fu a Sarajevo, come Ambasciatore.
quindi, quando scrive sui quotidiani nazionali di politica estera, è ancora molto autorevole.
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ed ecco che cosa scrive dell’Afghanistan di oggi:
Si susseguono notizie di violenze e brutalità, si valutano possibili crimini di guerra, si moltiplica il numero degli afghani in fuga e degli sfollati: sono già centinaia di migliaia, per ora all’interno del Paese, domani diretti in Europa. […] L’Afghanistan è di nuovo soffocato e martoriato da un feroce integralismo islamico che conculca persino i diritti più elementari. In poco tempo potrebbero ricrearsi le condizioni ideali per lo sviluppo sull’intero territorio di attività illecite, traffici clandestini, migrazioni forzate e santuari per il terrorismo internazionale. […] Uno Stato canaglia, non riconosciuto dalla comunità internazionale, ricettacolo di tagliagole internazionali più o meno artigianali. […] A pagarne le conseguenze in termini di sicurezza insieme ai Paesi della Nato potrebbero essere anche i vicini, certo preoccupati di confinare con un focolaio di violenze e tensioni.
e quali sono allora le sue proposte?
Tentare una risposta coordinata a una minaccia comune, unire pragmaticamente risorse diplomatiche e militari per scongiurare implicazioni inquietanti per tutti. […] Chissà se prima del possibile crollo, ormai messo in conto, qualcuno oserà giocare un’ultima carta, per una sorta di nuova coalizione di Paesi volenterosi al di là della Nato, disposti a contenere la baldanza degli insorti anche con interventi militari mirati dal cielo […] per evitare la restaurazione dell’oscurantismo e dei suoi frutti velenosi.
come è facile diventare autorevoli e popolari dando fiato ai peggiori pregiudizi, anche quando negano l’evidenza di una sconfitta: riproporre una guerra già persa ad un mondo appiedato dalla pandemia e sul punto di essere travolto dalla crisi climatica vi sembra sensato?
ma evidentemente c’è qualcuno che ha ancora interesse a sentirselo dire.
e Valensise si presta, convinto che sia oppure no, di queste proposte che non sono solo belliciste, ma sono anche ben poco realistiche e sensate.

ammetto di avere il dente avvelenato con Valensise, l’ambasciatore a Berlino che nel 2009 prese il posto di Puri Purini, che fu il mio principale sostegno quando ero responsabile dell’Ufficio Scuole nel Consolato di Stoccarda e appoggiò i miei progetti di valorizzazione delle scuole e dei corsi italiani in Germania; ma quando subentrò Valensise e un nuovo giovane Console condivideva con me l’obiettivo della lotta al disordine con cui venivano gestiti i corsi degli enti privati lautamente finanziati dal Ministero degli Affari Esteri, ma con evidenti fenomeni di malcostume amministrativo, divenni piuttosto un obiettivo da eliminare per tagliare le ali al Console.
Valensise, dopo averci studiato ben in un pranzo a tre a cui ci invitò al Kube di Stoccarda, trovò il facile escamotage giuridico, per ridurre di due anni la durata del mio mandato e farmi rientrare in Italia in anticipo: cosa che lui non seppe quanto fu provvidenziale per il destino di mio nipote che, fuggito da una comunità di recupero, venne a vivere per qualche mese a casa mia, visto che sua made non voleva più saperne di lui.
io capisco bene che Valensise non era altro che la longa ed anche intelligente manus di poteri trasversali che fanno del nostro Ministero degli Esteri un centro attivo di maneggi e corruzione, e so bene che agiva per mandato politico: 2009-10, governo Berlusconi, sia pure al tramonto e non ho rancori personali da sfogare.
ammiro semmai la sua capacità di tenersi a galla anche nel decennio successivo ed anzi di fare ancora più carriera, visto che poco dopo, in altro contesto politico, si dovrebbe dire e pensare, divenne addirittura Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri dal 2012 al 2016.
ma si è ritirato dalla diplomazia in quell’anno, per assumere un turbinio di incarichi diversi, ad esempio quello di Consigliere di Amministrazione della Tim S.p.A dal 2018, di cui è stato presidente nel 2019 o di membro della Fondazione Italia USA.
ho la sensazione che tutto si tenga, in qualche modo, e che quello che Valensise scrive oggi, proponendo una nuova guerra allargata in Afghanistan, abbia una certa correlazione segreta con l’operazione che fece contro di me e che l’una e l’altra cosa siano due sfaccettature diverse di un’unica realtà
E la cosa più fastidiosa di interventi come quelli è che per giustificare altre carneficine si usa la carta dei profughi. Siamo andati lì, abbiamo bombardato le case di quella gente, li abbiamo fatti vivere vent’anni in guerra (sorpresa poi se qualcuno di loro si affilia ad Al Qaida o ad altre simili multinazionali del terrore)… ma il problema è che adesso arriveranno dei profughi. Chi sputa in aria gli cade in faccia, come si dice al mio paese (e mi scuso se la frase suona sgrammaticata, ma ho voluto rendere l’effetto che fa quando pronunciata in dialetto).
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sì, in fondo è un egoismo palesemente dichiarato: l’unica cosa che preoccupa è che adesso arrivano altri profughi.
conobbi dei profughi afghani in Germania, frequentando un corso serale di lingua il primo anno che ero lì: era un ragazzo abbastanza colto, aperto, simpatico; lo ritrovai come addetto in un negozio Vodaphone del centro, qualche anno dopo: elegantissimo, bene integrato, sicuro di sé.
devo dire che, vivendo in Germania, i profughi non mi sono mai apparsi un problema e ne ho conosciuti diversi altri anche di altra origine. il paese ha avuto una politica di integrazione sicura, la Merkel ne ha integrati più di un milione in due anni dalla Siria, scremando il meglio dal suo punto di vista: ingegneri, medici, altri laureati; quando diceva che i profughi sono una risorsa, non era per dire.
del resto la Germania, dopo la seconda guerra mondiale, dopo gli 8 milioni di morti, prevalentemente giovani, si è ricostruita proprio grazie all’immigrazione e come società multiculturale.
quindi il profugo ci rimanda l’immagine di quel che siamo, ma ci fa il piacere di pensare che stiamo guardando lui e non la nostra immagine allo specchio…
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Però appunto la Merkel si screma “il meglio”: tutto sommato anche questo è egoismo, sfruttare una guerra (cui per altro la Germania non ha partecipato, se non vado errato) per aumentare il numero di cittadini “bene” dello stato.
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certamente è così e non è certo il bene assoluto.
per mi pare decisamente meglio della politica migratoria italiana che relega gli immigrati come stagionali sottopagati nei campi, nelle fonderie o nel mercato dello spaccio, e dunque seleziona il peggio, li tiene in condizioni di semi-schiavitù e poi scopre che brutti, sporchi e cattivi.
possiamo anche scegliere gli egoismi che fanno meno male e producono meno dolore.
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Ok… ma di quelli che non sono formati, che ne facciamo? Li releghiamo comunque a stagionali, fonderie e spaccio?
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l’Italia ha già risposto di sì: gli immigrati li vogliamo possibilmente clandestini, perché noi non siamo affatto razzisti; siamo soltanto schiavisti e sfruttatori.
i paesi come la Germania ringraziano; li stiamo aiutando nella scrematura, visto che da qualche parte quelli che non sono formati devono pure andare da qualche parte dove li vogliono proprio come forza lavoro bruta.
e poi la Germania investe moltissimo nella formazione degli immigrati, con iniziative statali; noi lasciamo fare qualcosa alle parrocchie ed enti simili, ma lo stato neppure si immagina di dovere organizzare corsi di lingua o altro…
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Ciao Mauro leggo spesso anch’io gli articoli di ‘uffpost’ (abbreviato) Quello del 30 luglio scorso che riguarda il Libano lascia veramente senza parole e mi sono chiesta proprio a che servono i ‘diplomatici’…
So che moltissimi giovani sono dovuti scappare dal libano (e dintorni…) per cercare quella liberta di parola che viene negata da millenni e per la quale molti vengono ammazzati. ( e non solo in Libano)
Alla fine penso, al di di tutti gli intrecci e delle schifose guerre di potere, sia interne che esterne (e sappiamo da parte di chi), che ci vorranno ancora parecchie generazioni perché in quei luoghi torni la pace e il rispetto tra i popoli, se nel frattempo non saranno morti tutti.
Non servono altre guerre infami, come giustamente sospetti tu, ma saranno proprio quelle persone coraggiose che, scappando dai quei luoghi, una volta splendidi (le terre dei cedri…) formeranno a loro volta uomini diversi e laici, non intrecciati e avvinghiati a religioni assurde, ma rispettosi delle tradizioni di una cultura antichissima, penso che possa succedere… ( e che soprattutto non ammazzino le donne… Italia a parte – purtroppo, ahime!)
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appunto, occorre lasciare che le novità maturino per evoluzione naturale; ogni tentativo di imporle dall’esterno, peggio se con la forza, non fa che consolidare, per reazione, il rifiuto come qualcosa di neo-coloniale…
grazie per il commento.
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Grazie a te!
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