i sentimenti – borforismi 97

non sempre chi sa descrivere meglio i propri sentimenti o parlarne meglio, li prova anche di più.

su questo equivoco si fonda il fascino della letteratura, oltre che della seduzione.

12 commenti

  1. Eh già, è cosi .
    La corrispondenza tra i sentimenti reali e ciò che si scrive non c’è o se c’è è casuale .

    Ai poeti agli scrittori va l’eccellenza della seduzione
    intesa in tal senso ,solo che non dimostra nulla
    Chi non è in grado di trovare le parole può sentire un qualsiasi sentimento anche più profondo .

    Io penso se si vogliono conoscere i sentimenti reali serve l’essenziale

    La “pratica” dei sentimenti .

    Infine

    “Stare con te o non stare con te è la misura del mio tempo”

    Un verso di J. L. Borges

    È apparentemente meravigliosa. In realtà ,mi appare strana

    Può accadere per quasi un vita…
    Può accadere per poco tempo…
    perché il tempo è solo una questione di tempo ,
    una “misura ”
    grande o piccola
    di sentimenti che
    con il tempo hanno
    poco a che fare

    Grazie

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    • spesso è proprio l’intensità di un sentimento che impedisce di trovare le parole per esprimerlo.

      ma tu in realtà poni una questione molto diversa; dici: “La corrispondenza tra i sentimenti reali e ciò che si scrive non c’è o se c’è è casuale”.
      ti riferisci a chi mente e simula dei sentimenti che non prova? be’, può esserci anche questo: molta letteratura dell’Ottocento era di questo tipo e simulava enfatici sentimenti soltanto per compiacere le attese del pubblico di allora.

      io però mi riferisco allo scrittore che sa descrivere molto bene dei sentimenti che prova, anche se – o forse proprio perché – li prova in forma debole, ma non perché li inventa e mente.

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      • C’è anche chi mente, senza distinguo di genere.

        La seduzione è un’arte che si trova in tanta letteratura, fin troppa, mi viene da dire…

        Chi sa descrivere bene non è detto che provi un sentimento debole, è un’ipotesi e cosi l’accetto.

        Il sentimento può essere debole, anche forte aggiungo. Perché no?

        Di fronte ad un sentimento molto forte ci si può bloccare completamente e non riuscire a trovare alcuna parola, è vero .

        I sentimenti vanno praticati o, meglio, vissuti.

        Nessuna parola scritta può rendere abbastanza, o meglio, del vivere il sentimento stesso.

        Sottolineo questa parte e ripeto che il tempo esula dall’intensità dell’esperienza.

        Se dedico una lirica o un brano alla persona che penso e sento di amare non è affatto casuale.
        Così pure se scrivo ad un amico o ad un’amica.

        Gli scrittori e i poeti che scrivono per vendere i propri libri possono essere e sono bravissimi nello scrivere .

        Che poi amino o non amino esula dal prodotto.

        Non misurerei mai un sentimento solo perché è stato scritto in modo magnifico!

        Che poi parlarne, per spiegarsi, depaupera il sentimento stesso, lo svilisce .

        Serve davvero?

        Vivere intensamente ogni attimo ,ogni respiro, ogni palpito
        “perdersi” non è buttarsi nell’orrido

        Quanti incastri la vita ci offre..

        Quanto di bello la vita ci toglie!

        Se capitasse la fortuna vorrei coglierla .

        Se accadesse ne sarei capace ?
        Non lo so, saremmo in due …
        Infine scelgo .
        Allontano l’ignavia e la paura .

        Metto in gioco
        me stessa

        Con quel poco che m’appartiene…
        Grazie

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  2. È vero! Ed è pur vero che magari la scrittura agevola a portare fuori ciò che con i gesti e le parole si avrebbe una certa difficoltà… o almeno parlo così perché parlo per me.
    Per questo appunto una volta scriversi lettere doveva essere molto seducente: fra le righe si liberava il meglio di sé… ma forse anche con il rischio, allora, che si liberasse anche un bel po’ di fantasia mescolata ai propri sentimenti

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    • integrazione perfetta.

      aggiungo una cosa, di cui mi sono reso conto ripubblicando i post di un decennio fa: che alla nascita del blog, questo era una cosa completamente diversa dall’attuale, perché allora, quasi di regola, ci si viveva dentro con identità fittizie e nell’anonimato garantito dall’avatar: questo consentiva una libertà di espressione dei sentimenti che io almeno non avverto più, una volta che mi sono chiaramente fatto identificare come autore del mio blog, anche se non ci ho ancora messo nome e cognome.
      l’anonimato per alcuni fu la copertura con cui dare espressione al peggio di sé, ma per altri fu lo schermo protettivo sotto il quale vincere il pudore di quel che si sentiva e dirlo più liberamente.

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