a proposito di greenpass, l’analisi di una situazione locale può dirci poco sulla situazione generale, dato che le situazioni locali sono tali proprio perché diverse l’una dall’altra; tuttavia può dirci quello che non riusciamo a sapere in altro modo: qualche briciolina di informazione ci arriva e possiamo cercare di immaginare come è fatta la torta.
parliamo allora di come stanno andando vaccini e greenpass in provincia di Brescia.
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a inizio ottobre erano senza greenpass, quindi non vaccinati, più di 30 mila dipendenti, mi sembra di poterne calcolare circa 35mila, su circa 550mila occupati (è l’ultimo numero utile che trovo, riferito però al 2018): dunque un 7% circa.
di questi, 6.878 si sono vaccinati prima del 15 ottobre; sono dunque rimasti non vaccinati circa 28mila lavoratori.
se andiamo a guardare l’aumento del numero dei tamponi verificatosi negli ultimi sette giorni è stato di 31mila, cioè circa 16mila lavoratori si sono sottoposti alla corvée del tampone ogni due giorni.
rimangono forse 12mila persone, certamente più di 10mila, che né si sono vaccinate né si sono fatte tamponare, se mi si passa il neologismo, tale almeno con questo significato.
siamo almeno al 2% o poco più, anche se questi calcoli sono soltanto indicativi.
una percentuale trascurabile? dal punto di vista matematico si direbbe di sì o quasi; non siamo neppure troppo lontani da un normale margine di errore nei calcoli statistici.
ma dal punto di vista pratico? ecco il paradosso dei grandi numeri, con i quali la mente umana si destreggia male…: sono 12 mila invisibili, e non sono pochi in assoluto.
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che cosa stanno facendo resta oscuro: forse vanno a lavorare in contesti nei quali nessuno gli chiede il greenpass? forse sono a casa in malattia? forse sono lavoratori autonomi che non hanno contatti abituali col pubblico? qualcuno forse ha di fatto smesso di lavorare e se ne sta restando a casa senza stipendio?
non è certo una percentuale elevata, ma neppure un gruppo trascurabile.
che cosa stanno pensando? qual’è il loro stato d’animo? non credo piacevole né allegro. quale rabbia stanno covando?
oppure sono dei fortunati che si godono la loro libertà dal lavoro, decisi ad accettare una riduzione di reddito fino a fine dicembre perché se la possono permettere?
e voglio fare una battuta…: quanti stanno seriamente pensando di licenziarsi e di passare al reddito di cittadinanza?
già, quel reddito in se stesso giusto e presente in tutta l’Europa avanzata, ma impostato molto male nel concreto in Italia e i nostri reazionari vorrebbero abrogarlo, senza riflettere a quali tremende tensioni esporrebbe i singoli e la società la cancellazione di ogni forma di sussidio alla povertà.
(a proposito, non è una bella notizia che Renzi, che aveva pomposamente preannunciato un referendum per abolirlo, abbia raccolto finora 5mila firme? Draghi, ben più serio di lui, si propone di correggerlo, e vedremo bene come).
in ogni caso in questo gruppetto di ostinati, che non sono poi così pochi, riposa la resistenza attiva alla misura incoerente e vessatoria.
ma siccome poi a livello nazionale i numeri e le percentuali dei non vaccinati sono molto più significative, questo fa pensare che la maggior parte di chi rifiuta vaccino e anche greenpass siano pensionati, che non sono sottoposti al ricatto del lavoro e rinunciano ad altre forme di socialità oggi condizionata pur di mantenere il controllo personale diretto delle proprie scelte.
non possiamo compiere una resistenza attiva, ritirandoci dal lavoro, ma la nostra resistenza passiva, rifiutando di andare al ristorante al chiuso, al cinema, a teatro, ai musei, farà sentire comunque il proprio peso dove fa più male al sistema: sul famoso PIL: purtroppo andrà a colpire proprio i settori che meno se lo meritano, ma noi terremo duro.
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il prezzo più duro da pagare alla fine non è questo, ma è un altro, del quale pure si parla troppo poco, ed è come il greenpass sta devastando le relazioni interpersonali peggio ancora che quelle sociali.
trovo in rete che, secondo uno studio, peraltro non meglio precisato, oltre il 50% delle persone ha avuto occasione di litigare sul tema, oltre il 30% ha conseguentemente cambiato le proprie relazioni personali.
provo a guardare a me stesso: la vita ritirata e un tendenziale rifiuto a trattare l’argomento dal vivo mi ha risparmiato litigi veri e propri nella vita reale; ma non c’è stato neppure bisogno di litigare per dare un taglio ad un paio di relazioni semi-amicali che già erano sotto osservazione perché poco soddisfacenti: alla vecchia amicizia generica di trent’anni che tutti i giorni pubblica su whatsapp le peggiori vignette in circolazione che sfottono i perplessi del vaccino e i decisamente contrari al greenpass, ho mandato un’ultima volta un link ad un mio post che poteva ben dirle come la penso, e poi certamente non avrò più altri contatti con lei.
anche sul blog sono seguite alcune decisioni simili: non certo nei riguardi di chi non condivide le mie posizioni ed anzi le critica – questo è un porto aperto e anzi ringrazio chi lo fa, perché permette di approfondire i problemi, ma chi lo fa in certi modi ottusi e intolleranti.
da questo punto di vista, viva la pandemia che ha funzionato come un setaccio e fatto emergere la vera natura di alcune persone che, se le conosci meglio, le eviti.
va da sé, comunque che nella vita reale non ho certo voglia di andare in giro a litigare qua e là: tiro i miei remi nella barca del blog, qui scrivo quello che penso, delle idee becere ho smesso da tempo di provare il piacere di occuparmi.
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ma la cosa triste è che questa selezione è avvenuta esclusivamente a sinistra, o meglio con quella vasta area di persone che vota Democratico, pensando di essere di sinistra e che questo partito sia davvero democratico solo perché si è dato questo nome.
il fatto che sia arrivato al punto di farsi dirigere da Renzi e di avere appoggiato il suo governo e persino il suo tentativo di manomettere la Costituzione ha detto loro molto poco.
anzi, se allora si poté verificare almeno una spaccatura all’interno di quel mondo sul tema dell’attacco alla democrazia, oggi nella stragrande maggioranza dei casi questa spaccatura non si vede più: togliete Cacciari e Landini, cioè il sindacato di sinistra, e vedrete che la piccola borghesia o anche grossi strati di lavoratori garantiti sono diventati apertamente reazionari e proclamano orgogliosamente le loro simpatie per la repressione di ogni forma di dissenso.
ma provo ad esaminare meglio quel che se ne sa finora: un rapporto del centro di ricerca sul cambiamento sociale dell’Università di Milano indentifica i contrari al vaccino covid19 intorno al 5%, ma di questi solo il 3% sono contrari al vaccino per principio, mentre la maggior parte è preoccupata degli effetti collaterali.
non dovrebbero quindi essere considerati dei nemici del popolo da schiacciare e neppure degli avversari della scienza. ma tant’è: la voglia demokrat di emarginarli è cresciuta al punto tale, che pare meglio troncare i rapporti complessivi con quest’area, dato che litigare non piace a nessuno.
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ma non basta: la spaccatura attraversa anche quell’area residuale e oramai pateticamente nostalgica in Italia, che è la vera ed unica sinistra, cioè i gruppi politici che si richiamano ancora a questa tradizione e sono esterni al Partito Democratico.
qui è in atto una spaccatura, grave e profonda, che porta di fatto alla dissoluzione politica: sono gruppetti che già sopravvivono con tutte le caratteristiche delle microsette religiose, e con questo subiscono il colpo finale.
come esempio di questa situazione cito un saggio monumentale, ma anche molto dispersivo, di lucascacchi, Le vaccinazioni, il green pass e la classe, da cui ho tratto alcune delle informazioni citate sopra:
Un’indagine recentemente pubblicata ha sottolineato come il green pass per lavoratori e lavoratrici veda contrario oltre il 25% degli intervistati (e incerto il 10%), in larga parte perché ritengono non sia giusto imporre le vaccinazioni ai lavoratori o si ritiene lo strumento discriminatorio. La maggior parte dei contrari ha comunque fatto il vaccino, è preoccupato dalla pandemia, ma vive emozioni particolarmente negative (incertezza, rabbia, tristezza e rassegnazione), anche perché si sente più a rischio per le sue conseguenze sociali.
e dopo avere descritto questa situazione, come la interpreta il nostro seriosissimo blogger? dice:
Mancando una coscienza e una prospettiva rivoluzionaria, si è diffuso un senso comune reazionario, caratterizzato (come già in altre Grandi Crisi) da profili anti-sistemici e complottisti, nostalgie di un tempo mai vissuto e revanscismi antitecnologici.
le sue analisi, anche precise e documentate, si sprecano in seguito per pagine e pagine, ma si può arrivare alla sostanza di questa posizione, là dove viene espressa chiaramente nella forma di un’autocritica:
Non sapendo proporre un’analisi ed una riflessione di classe sulla gestione sanitaria, si è spesso ritenuto che queste questioni non interessassero la classe lavoratrice e, al fondo, fossero solo problemi di natura piccolo borghese [dal momento che dominanti, nella comunicazione e nella riflessione pubblica, vi erano temi e parole d’ordine di matrice reazionaria, centrate sull’autonomia individuale e la libertà di scelta].
insomma, per questa ultra-sinistra l’autonomia individuale e la libertà di scelta sono, semplicemente, valori reazionari e, se ha da farsi un’autocritica, è quella di non avere colta l’importanza di schierarsi con chiarezza, con forza, con continuità, con iniziativa, a favore delle politiche vaccinali.
pensate che, in tanto profluvio di parole ci sia spazio per qualche riflessione nel merito su come funzionano questi vaccini (diversi fra loro! e dunque non tutti assimilabili sotto lo stesso giudizio), su chi li produce, sui profitti che realizza, sul rapporto fra stati occidentali e Big Pharma, sulla necessità di individuare altre forme di intervento clinico sulla malattia, meno devastanti dal punto di vista delle relazioni sociali? no, non c’è.
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ma nella seconda parte del lunghissimo testo c’è, invece, una sorprendente piroetta mentale. e avviene proprio dopo avere lanciato l’ultimo grossolano colpo di cannone contro il pensiero critico: una parte del pensiero liberale e liberista, anche molto autorevole (Popper o Von Hayek), ha storicamente assunto posizioni antiscientiste.
ma allora che senso ha scoprire, subito dopo, che proprio negli ultimi decenni si è sviluppato un pensiero tecnocratico volto a legittimare l’attuale l’ordine sociale attraverso l’affermazione del dominio della conoscenza scientifica [solo chi sa parli: non si può metter in discussione scelte politiche e sociali prese sulla base di una consapevolezza scientifica].
Questa impostazione, cioè, assume la necessità di un parere vincolante degli esperti, in quanto solo la valutazione razionale di ciò che è vero (in mano a coloro che hanno gli strumenti per capirlo), garantirebbe scelte efficaci ed efficienti.
Questo ragionamento, che legittima in campo economico l’autonomia liberale delle banche centrali o in campo infrastrutturale l’imposizione di alcune grandi opere, è stato spesso applicato nel corso della gestione pandemica anche al CTS o a DPCM preparati dai tecnici sulla base delle loro conoscenze scientifiche.
purtroppo l’autore sembra scopiazzare qua e là tesi diverse senza riuscire a metterle d’accordo fra loro, perché subito dopo continua, contraddicendosi in modo plateale:
Lungi da una presunta ed inesistente dittatura sanitaria (propagandisticamente inventata da ambienti novax), il discorso scientifico è stato comunque usato in questi mesi per legittimare le attuali gerarchie sociali. Nelle riflessioni politiche e sindacali di larga parte della sinistra politica e sindacale questa dimensione scientista e tecnocratica della gestione pandemica non è quasi mai stata sottolineata e, per certi versi, neanche colta.
direi neppure da lui, allora.
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ecco, questo caos mentale è appunto il nostro, allora; e dobbiamo pensare di conviverci, nella prospettiva sempre più chiara che il nostro futuro sarà un futuro di covid endemico, dal quale non ci libereremo più.
e allora occorre ripensare nel profondo e da capo la nostra vita e il nostro modo di pensare: perché i vaccini non bastano, non basteranno, ed anzi sono una soluzione transitoria.
dobbiamo riuscire a guardare oltre, verso nuove soluzioniu.
[…] considerato emblematico di questa posizione un lungo saggio di cui mi sono già occupato qui: un greenpass distruggerà la sinistra? – 514; il suo nucleo concettuale era l’autocritica per non avere promosso direttamente una nostra […]
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In un momento in cui c’è un accanimento intollerabile contro i poveri (come se il reddito di cittadinanza rendesse nababbi), precariato e insicurezza crescono mentre le uniche proposte negli ambienti di governo che si sentono sono quelle di abbassare le tasse alle imprese e toccare per l’ennesima volta le pensioni servirebbe una sinistra lucida e unita. Penseranno anche loro che basta il green pass…
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a me pare una anomalia tutta italiana che la cosiddetta sinistra parlamentare non abbia un rapporto organico col mondo sindacale, come avviene in Germania per la SPD o in Inghilterra per i laburisti.
ma è anche vero che noi abbiamo l’anomalia di sindacati che si dividono sulla basi di affiliazioni ideologiche, e alcuni sono nati nella guerra fredda come strumento della lotta anticomunista, ma non si sono ricomposti neppure dopo che il comunismo è sparito dall’Europa.
chissà come mai si può essere cattolici nel difendere i lavoratori (forse nel difenderli male e poco?).
così abbiamo una specie di sinistra dei diritti umani e ora anche dei doveri vaccinali, ma non abbiamo una sinistra sociale.
e vabbé.
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