azZ… azZannati – 517

mi spiace non potermi unire al coro qualunquista degli orfani e delle orfane della mancata Legge Zan: purtroppo non poteva finire altro che così.

non basta la giusta osservazione che violenze e discriminazioni a base sessuale vanno contrastate, considerando il sessismo un’aggravante.

fino a qui ci siamo tutti, vero? fascisti esclusi, intendo, e non sono pochi in Italia oggi.

ma questo non basta a rendere buono ogni testo di legge che si proponga l’obiettivo?

chi ha letto quel testo di legge, sobbarcandosi quel tanto di impegno che comporta andare oltre la propaganda, poteva verificare che era pessimo, cervellotico e astruso.

. . .

ora la discussione è finita. resta solo da sperare che la prossima legislatura (se non ci riesce questa) faccia passare un emendamento di una sola parola alla legge Mancino, che esiste già, contro altre forme di violenza sociale.

basta aggiungere semplicemente l’aggettivo “sessuali”.

se volessero, potrebbero farlo in 15 giorni, tra una Camera e l’altra.

evidenzio come, qui sotto:

Decreto-Legge 26 aprile 1993, n. 122, coordinato con la legge di conversione 25 giugno 1993, n. 205, recante: “Misure urgenti in materia di discriminazione sessuale, razziale, etnica e religiosa”.

Art. 3. – 1. Salvo che il fatto costituisca piu’ grave reato, anche ai fini dell’attuazione della disposizione dell’articolo 4 della convenzione, e’ punito:
a) con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorita’ o sull’odio razziale o etnico
o per motivi sessuali, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi sessuali, razziali, etnici, nazionali o religiosi;
b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi
sessuali, razziali, etnici, nazionali o religiosi; ))
3. E’ vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi
sessuali, razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attivita’, e’ punito, per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni.
Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per cio’ solo, (( con la reclusione da uno a sei anni.”.
1-bis Con la sentenza di condanna per uno dei reati previsti dall’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, o per uno dei reati previsti dalla legge 9 ottobre 1967, n. 962, il tribunale puo’ altresi’ disporre una o piu’ delle seguenti sanzioni accessorie:
a) obbligo di prestare un’attivita’ non retribuita a favore della collettivita’ per finalita’ sociali o di pubblica utilita’, secondo le modalita’ stabilite ai sensi del comma 1-ter
b) obbligo di rientrare nella propria abitazione o in altro luogo di privata dimora entro un’ora determinata e di non uscirne prima di altra ora prefissata, per un periodo non superiore ad un anno;
c) sospensione della patente di guida, del passaporto e di documenti di identificazione validi per l’espatrio per un periodo non superiore ad un anno, nonche’ divieto di detenzione di armi proprie di ogni genere;
d) divieto di partecipare, in qualsiasi forma, ad attivita’ di propaganda elettorale per le elezioni politiche o amministrative successive alla condanna, e comunque per un periodo non inferiore a tre anni.
1-ter. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Ministro di grazia e giustizia determina, con proprio decreto, le modalita’ di svolgimento dell’attivita’ non retribuita a favore della collettivita’ di cui al comma 1-bis, lettera a).
1-quater. L’attivita’ non retribuita a favore della collettivita’, da svolgersi al termine dell’espiazione della pena detentiva per un periodo massimo di dodici settimane, deve essere determinata dal giudice con modalita’ tali da non pregiudicare le esigenze lavorative, di studio o di reinserimento sociale del condannato. ))
1-quinquies. Possono costituire oggetto dell’attivita’ non retribuita a favore della collettivita’: la prestazione di attivita’ lavorativa per opere di bonifica e restauro degli edifici danneggiati con scritte, emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi di cui al comma 3 dell’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654; lo svolgimento di lavoro a favore di organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato, quali quelle operanti nei confronti delle persone handicappate, dei tossicodipendenti, degli anziani o degli extracomunitari; la prestazione di lavoro per finalita’ di protezione civile, di tutela del patrimonio ambientale e culturale, e per altre finalita’ pubbliche individuate con il decreto di cui al comma 1-ter.
1-sexies. L’attivita’ puo’ essere svolta nell’ambito e a favore di strutture pubbliche o di enti ed organizzazioni privati.

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8 commenti

      • È triste pensare che del merito non gliene freghi niente a nessuno. Oddio, manco a me a dire la verità. Sono d’accordo che sarebbe bastato aggiungere due parole alla legge Mancino, ma queste supercazzole servono solo a distrarre dal fatto che sulla ciccia, ovvero il sistema economico e la restrizione dei diritti sociali, sono d’accordo tutti. Del resto stanno tutti insieme al governo, non per niente.

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        • non è che non gliene frega proprio niente a nessuno; è che a destra pensano di dover cedere qualcosina per salvarsi la faccia dall’accusa di essere fascistoidi ed omofobi, ma nel merito non gliene importa: a sinistra egualmente non gliene importa, non se ne occupano e hanno delegato la questione alla lobby LGTB, come se non fosse invece un problema trasversale che riguarda tutti. di qui la gestione orribile del problema con una proposta di legge francamente indigeribile per i bizantinismi tipici delle cricche ristrette. ma una legge deve avere carattere universale e parlare a tutti, non può essere cucita sul lessico e sulle esigenze troppo particolari di gruppi ristretti; a maggior ragione se in gioco sono le identità sessuali. insomma una catastrofe annunciata e meritata.

          ma fammi aggiungere una cosa sul secondo punto su cui sappiamo già di avere delle divergenze. e mi pare che siano su due aspetti:

          a) non riesco a capire chi mette in contrapposizione diritti civili e bisogni sociali; c’è proprio bisogno di contrapporli? non vanno bene avanti insieme? anzi non vanno bene avanti meglio gli uni e gli altri proprio se marciano assieme?

          b) una cosa grottesca e tutta italiana della discussione sui diritti sociali qui da noi è che se ne parla sempre come se i soldi fossero una variabile indipendente.
          io mi sono un po’ scocciato di questo modo puerile di vedere le cose (non mi riferisco a te personalmente); i diritti sociali costano! e io sono disposto a discutere di chi propone giustamente di difenderli UNICAMENTE SE mi dice dove pensa di recuperare i soldi che costano.
          ogni discussione sui diritti sociali priva di questo elemento di valutazione è una pura perdita di tempo, a meno che non si pensi che per produrre valore basta indebitarsi o stampare carta moneta…

          a me pare che i partiti politici italiani sono sempre tutti d’accordo a lanciare parole da parolai contro i tagli, ma poi sono altrettanto d’accordo nel non dire che deve pagare se non si fanno i tagli.
          tipica la discussione sulle pensioni, l’età per andarci e via dicendo.
          manca SEMPRE il punto centrale e più semplice: che l’assistenza sociale, come le pensioni sociali o l,a cassa integrazione, non devono gravare sulle casse pensioni, ma sulla fiscalità generale. non ci capisce proprio perché le pensioni sociali in Italia le debbano pagare soltanto i lavoratori dipendenti e non tutti i cittadini.
          senza questo elemento centrale – di cui nessuno si obbliga – ogni discussione è profondamente viziata nel merito.

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          • Io sono d’accordo che l’assistenza sociale, comprese le pensioni sociali, debbano gravare sulla fiscalità generale. Sono anni che l’Inps cerca di fare bilanci separati per distinguere pensioni da pensioni, non so se ancora ci si sia riusciti. Una fiscalità progressiva, secondo i dettami costituzionali, altro che flat tax. Ma mi sembrano tutti d’accordo sui tagli: ok, tagliamo, ma poi i soldi dove li prendiamo? Perché prima o poi il conto arriva.

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            • ci sono due storture che sembrano invisibili a tutti nel nostro sistema sociale:

              la prima è questa.

              la seconda è che il possesso di una casa è equiparato a un reddito con una Costituzione che difende il risparmio, però si è abolita l’altra tassazione della prima casa, mentre sarebbe stato molto più logico fare il contrario.

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              • Per me togliere l’Ici è stato un grosso sbaglio, per andare dietro i populismi si sono impoveriti i Comuni, e tanto alla fine se i soldi servono bisogna prenderli da qualche parte, solo che chissà perché prenderli a chi ce li ha veramente non si può fare. “È il momento di dare, non di prendere”! Solo che quelli prendono sempre, e non vogliono dare mai.

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                • è evidente a chiunque che chi possiede una casa deve passare delle tasse per i servizi comunali che riceve: che questa sia la prima casa o una casa differente, non dovrebbe fare differenza.

                  ma l’assurdo degli assurdi è che poi viene considerato un reddito possedere una casa (quando in realtà ciascuno sa che è una bella fonte di spesa). non capirò mai perché abbiano eliminato l’ICI o l’IMU e non l’IRPEF sulla casa. ma forse era perché le prime tasse, appunto le riscuotevano i Comuni, mentre la seconda la riscuote lo stato.
                  che quindi si è fatto bello con una riduzione di tasse a spese di qualcun altro…

                  ma ringraziamo Berlusconi e la nostra destra…

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