si sono riuniti i grandi della Terra o quelli che si sentono tali; mancava il più grande di tutti, Xi Ping, cioè la Cina; mancava Putin… – ma anche il papa ha fatto altrettanto, forse si sarebbe sentito fuori posto…
erano a Roma, prima, poi molti si sono spostati a Glasgow: qui comunque 400 aerei privati sono in arrivo da tutto il mondo per la conferenza mondiale contro l’effetto serra: un ingorgo addirittura di questi protagonisti della lotta all’inquinamento mondiale.
Xi ha mandato un messaggio scritto: il più saggio di tutti, perché potevano fare tutti altrettanto, per quel che vale la loro presenza.
ma questa scelta verrà presentata in maniera ostile, dato che intanto non si è ancora deciso bene se fare la guerra alla Cina, giusto per diminuire l’inquinamento, o magari aggiungerne di nucleare…: e per ora si fanno le finte, da una parte e dall’altra.
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lo scopo della Conferenza di Glasgow non sembra quello di prendere impegni precisi.
è come una messa cantata, che non rende più buoni colori che sono andati ad ascoltarla.
si parlerà molto contro l’inquinamento dell’atmosfera del pianeta, che è la causa principale dell’aumento delle temperature in atto, già disastroso così, ma che continuerà nei prossimi decenni, perfino se tutte le emissioni finissero di colpo oggi, perché è già innescato con effetti a cascata ed è in grado di autoalimentarsi oramai.
a me pare che il vero scopo di questa cerimonia sia di convincere chi si preoccupa che la causa di tutto sta nei combustibili fossili e che basta ridurne l’uso per salvarsi.
(con molta calma, peraltro: nel suo documento scritto la Cina promette che le sue emissioni AUMENTERANNO soltanto fino al 2030 ed entro quell’anno porterà al 25% la quota di energia prodotta con fonti alternative a carbone, petrolio e gas).
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ad ascoltare il tambureggiamento mediatico sembra infatti che la vita dell’umanità potrà e dovrà continuare sostanzialmente com’è adesso,
semplicemente producendo auto elettriche anziché a benzina, diesel, metano o GPL,
che l’agricoltura industriale potrà produrre come adesso nelle serre riscaldate con le pale eoliche anziché con le centrali termiche,
che gli allevamenti di animali potranno continuare a produrre metano quasi venti volte più dannoso dell’anidride carbonica.
eh no, non raccontacela su: il riscaldamento globale non si limita soltanto con la lotta alla CO2!
insomma tutto serve a nascondere che otto miliardi di esseri umani già ora consumano all’anno il doppio dei beni rinnovabili, anche se una grossa parte vive nella miseria e nella fame.
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continua la grande mistificazione della speranza, diffusa da una politica mondiale che intende continuare a gestire l’umanità come soltanto sa fare.
solo il principe Carlo d’Inghilterra – non a caso odiato dai media di tutto il mondo – ha detto parole di verità, parlando dell’equivalente di uno stato di guerra, che va dichiarato subito:
“Il mondo deve mettersi in una disposizione di spirito bellica, da ultima spiaggia, di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici che incombono sul pianeta (…) non c’è più tempo da perdere”.
il tempo, il tempo è già perduto, come dice questo novembre caldissimo che ci sorride qui attorno.
solo una pesante e spietata dittatura, capace di far impallidire le ferocie naziste, potrebbe tentare un ultimo salvataggio dell’umanità imponendo ai consumatori seriali razionamento delle merci, economia di guerra di pura sopravvivenza, lockdown dei consumi inutili, tessere alimentari.
l’ecologia può essere soltanto anti-democratica; ma probabilmente perfino questo sacrificio sarebbe comunque inutile.
d’altra parte, se dittature avanzano nel mondo come nuovo modo di governare, seppellendo via via le vecchie democrazie negli archivi della storia, sono quelle dei Trump e dei Bolsonaro: quelle di chi vuole continuare a distruggere il pianeta.
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mi viene in mente Voltaire e le vicende di Candide, che lui ha raccontato nel suo omonimo romanzo.
come autore, gli fa concludere la sua travagliata esistenza – in quello che è il migliore dei mondi possibili, secondo l’ottimismo di Leibniz – pago di coltivare malinconicamente il suo orto, senza altre speranze più.
anche io esco adesso a raccogliere nel mio i pomodori e le zucchine di novembre, dopo un’estate senza frutti per la grandinate, la calura e la siccità.
ma vedo che presto anche questa consolazione mi verrà tolta, e lo stesso succederà a chi ne coltiva uno non per hobby, come me, ma per lavoro.
Dovrai cambiare coltivazioni cominciando a piantare alberi tropicali… che in parte sta già succedendo già. Certamente otto miliardi sono tanti, qualche rimedio bisognerà trovarlo. Ci staranno già lavorando? Io penso di sì, in fondo perché ridurre le emissioni se si possono ridurre gli emittenti, e costa pure meno?
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ho già avviato una coltivazione di avocados, con buoni risultati, ma per ora in casa; e pare che comincino a fruttificare solo al quinto anno, col che sorge la domanda se li vedrò mai.
nel giro di due o tre anni si potrebbe provare anche all’aperto, perché no?
il vicino ha piantato gli ulivi e reggono, volevo anche io metterne uno almeno simbolico, ma mio figlio si oppone, dicendo che snaturo l’ambiente, come se dipendesse da me…
poi, senza essere complottisti, anche il covid poteva essere una buona occasione, no? almeno per limitare i consumi dei benestanti, no? ma questo sistema regge soltanto se si sviluppa e dunque l’occasione è già andata persa.
è ovvio che un sistema che si fonda sul dogma dell’espansione infinita prima o poi crolla, ma ognuno pensa che basti che succeda più avanti…
quanto a limitare la popolazione l’esperienza cinese ci dice che la prima vittima sono necessariamente le pensioni….
noi in Italia il rimedio alla crescita demografica lo abbiamo già: si chiama televisione…. più egoismo sociale funziona benissimo, ma non limita i consumi, perché poi i vecchi ingordi consumano più dei giovani…
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Devo contraddire tuo figlio, l’ambiente si adatta, non si snatura. Se il clima non è più adatto per le piante autoctone, quelle più adatte ne prendono il posto… e poi un bell’ulivo sta bene dappertutto!
Il Covid ha fallito, cinque milioni di morti su otto miliardi sono una miseria, ci vorrà qualcosa di più deciso (dichiaro a scopo precauzionale che sto scherzando, non si sa mai chi legga i post di questi tempi… e anche questo è un segno dei tempi). I vecchi assolvono la loro attuale funzione sociale, che è quella di consumare e sostenere l’economia finché non crepano. Una volta dispensavano saggezza (o stoltezza) e raccontavano storie, adesso fanno i baby sitter ma non hanno più niente da insegnare. Non ci sono più i vecchi di una volta (esclusi i presenti… 🙂 )
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i tuoi argomenti sull’ulivo (con la minuscola) sono anche i miei, ma il figlio non sente ragione e io per il momento non lo contraddico, anche se non ho rinunciato all’idea…
non sono certamente un vecchio di una volta, dato che oltretutto i nonni non li ho mai conosciuti: morti uno dieci anni e uno cinque prima che nascessi io; dunque non ho modelli.
a volte mi sembra anche (almeno a giudicare dalle nonne) che di vecchi veri propriamente non ce ne siano neppure più; si arriva agli ottant’anni senza essere più propriamente vecchi. ma chissà, forse è un’illusione ottica, vedendo la vecchiaia da quest’altra parte, e per i nipoti io sono ancora un vecchione… (ma come faccio a chiederglielo?).
ultima nota autobiografica: nonno babysitter no, ho interposto 40 km e lasciato il compito alla mia ex-moglie e forse anche addirittura al suo nuovo marito. io sono piuttosto un fornitore di spazi liberi, dove i nipoti fanno quello che gli pare… e pare che apprezzino. 😉
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Hai ragione, i “vecchi” come si intendevano una volta si fa fatica a trovarli. Magari hanno ragione a farci andare in pensione più tardi? Ci si arriva con troppa energia. Hai fatto benissimo a non esserti fatto risucchiare nella cura dei nipoti. Ho qui dei vicini, cari amici, che corrono da mattina a sera per accudire i nipoti (Tre! E tra l’altro la figlia ha avuto la geniale idea di prendere casa anche lontano). Comodo fare i figli così…
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diciamo pure che come babysitter non vengo comunque considerato troppo fidato: tendo a distrarmi o a immergermi nei miei pensieri.
pensa poi che di nipoti al momento ne ho cinque!.
cerco di essere presente comunque, ma devono venire loro a trovarmi; io proprio non vengo adibito alla custodia ordinaria, anche perché raramente vado a Brescia, e adesso inoltre la non vaccinazione induce per prudenza tutti a contatti rarefatti…
dai nipoti sono comunque apprezzato soprattutto come narratore di ricordi (ho un’intensissima vita di malefatte infantili che li entusiasma tutti… ahaha); e qui in parte ritrovo la tradizione antica, anche se le mie nonne erano entrambe terribilmente taciturne.,
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Puoi anche inventare, però devi ricordarti se dici qualche balla, perché loro se lo ricordano… 🙂
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ma no, non ho bisogno di inventare coscientemente…, mi fido della capacità di deformazione dei ricordi della nostra memoria naturale
però è vero che loro memorizzano spaventosamente: nonno, ci racconti quella volta che… è la frase ricorrente… 🙂
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I bambini vogliono essere rassicurato, la storia non deve cambiare. Infatti vogliono vedere e rivedere lo stesso cartone animato… dipende dall’età, certo. Poi crescono.
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a questa interpretazione non avevo pensato.
mi veniva da pensare, invece, che la storia la prima volta gli era piaciuta e volevano ripetere il divertimento…
e non sono neppure sicuro che con l’età questa voglia passi, ahaha
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Ad un certo punto dicono si ridiventi bambini, no? 🙂
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al momento non te lo posso confermare; però pare anche che non ce se ne accorga…
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🙂
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Onestamente, il finale del Candido è deludentissimo: tutto quel sarcasmo sui mali del mondo e sull’ottimismo di chi crede che sia il migliore possibile, per giungere a quale soluzione? Fatti gli affari tuoi. Che poi è il motivo per cui la rivoluzione francese è finita in mano a Napoleone: perché ad alcuni che l’hanno fatta serviva solo un regime che consentisse una miglior resa dei propri affari.
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non so se la mia interpretazione sia corretta, dovrei rileggerlo, per esserne sicuro, ma ho sempre sentito la conclusione del Candide come attraversata dallo stesso spirito ironico con cui è scritto l’intero romanzo.
non voglio dire che Voltaire, infine, non sia il borghese scettico che è, ma a me pare che la sua grandezza è che è talmente scettico che ride anche di se stesso.
suggerisco poi di cogliere il filo segreto che collega la conclusione del Candide con quella dei Promessi Sposi, scritto da un altro grande borghese, Manzoni, ironico e scettico, nonostante l’apparente conversione…
“I guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma la condotta piú cauta e piú innocente non basta a tenerli lontani; e quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore”.
una visione prettamente utilitaristica della fede: non è auto-ironia anche questa?
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