Ogni mattina un “immunizzato” si alza e pensa a come togliere un diritto a chi non si vaccina
di Giubbe Rosse
Curioso. L’immunizzato, come i ministri della sanità e i televirologi sono soliti definire chi ha ricevuto un ciclo completo di vaccinazione, dovrebbe essere la persona più felice del mondo: per aver ritrovato la sicurezza e la libertà di cui era stato in larga parte privato nel 2020. O, almeno, così gli avevano detto a suo tempo e lui ci aveva creduto. Anche perché chi glielo ha detto vestiva i panni della scienza (non staremo qui ad approfondire la differenza tra “scienza reale” e “scienza percepita”: per la stragrande maggioranza della popolazione dipendente dai mainstream la differenza semplicemente non sussiste). Gli hanno detto così, per lui significa che è così.
Ci si aspetterebbe, dunque, che l’immunizzato si alzasse al mattino e facesse i salti di gioia. Con un ciclo completo di vaccinazione – gli hanno detto – ha un rischio bassissimo di ammalarsi in forma grave. Dunque, è praticamente immune a un virus che, secondo gli esperti, fa o farà indistintamente strage di chiunque non sia protetto dal siero magico. L’immunizzato può accedere a spazi al chiuso e all’aperto dai quali il non vaccinato è escluso, può incontrare chiunque, salire su qualsiasi mezzo di trasporto, riprendere a frequentare la palestra, l’università, il cinema, lo stadio, il ristorante preferito.
Insomma, può tornare a fare la vita di prima. Dovrebbe essere contento, dovrebbe sentirsi un privilegiato. Invece, no, tutt’altro. È astioso, aggressivo, irrequieto come non mai. Se potesse, ucciderebbe con le proprie mani quella minoranza che ancora si ostina a non vaccinarsi nonostante gli appelli pressanti, per non dire minacciosi, di giornali, TV, politici, primi ministri, rappresentanti di agenzie regolatorie, epidemiologi, comitati tecnici e scientifici, esperti vari e poi ancora influencer, artisti, cantanti, attori. Tutti pronti a fare da testimonial della campagna vaccinale con tanto di selfie per immortalare l’evento sulle reti sociali. Il tutto mentre la percentuale di popolazione over 12 coperta da un ciclo completo di vaccinazione, dunque ufficialmente “immunizzata” secondo il gergo tecnico, ha ormai quasi ovunque superato il 70%, una soglia che all’inizio della pandemia, a dar credito a Anthony Fauci e altri esperti di livello globale, sarebbe stata sufficiente a garantire l’immunità di gregge. Invece no, ancora niente immunità di gregge. Adesso gli dicono che serve almeno il 90%, forse il 95%. I dati epidemiologici che gli arrivano dai media, sia pur edulcorati ed epurati dei dettagli più imbarazzanti, non lo lasciano tranquillo. Anche nei Paesi a più alto tasso di vaccinazione, come il Regno Unito e Israele, si continua a contagiarsi, ad andare in terapia intensiva, in qualche caso a morire nonostante la doppia vaccinazione. La protezione e la sicurezza che gli hanno venduto appaiono sempre più flebili e sfuggenti. Non solo: oggi l’immunizzato scopre che in molti luoghi del pianeta si chiede ai vaccinati di indossare la mascherina, di mantenere il distanziamento, di continuare ad adottare tutte quelle noiose misure di profilassi delle quali sperava di essersi liberato per sempre vaccinandosi. Ma c’è di più: ora gli dicono addirittura che presto, anzi, prestissimo dovrà tornare a farsi un’altra iniezione. Sì, perché nessun vaccino è mai efficace al 100% e dura in eterno. Adesso persino Fauci e il primo ministro israeliano ammettono pubblicamente che dopo cinque mesi l’immunizzato non è più tale. O si fa il booster, la terza dose di richiamo, oppure perde il sudato e meritato Green Pass, di cui andava così fiero, e viene ricacciato nella schiera dei reietti, nel girone dei dannati. E poi, si sa, ci sono le varianti, che spuntano dal nulla. Basta anche un solo no-vax al mondo e zac, subito nasce una nuova variante che ci riporta all’inizio, come nel gioco dell’oca, e si deve rifare tutto daccapo. Tanta fatica per nulla. E, infine, ci sono quelle maledette reazioni avverse. All’inizio l’immunizzato non voleva crederci. Poi, però, è venuto a sapere del cognato, dell’amico, del vicino che da mesi si porta dietro sequele e gli rivela, quasi vergognandosi per timore di essere additato come no-vax, di non sentirsi più bene come prima. Da qualche parte l’immunizzato ha anche letto di quegli strani malori estivi: gente di trenta anni, quaranta anni, a volte di diciassette, diciotto, apparentemente in perfetta salute, che da un momento all’altro si accascia al suolo per strada o in spiaggia per non rialzarsi più o viene trovata morta nel letto dai familiari al mattino. Certo, gli esperti dicono “Nessuna correlazione”, però i casi cominciano effettivamente a essere un po’ troppi e, soprattutto, è un po’ sospetta quella vicinanza temporale con la prima o la seconda dose. E poi ora ci si mettono pure gli atleti: giovani calciatori, pallavolisti, tutti perfettamente in forma prima del vaccino, che adesso dicono di soffrire di miocardite o pericardite e sono disperati perché la loro carriera è a rischio. Il dubbio a poco a poco si insinua nella mente dell’immunizzato. Di fronte a lui si apre il baratro: sarò veramente immunizzato? Mi avranno mica preso in giro?
Proprio in quel momento, però, nell’immunizzato scatta un meccanismo ben noto e vecchio quanto il mondo: la resistenza psicologica. Anziché pretendere spiegazioni da quegli esperti di cui finora si è fidato ciecamente o mettere in dubbio la credibilità di chi continua a cambiare la narrativa da mesi per far coincidere la realtà con l’assioma iniziale, l’immunizzato scaglia tutta la sua frustrazione contro i no-vax, coloro che hanno deciso di non seguire la sua stessa strada. Sono loro gli untori, sono loro che contagiano, sono loro che creano le varianti, che riempiono le terapie intensive e mandano in tilt la sanità pubblica, che compromettono i sacrifici di milioni di persone, che rischiano di non farci uscire mai più da questo incubo. Ma sì, non c’è altra spiegazione, altrimenti significherebbe che esperti pluripremiati con centinaia di pagine di pubblicazioni alle spalle si sono sbagliati. E questo non può essere vero! Quanto più l’immunizzato inizia a dubitare della sua scelta e della narrativa ufficiale, tanto più la sua rabbia contro i no-vax sale. Ogni giorno si alza e pensa a un nuovo modo per punirli, per offenderli, per umiliarli, per farli sentire la feccia dell’umanità. Li chiama con disprezzo ignoranti, egoisti, irresponsabili. I media intuiscono che le sue certezze iniziano a vacillare e gli vengono incontro ogni mattina con un nuovo editoriale, in cui uno psicologo o un altrimenti esperto in qualcosa spiega che i no-vax sono meno istruiti della media, hanno qualche problema cognitivo o relazionale, non credono nella scienza, nell’UE, nelle istituzioni, votano a destra, sono di estrema sinistra, sono sovranisti, insomma sono irredimibili e meritano, pertanto, di essere obbligati con la forza a fare quello che semplicemente si deve fare perché è così. Rassicurante, certo, ma poi i dubbi ritornano. E allora mettiamo il Green Pass, che limita fortemente la libertà di movimento di chi non si è vaccinato. No, non basta: bisogna che i tamponi non siano gratuiti, i no-vax devono pagarseli, diamine. Così imparano! Ma nemmeno questo è sufficiente e già c’è chi propone di togliere del tutto i tamponi come attestato di negatività e di limitare la validità del Green Pass ai soli “immunizzati”. Poco importa che lo siano per davvero e si contagino come gli altri, infondo questa misura non è mai stata pensata per esigenze sanitarie, ma unicamente come forma di coercizione verso l’obbedienza sociale. Ormai si gioca a carte scoperte. Ma neppure questo sembra bastare a convincere i più ostinati e allora ecco che appare il costituzionalista della domenica a spiegarci che in queste circostanze eccezionali è giusto e “legittimo” privare i non vaccinati dell’assistenza sanitaria pubblica. Chi se ne frega della costituzione, infondo siamo in emergenza e durante un’emergenza, per definizione, tutte le normali regole saltano. Il “bene comune”, qualunque cosa si voglia intendere con questo concetto, viene prima. Come in ogni regime dittatoriale, il singolo deve obbligatoriamente cedere e piegarsi per il bene della collettività. Ormai il problema non è più sanitario, è politico e anche sociologico. “Vaccinarsi è un dovere civico”, ci sentiamo ripetere ogni giorno. Poco importa se in qualche caso il vaccino crea più danni di quelli che potenzialmente può prevenire. Poco importa se non impedisce di contagiarsi e di contagiare altri. Se l’ho fatto io, perché non devi farlo pure tu? Io mi sono sacrificato per il bene della società, accettando i rischi di un vaccino di cui oggi anche i luminari non sono più così convinti, e tu pretenderesti di godere dei miei stessi diritti? No, ti meriti una punizione esemplare! E se non ti basta il Green Pass, penseremo a un obbligo ex iure oppure a campi di confinamento. Comunque sia, il treno è in corsa e non può certo fermarsi per quattro sfigati. Fate largo o vi investiremo.
Si può rovesciare un governo, almeno in teoria si può anche fermare un sistema di potere globale come quello attuale. Ma niente può fermare il bias di conferma di milioni di persone non disposte ad ammettere anche solo la possibilità di essersi sbagliate. Difficile non è cambiare idea: difficile è cambiare idea dopo essersi compromessi per un’altra. Presuppone un coraggio e una capacità di autocritica che solo pochi posseggono. Per i più è molto più facile odiare il nemico a portata di mano, quello che i media additano come l’untore, qualcuno sul quale scaricare la frustrazione per quella normalità che ormai è andata perduta. Il no-vax è il nuovo terrorista, la nuova Al Qaeda dopo l’11 settembre, la nuova minaccia della società, l’ingranaggio che ferma la macchina, l’ostacolo che si frappone al ritorno alla normalità, l’avversario da annichilire a qualsiasi costo, il nuovo Afghanistan da occupare. Come nell’Afghanistan reale, tra venti anni, o forse molto meno, nessuno lo penserà più. Anzi, tutto indica che finirà allo stesso modo: con una ritirata ignominiosa, che si lascerà alle spalle più problemi di quelli trovati all’inizio e consegnerà la vittoria a quelli che avrebbero dovuto essere i nemici dichiarati. Nel frattempo, si saranno calpestati diritti, vite umane, conquiste sociali e giuridiche costate secoli di lotte. Tutto per soddisfare gli interessi di pochi e, quel che è peggio, l’illusione di molti di aver scelto la parte giusta della storia.
Sperando di non aver preso abbagli dovuti ad una lettura frettolosa mi pare di condividere molto di questa riflessione che a dire la verità non credevo potesse provenire da Giubbe Rosse ed ancora meno credevo plausibile scoprirti frequentatore di quel canale.
Ti chiederai il perché. Quel canale ha come collegamento d’accesso https://t.me/rossobruni e questo è bastato ad indurmi a non iscrivermi, vista la morbosa attenzione che le forze dell’ordine stanno dedicando a Telegram.
Ad ogni modo questa condivisione ti fa onore.
Prima o poi riuscirò a scrivere qualcosa di mio sull’argomento che non sia una semplice copia di idee altrui
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non vorrei deluderti, ma non sono un lettore abituale di Giubbe Rosse, non sono affatto iscritto e francamente non so neppure bene che cosa siano; evito di giudicare quel che leggo alla luce di qualche pre-giudizio su chi lo scrive.
leggo, invece, purtroppo saltuariamente, Sinistrainrete e l’ho trovato citato lì, e mi è parecchio piaciuto.
quindi, grazie del complimento, ma forse non è meritato del tutto.
quanto a Telegram, confesso la mia ulteriore ignoranza: non è un social come FB?
credo di essermici iscritto di ritorno dal giro del mondo nel 2014, su sollecitazione di un ragazzo italiano che avevo conosciuto a Moorea, Polinesia, e della sua ragazza, ma li ho seguiti per un po’ e poi ci siamo persi di vista, dopo che vennero anche a trovarmi in questo borgo montano. in ogni caso lì ho sempre e soltanto letto e mai neppure provato a scrivere qualcosa.
del resto siamo travolti dai social e occorre scremare un poco; io da buon conservatore, sto fermo ai primi che mi hanno accalappiato e non ne cerco altri. ma davvero Telegram ha qualcosa di pericoloso in se stesso? e in che cosa consiste in particolare la sua specificità? se ti va di spiegarmelo di due parole…
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Anche io mi sto sforzando di evitare i pregiudizi. Ero solo stupito di vedere riprese digressioni – che nota, condivido! – prese da un canale autodefinitosi rossobruno, ossia “nazionalbolscevico”.
Infatti da bravo ignorante son riuscito a farmi etichettare come rossobruno da un tecnico informatico che mi sembrava usasse il termine come sinonimo di nazista, per cui per evitare di ricevere visite dalla Digos ho evitato di iscrivermi…
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be’, adesso non farmi pentire. comunque, se avessi saputo le caratteristiche di quel canale, credo che avrei postato lo stesso, magari aggiungendoci una noticina da qualche parte; ma adesso non c’è nemmeno più bisogno di farlo perché bastano questi commenti…
dici, allora, che c’è Stefano Fassina dietro quel canale? ahha.
nazionalbolscevico è poi una tale contraddizione in termini che credo possa essere soltanto una spiritosa provocazione; i bolscevichi erano internazionalisti per definizione; negare l’internazionalismo è negare il bolscevismo stesso.
quanto al resto che mi racconti, te le vai proprio a cercare…
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Sarà anche contraddittoria, ma è oramai un secolo che periodicamente riemerge, stando a Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Nazionalbolscevismo).
Purtroppo la mia conoscenza della storia è sempre troppo carente…
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ho visto, grazie del link.
comunque è una storia modestissima: una esperienza tedesca degli anni Venti del secolo scorso, chiaramente precorritrice del nazionalsocialismo, che non ha lasciato nessuna traccia storica significativa.
e poi una ripresa a fine secolo scorso, essenzialmente in Russia, ma altrettanto poco significativa, quasi soltanto folkloristica.
la potremmo considerare quasi niente di più di una variante linguistica del nazionalsocialismo o nazismo, ma chiaramente peggiorativa, visto che il bolscevismo ha espresso il peggio del ricco e variegato mondo socialista.
queste sparute apparizioni e altrettanto rapide scomparse credo che abbiano a che fare appunto con la contraddizione intrinseca che resta quella già detta. che nel socialismo non è impossibile trovare qualche filone sensibile alla tematica nazionale, ma nel bolscevismo proprio no: l’internazionalismo è irrinunciabile; una delle prime cose che fece Lenin dopo la presa del potere fu la fondazione della Internazionale dei Lavoratori o Terza Internazionale.
comunque ti sottolineoancora che Stefano Fassina, uscito dal Partito Democratico prima e poi da Liberi e Uguali, per conto dei quali è stato eletto deputato, ha fondato di recente l’effimero e inconsistente movimento di Patria e Costituzione, che potrebbe vagamente richiamare posizioni che cercano di conciliare socialismo e nazionalismo (peraltro sempre più anacronistiche nel mondo attuale e in particolare in Europa).
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Stefano Fassina non lo voterei nemmeno per tutto l’oro del mondo. Se proprio fossi obbligato a votare “dalla tua parte”, l’unico politico di cui al momento ho stima sarebbe Marco Rizzo, con una riserva sul suo negare le foibe.
Personalmente se e quando ci faranno votare credo voterò solo ed esclusivamente partiti che non sono in parlamento. Quelli che stanno lì dentro devono andare tutti a casa.
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ho appena avuto una discussione via mail con un vecchio amico che sta “dalla tua parte” e mi diceva che l’unico politico che avrebbe votato è Rizzo, appunto; ma io lo lascio volentieri a voi…
e neppure voterei Fassina, per motivi del resto simili, anche se Fassina almeno ha una base culturale e una flessibilità mentale diversi dal rozzo leninismo rizzesco; opinioni relative, del resto.
e comunque il problema non mi tocca: oramai lo sanno anche i sassi su questo blog, dal 2008 io scrivo diligentemente sulla scheda delle politiche: NON VOTO IN ELEZIONI INCOSTITUZIONALI.
io penso che i partiti attuali vadano tutti sciolti come associazioni a delinquere anticostituzionali (per ricostituzione del partito fascista? ahaha) e chi ha rivestito incarichi a qualunque titolo e livello vada escluso dalla vita politica per il resto dei suoi giorni.
quello che in Italia non si ebbe il coraggio di fare neppure dopo il 25 aprile.
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Telegram è più simile a Whatsapp ma con meno censura: Durov, il russo che l’ha creato è piuttosto allergico alla censura, tanto da spostare la sede della fondazione che ha finanziato per sostenere Telegram nel Dubai.
Telegram non ha nulla di pericoloso di per se stesso, ma chi lo gestisce è molto meno propenso a reprimere la libertà di espressione. La fondazione collabora attivamente con le forze dell’ordine per chiudere canali jihadisti, letteralmente ne chiudono migliaia al mese.
La più grossa differenza rispetto a Whatsapp è che permette liberamente la creazione di canali “unidirezionali” dove possono iscriversi letteralmente milioni di persone per leggere i messaggi e vedere i video caricati dall’autore proprietario del canale.
Per questo è stato scelto da molti personaggi pubblici che sono stati cacciati o cancellati da Facebook e Twitter.
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grazie delle informazioni, appena ho tempo proverò ad esplorare di persona.
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Mi permetto qualche suggerimento:
– https://t.me/demgiulib
– https://t.me/MatBrandi
– https://t.me/dannicollateralivaccinocovid
– https://t.me/gianluigiparagone
– https://t.me/weltanschauungitaliaofficial
– ci sarebbe anche il famigerato VV https://t.me/vvvvvinc
Gianluigi Paragone è stato tra i pochissimi in parlamento a votare contro l’ennesima fiducia per approvare il lasciapassare verde.
Matteo Brandi è l’autore dei video satirici in stile istituto luce (vedi https://buseca.wordpress.com/?s=istituto+buio ) che forse avrai già visto altrove.
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grazie dei molti link, che per prima cosa ti hanno procurato una quarantena nel sospetto spam. 😉
sono eterogenei; e diversificato è anche il mio giudizio, ma non credo sia particolarmente interessante entrare nei particolari.
mi incuriosivano in particolare i filmati, ma non sono riuscito ad aprirli – non so il problema è mio o tuo.
ammetto di non avere seguito in modo quasi professionale questo dibattito, come vedo che invece hai fatto tu. ho seguito me stesso e quella che mi è parsa una doverosa coerenza intellettuale.
però devo profondamente deluderti su alcune categorie di fondo (del resto lo sai già che abbiamo posizioni differenti su molte cose):
1. non credo alla libertà incondizionata nel campo dell’informazione; è un interesse collettivo che la diffusione di notizie inequivocabilmente false sia sanzionata. la nostra Costituzione vieta la censura preventiva, ma non vieta sanzioni successive nel caso di falso inoppugnabile. la sua verifica andrebbe affidata, ovviamente, a qualche organismo indipendente dal governo, in sostanza ad un garante come avviene in altri campi.
2. non sono affatto contrario per principio all’obbligo vaccinale per alcune categorie, ovviamente da graduare in relazione alla gravità dell’emergenza: ero favorevole all’obbligo per il personale sanitario o di assistenza agli anziani; avrei preferito l’obbligo vaccinale del personale della scuola piuttosto che la chiusura delle scuole; se fossi stato ancora preside, ahimè mi sarei vaccinato. in casi estremi anche l’obbligo vaccinale generalizzato non mi vede contrario per principio, ma penso sia più giusto riservarlo alle categorie che rischiano di più.
ammetto però che, adesso, la verificata decadenza rapida dei vaccini attuali dovrebbe fare riconsiderare la questione, perché non credo che si possa imporre a nessuno di farsi tre vaccini l’anno, senza conoscerne bene le conseguenze. quindi forse sarà meglio riparlarne quando avremo dei vaccini più efficaci.
tuttavia la gravità dell’emergenza potrebbe stravolgere queste considerazioni, che mi paiono di buonsenso.
3. non sono neppure affatto contrario per principio a limitazioni della vita sociale per chi non si vaccina; trovo intollerabile introdurle senza avere, PRIMA, introdotto l’obbligo vaccinale.
lo stato deve assumersi la responsabilità delle scelte che fa e non ricattare furbescamente i cittadini lasciandoli interamente responsabili delle loro scelte, ma poi punendoli se alcune non sono gradite.
in ogni caso io vivo bene senza greenpass e accettando le relative limitazioni; non le trovo intollerabili, ma dipende dal mio stile di vita; le trovo comunque ingiuste.
sono opinioni che mi fanno sentire un né carne né pesce e che mi persuadono che il silenzio sia la scelta migliore, piuttosto che sentirmi disapprovato da tutti; del resto, non ho intenzione di persuadere nessuno.
io vivo bene (relativamente), non vaccinato e abbastanza isolato e comunque prudente; sono un caso limite non generalizzabile e non ho nulla da insegnare a nessuno.
da ultimo: Luigi Paragone non lo apprezzo proprio, in generale; ma ci si può trovare d’accordo su qualche punto particolare, anche sentendosi agli antipodi sulla visione generale. per fortuna, a volte succede.
ciao.
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I gruppi sono volutamente eterogenei. I video non li ho caricati io, se non riesci a vederli probabilmente o il tuo dispositivo fatica a scaricarli perché la tua linea dati è troppo lenta oppure è un po’ vetusto.
Non l’ho seguito professionalmente, dai 🙂
1. In questa fase ho colto troppe volte in fallo i principali mezzi di informazione per averne ancora fiducia. Spesso gli “spacciatori di bufale” sono Corriere, la Stampa eccetera. Vuoi due esempi recentissimi? Eccoli: https://buseca.wordpress.com/2021/11/10/quelli-seri/ https://buseca.wordpress.com/2021/11/17/non-tornano-neanche-a-lui/ i giornali principali hanno definitivamente perso ogni attendibilità ai miei occhi. Ed uno dei motivi principali credo sia esattamente perché sono foraggiati dal governo. Anni addietro ho avuto anche esperienze dirette (che non posso riferire altrimenti addio pseudonimo) in cui *tutti* i giornali ed i telegiornali hanno mentito riportando tutti la stessa bufala senza che nessuno verificasse alcunché. Per me oramai giornalista significa, fino a prova contraria “incompetente che parla a sproposito di cose che ignora quando proprio non mente spudoratamente”. Anche ministri, sottosegretari e virologi son stati colti in fallo più volte a mentire sfacciatamente. Per esempio quando negli scorsi giorni dichiaravano che nelle terapie intensive c’erano solo non vaccinati, quando i rapporti ufficiali dell’Istituto Superiore della Sanità dichiaravano esattamente il contrario.
2. Neppure io sono contrario all’obbligo dei vaccini per certe categorie ma per vaccini approvati non sperimentali e che non abbiano tutti gli effetti collaterali che stanno venendo fuori per Pfizer, Moderna, J&J. Che ricordiamolo sono stati approvati in via sperimentale. E solo perché non c’erano cure approvate. Il fatto – perché è oggettivo – che abbiano attivamente ostacolato la ricerca delle cure impedendo le autopsie e le sperimentazioni mi fanno pensare che ci sia della malafede in chi è al governo. Un esempio è il divieto italiano di prescrivere l’ivermectina (vedi https://buseca.wordpress.com/2021/09/23/confronti-3/ e https://buseca.wordpress.com/2021/09/30/ancora-sullivermectina/ ). O il divieto di fare le autopsie all’inizio della faccenda covid.
3. Per poter lavorare devo fare 3 tamponi alla settimana. E me li devo pagare io. Non tutti però possono permetterselo. Alla faccia del diritto al lavoro. Mi risulta che all’estero i tamponi quando sono obbligatori sono disponibili gratuitamente. Sicuramente lo erano qualche mese fa, quando il figlio di un mio amico era in Austria a studiare. Ci sono notizie di molte, molte reazioni avverse che i medici rifiutano di segnalare al servizio dell’AIFA. Tant’è vero che ricordo di aver letto – non ho sotto mano le fonti ora – che l’incidenza delle reazioni avverse è stranamente molto più bassa in Italia che in tutte le altre nazioni, perlomeno europee.
Paragone non l’avevo preso in considerazione prima. Ora sulla faccenda covid si sta muovendo in modo affine al mio pensiero.
Matteo Brandi ha deciso di non seguire Paragone, prova a seguire lui, magari potresti trovare informazioni interessanti.
Questo commento è quasi un articolo! 😛
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grazie per la risposta articolata.
magari davvero domani te lo pubblico, visto che io da domani tiro i remi in barca qui dentro.
1. sui media di regime, come darti torto? sbagli soltanto su un punto secondo me: è vero che sono foraggiati dallo stato (non direttamente dal governo in quanto tale), ma le loro linee editoriali sono decise dai loro proprietari che semmai se ne servono per condizionare e forse anche scegliere i governi, cercare di far cadere quelli che gli danno fastidio e comunque strappare privilegi e finanziamenti. insomma, è il governo che dipende dai poteri economici, principalmente, e non viceversa.
si perderebbe la vita a inseguire tutte le bufale che scrivono ogni giorno; qua e là mi sono divertito a farlo, ma senza sistematicità alcuna: https://corpus2020.wordpress.com/?s=stupidario
2. il divieto di fare autopsie all’inizio della pandemia è uno dei crimini di Speranza, e la cattiva fede è evidente: i fessi pensavano davvero che la pandemia si potesse tenere nascosta per non fermare le aziende.
mi ritrovo anche io su quel che dici sul carattere ancora sperimentale dei vaccini. però oramai è un anno che si usano, ed è vero che negli USA ne hanno convalidati qualcuno. mi pare che sia giunto il momento di venire giù dal fico e sciogliere le riserve; se questo non avviene, il dubbio ce ci sia qualche magagna che si preferisce non far emergere è legittimo.
2 bis. sull’ivermectina non mi pronuncio. vedo una dichiarazione dell’AIFA del marso scorso che servivano ulteriori studi: sono passati otto mesi; questi studi dove sono?
vedo sicuramente una certa sciatteria probabilmente non casuale nello studiare farmaci alternativi ai vaccini (fino a che Pfizer non venderà i suoi a 700 dollari per ciclo), però tendenzialmente non mi convince l’idea che esistano già farmaci sicuramente efficaci e senza controindicazioni che vengono tenuti nascosti.
vero però è anche che nessun grande politico è morto di covid e se la sono cavata proprio tutti, Powell a parte, ma era in pensione. quindi resta qualche dubbio su farmaci già esistenti, ma costosissimi.
però se mi dai altri dati, sono pronto a rivedere le mie opinioni.
3. i tamponi gratis sono la norma in Europa a quanto so, magari fino a che non si è diffusa la magnifica idea del greenpass; in Italia occorreva un ministro di sinistra come Speranza a fare da foglia di fico e a metterli a pagamento!
io che posso, faccio obiezione di coscienza completa, e non solo rifiuto i vaccini attuali, ma rifiuto anche di pagare il greenpass; così non saprò mai se avevo fatto oppure no il covid a fine novembre 2019 quando sono stato malissimo; certo che un mio amico che uscì con me a fare una passeggiata a gennaio e che subito dopo si prese la tosse, il tampone l’ha fatto e gli hanno detto che in quel periodo probabilmente si era davvero preso il covid.
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L’ha ripubblicato su Buseca ن!.
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Incolpare una minoranza di tutti i mali è uno sport molto antico.
Io ho sentito sulla ia pelle questa frustrazione generale quando durante il lockdown appartenevo alla minoranza dei runner che scovavano ogni cavillo per per farsi una corsetta all’aperto. Ho percepito un’odio tanto forte quanto ingiustificato. Insultati per strada e sui social come se fossimo degli stupratori di bambini.
Anch’io vorrei aver scritto questo post.
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Mentre lo leggevo mi sembrava anche di averlo scritto… una maggioranza spaventata e rancorosa impaziente di schiacciare la minoranza, mors tua vita mea. Dall’una e dall’altra parte frange ignoranti e fanatiche, radicalizzate, tetragone e ostili ad ogni ragionamento, l’una contro l’altra armate. Si salvi chi può (ma prima è imperativo salvare il Natale).
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lo spirito sarcastico non ti manca. non è più sicuro che una risata li seppellirà, come si diceva nel Sessantotto, magari seppellisce prima noi. ma in ogni caso è sempre meglio morire ridendo, ahah.
anche a me sarebbe piaciuto pensare di averlo scritto io quel post, ma via via che lo leggevo mi rendevo conto di non essere così bravo… 😉
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ottimo!
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Sposo tutto! 👏👏👏
Giubbe rosse è uno dei canali seguitissimi su Telegram 😁
L’ultimo paragrafo è, ahimè, profondamente vero.
Per quanto riguarda il “bene comune”, secondo un avvocato la si potrebbe paragonare a una fictio iuris, una cosa che si nomina, ma che non esiste nella realtà come invece esiste il bene pubblico e il bene privato o come il demanio e la proprietà privata. Questa categoria di finzione giuridica in sostanza non corrisponde ad alcuna realtà e non è assolutamente identificabile. Diciamo che è alla stregua di una ideologia attraverso la quale si impone alla persona una sudditanza a un valore superiore indefinito ed indefinibile, e in virtù della quale viene dunque soppresso il valoro fondante della democrazia, ossia il principio naturale prima che giuridico dell’uguaglianza degli uni verso gli altri, e quello della sovranità fisica e spirituale che è espressione e fondamento della libertà. Nessun essere umano è tale se non è libero e questo è il fondamento della dignità umana ossia dei diritti umani.
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bellissimo. la tua concisa e precisa trattazione mi fa quasi pensare che tu abbia studi giuridici alle spalle…
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