come stanno andando i vaccini (negli Emirati e in Israele): vade retro smart working – 96

gli Emirati Arabi Uniti sono un paese pilota nelle vaccinazioni, il secondo nel mondo dopo Israele in rapporto al numero degli abitanti (che sono quasi 10 milioni, un po’ di più che in Israele, dove sono più di 9 milioni), e soprattutto un paese pilota nella lotta alla pandemia; proprio ieri sera ho parlato con la mia figlia che lavora ad Abu Dhabi e ho qualche notizia di prima mano.

le vaccinazioni sono iniziate qui addirittura a settembre (ma in via sperimentale a luglio) e ad oggi hanno coinvolto – mi dice – più di metà della popolazione; il vaccino che ha fatto lei è cinese e di impianto tradizionale; ma i vaccini disponibili sono quattro: quindi ho sottomano un osservatorio sicuramente privilegiato.

su come stanno andando la stampa locale è reticente, martella soltanto sul dovere di vaccinarsi: mia figlia sa soltanto che dal punto di vista pratico la campagna vaccinale così avanzata non ha cambiato assolutamente nulla nella vita delle persone: le rigide misure preventive sono tutte in vigore.

vado io, allora, a controllare i numeri su wikipedia: a metà agosto i casi positivi verificati erano circa 250 al giorno, in un paese dove i tamponi si fanno a tappeto e con grande periodicità; sono saliti attorno a 1.500 fino al 20 ottobre.

poi gli effetti della vaccinazione di massa hanno cominciato a farsi sentire, credo: nel senso che gli infetti registrati si sono stabilizzati attorno ai 1.200 al giorno e alla fine di dicembre si erano ridotti a circa 1.000.

ma da allora, nonostante le vaccinazioni, la situazione è drasticamente peggiorata fino a 4mila casi al giorno a fine gennaio; mia figlia indica una causa molto chiara: l’emirato di Dubai, che vive di turismo di alta classe, ha avuto un dicembre di fuoco: mezzo mondo vip era lì a fare shopping, perché in questo consiste soprattutto il turismo di Dubai, e moltissimi erano gli italiani, e l’infezione ha dilagato fino a raggiungere i 4mila nuovi casi al giorno.

oggi la pandemia negli Emirati è di nuovo un poco in riduzione, ma siamo attorno ai 3.500 nuovi casi al giorno e l’effetto delle vaccinazioni non si vede, a meno di non volere ammettere che altrimenti si sarebbe stati nel pieno di una catastrofe senza nome.

l’andamento dei morti da covid negli Emirati è stato analogo: da 1 al giorno circa ad agosto, a circa 4 tra ottobre e dicembre, e poi una relativa impennata fino ai circa 15 al giorno di adesso.

. . .

certo, queste sono cifre che sembrano un miraggio per noi (per restare in tema arabo): sarebbe, in proporzione, come se da noi ci fossero 90 morti al giorno e non i circa 300 a cui ci siamo abituati senza troppo disagio.

scusate una divagazione: 300 morti al giorno di covid in Italia abbiamo capito bene che cosa vuo dire? perché qui sembra che vadano bene, l’importante è che le rianimazioni non si saturino, e che la gente muoia ordinatamente.

bisognerebbe fare un esempio, per capire che cosa vuol dire: l’ultimo grande disastro aereo in Italia è stato vent’anni fa, quello di Linate, nel 2001, con 120 morti, che meritò i titoloni di prima pagina sulla stampa e in tv, e una forte emozione collettiva; noi oggi abbiamo circa tre disastri aerei di questo tipo ogni giorno e non ci fa più caso nessuno.

abbiamo una media di 12 morti al giorno in incidenti stradali, che fanno un po’ più di 4mila morti l’anno; ma con 300 morti al giorno di covid arriveremo a 100mila morti in un anno, e infatti la cifra l’abbiamo più o meno raggiunta dall’inizio dell’epidemia.

anche qui serve un termine di confronto: le vittime civili della seconda guerra mondiale, per i bombardamenti anglo-americani, furono 75mila: siamo già oltre.

. . .

già che ci sono, vado a controllare l’andamento dell’epidemia in Israele, il paese pilota mondiale delle vaccinazioni, con Pfizer, giusto per avere un altro termine di confronto: nessun quotidiano lo sta facendo, che io sappia: mi piglio la briga io.

il punto più basso della pandemia covid in Israele fu raggiunto il 16 giugno scorso: nessun morto – e non si parlava ancora di vaccini.

poi una crescita del numero dei morti fino al 12 ottobre, fino a 35 morti al giorno; segue una riduzione – senza vaccini – fino a circa 7-8 morti al giorno agli inizi di dicembre.

poi la curva diventa natalizia anche qui come negli Emirati, ma il Natale è evidentemente una festa pagana più che cristiana, e sale fino a 60 morti al giorno a fine gennaio.

in Israele la campagna vaccinale è iniziata il 20 dicembre, anche grazie al prezzo molto più alto pagato dal paese per il vaccino; a fine febbraio il numero dei morti si è ridotto a circa 35 al giorno. quindi il vaccino funziona?

diamo per scontato che serva un mese per vedere i primi effetti di questa campagna, e quindi è probabile, ma quanto conta anche il rigidissimo lockdown concomitante di cinque settimane, col divieto di allontanarsi da casa per più di un chilometro e di trattenersi in case altrui?

a me pare difficile dirlo, obiettivamente: ma il lockdown è stato tolto all’inizio di febbraio e negli ultimi giorni il numero dei morti sta dando segno di risalire.

ma quanto conta, in senso contrario, la fermissima opposizione, ai vaccini e alle misure anti-covid in genere, dei gruppi fanatici dell’ebraismo integrale?

. . .

insomma sembra evidente (a me) che lo strumento principale per combattere il contagio sono tuttora le misure sociali e che le vaccinazioni non sono risolutive, almeno in questa fase.

quindi non sappiamo ancora se la pandemia sia soltanto una breve parentesi nei cambiamenti che porta alle nostre abitudini sociali oppure l’anticipazione e l’accelerazione di nuove tendenze che le cambieranno in profondità.

la mascherina diventerà, ad esempio, un elemento permanente del nostro abbigliamento oppure tra qualche mese potremo farne a meno? i cinema riapriranno mai, oppure l’unico modo di vedersi un film sarà a casa propria in streaming? che è come dire, per me, uccidere il cinema stesso, perché la differenza in fondo è la stessa che c’è tra vedere rappresentato un dramma a teatro o leggerselo a casa propria. ma, soprattutto, si lavorerà ancora stabilmente da casa oppure no?

dovrebbero essere i vaccini a tirarci fuori da queste nuove incerte prospettive, ma sarà così? se lo augurano soprattutto coloro che non vedono l’ora di tornare alle vecchie abitudini della Dolce Vita, vera e autentica religione nazionale, sotto il velo dell’ipocrisia cattolica (con tutto il mio rispetto a chi crede davvero e ipocrita non è): talmente voglioso, da praticarla comunque da subito e votarsi al contagio, che certamente riguarderà qualcun altro, che cazzo vuoi che sia.

. . .

su un punto, comunque, qualcuno si augura che non si ritorni al passato: il lavoro.

ma su questo si sta creando una pericolosa spaccatura sociale che ripropone quasi la classica divisione di classe: da un lato i lavoratori manuali, che non devono prestare la loro opera sul posto, fisicamente, e dall’altro gli impiegati ed affini, che possono lavorare anche a distanza, almeno in parte.

e questo è un problema non da poco per la qualità delle relazioni sociali.

ma contro il lavoro a distanza si sta muovendo proprio il settore dove esso può essere praticato più facilmente, cioè il mondo della finanza: il capo della Goldman Sachs si è spinto a definirlo di recente un’aberrazione che correggeremo il prima possibile: inadatto alla nostra cultura aziendale, non può diventare la nuova normalità; i dipendenti di questa ditta devono tornare in ufficio, dopo che per tutto il 2020 l’azienda ha funzionato con meno del 10% del personale in ufficio.

il lavoro a distanza mette in crisi, secondo lui, una cultura dell’apprendistato innovativa e collaborativa: Non voglio che un’altra classe di giovani arrivi a Goldman Sachs in estate da remoto.

anche l’amministratore delegato di JP Morgan afferma che lavorare da casa ha avuto un effetto negativo sulla produttività; e insomma il mondo della finanza americano non vede l’ora che il vaccino permetta ai dipendenti di tornare in ufficio.

ma è evidente – secondo me – che queste aziende si preoccupano anche degli effetti negativi della tendenza dal loro punto di vista, cioè positivi dal punto di vista ambientale ed umano: meno spese di trasporto, meno consumo di combustibili, cambiamenti radicali del mercato immobiliare, col crollo dei prezzi degli uffici e degli appartamenti in zone centrali; già si registra una certa tendenza ad abbandonare le città, dove possibile: con quali conseguenze sociali?

insomma, se troppa gente lavora da casa, che fine fa tutta una enorme economia che vive dello spreco di risorse e di tempo che dipendono dal trasferimento casa lavoro e viceversa?

ma basta anche una radicale riduzione di questi tempi e di questi consumi per avviare un vero e proprio tsunami economico, che potrebbe ricordare il ciclone suscitato dal battito di una farfalla dell’Amazzonia in un racconto di Borges.

insomma, secondo i big della finanza mondiale i vaccini serviranno anche a farci tornare a lavorare in ufficio al più preso.

. . .

entusiaste del lavoro da remoto, che moltiplica le loro possibilità di fare affari, invece, Microsoft, Facebook e Twitter, che hanno tutte annunciato che il personale avrà la possibilità di lavorare da casa in modo permanente; Facebook prevede che fino a metà del suo personale potrebbe lavorare da remoto entro cinque-dieci anni.

e Amazon e simili? commercio a distanza e lavoro a distanza, salvo che per i poveri galoppini che devono portare in giro le merci; ma potrebbero essere presto sostituiti da droni, che non faranno mai rivendicazioni sindacali…

però, odi malizia e capisci meglio perché: secondo Facebook i lavoratori a distanza dovrebbero ricevere una retribuzione inferiore, se possono abitare dove il costo della vita è inferiore rispetto a San Francisco e alla Silicon Valley.

Zuckerberg si conferma sempre il più ottuso: se diminuisce anche le retribuzioni considerando i risparmi di spesa per lui, legati al lavoro da remoto, non fa altro che accentuare la tendenza ad una deflazione economica sempre più marcata.

. . .

insomma, a parte gli altri disastri, il covid ci sta sospingendo comunque verso una nuova povertà e sposta enormi risorse finanziarie, viso che c’è chi sui vaccini realizza enormi profitti e dunque accumula risorse sottraendole ad altri.

per ora la stampa frenetica di denaro da parte delle banche centrali sta mascherando gli effetti economici profondi di questa crisi, ma dovrebbe essere abbastanza ovvio che si tratta di palliativi temporanei.

infatti dalla Germania sta ripartendo l’inflazione, come è ovvio che sia: se più denaro circola, il valore del denaro diminuisce e i prezzi aumentano.

inseriamo nel quadro covid anche questa prospettiva e proviamo a vaccinarci anche contro l’inflazione e la povertà

36 commenti

  1. A che percentuale di popolazione vaccinata sono in Israele e negli Emirati? Perché una valutazione dell’efficacia secondo me non ha senso, se non si è vaccinato almeno il 90% della popolazione. Senza considerare poi che rimangono pur sempre delle sacche di non vaccinati (tipo i turisti, appunto… e vorrei fare una riflessione più larga sul fatto che gli Emirati coccolino i turisti quanto “picchiano” i residenti).

    Riguardo l’entusiasmo per il lavoro da remoto di Facebook e Google… credo dipenda anche dal fatto che Facebook e Google hanno pochissimi dipendenti. E lo scontro “lavoratori in presenza/lavoratori da remoto” rischia di creare l’ennesima spaccatura che favorisce i soliti noti, e cioè i padroni.

    Piace a 1 persona

    • le percentuali le ha precisate Andrea c. nel suo commento, e non ho motivo di pensare che non siano attendibili; io ero stato a quella che mi aveva dato mia figlia dal posto per gli Emirati, senza verificarla ulteriormente, e mi aveva detto più di metà; sapevo anche che Israele era ancora più avanti. ora Andrea parla invece del 22% e del 38% di vaccinati con doppia dose, che sono percentuali ancora basse.
      però non sono d’accordo con te che anche queste percentuali non debbano influire sui dati di diffusione della pandemia – soprattutto se oggi se ne rivendica l’efficacia anche già dalla prima dose (mia figlia ad Abu Dhabi ha comunque già fatto anche il richiamo): dovrebbero abbassare il tasso di contagio circa del 22% e del 38% no? sempre che siano efficaci sui contagi. e se non lo fanno in maniera visibile, sorge qualche dubbio sul fatto che impediscano il contagio; se poi non si discosta significativamente neppure il numero dei morti…
      insomma, io non credo che per ora ci si debba misurare col cosiddetto effetto gregge, che in fondo è un’invenzione o una scoperta piuttosto moderna: lo scopo principale e classico di una vaccinazione è quello di non far ammalare chi la fa, vero? aggiungiamo che l’effetto gregge, per questo virus, è più una vaga speranza ancora, che un qualche obiettivo certo, considerando il gioco delle varianti. e infine non è che l’effetto gregge scatta magicamente – quando c’è – tutto di colpo, al raggiungimento di una percentuale fatidica; credo che anche lui si sviluppi via via, con una salto di qualità quando raggiunge una massa critica, ma con qualche effetto minore anche precedente, no?

      sullo smart working: esiste certamente il rischio di una spaccatura nel mondo dei lavoratori dipendenti tra “privilegiati” che possono lavorare da casa almeno alcuni giorni la settimana e i gruppi che invece devono lavorare sempre in presenza, e l’ho accennato anche io nel post. ma sarebbe suicida ricavarne la linea “politica” che livella tutti alla condizione peggiore per evitare discriminazioni che favoriscono i padroni. anzi, è proprio questa linea che li favorisce.
      la linea, come accennavo, deve essere opposta, e, partendo dal riconoscimento del maggior disagio dei lavoratori in presenza, deve riconoscere loro altri tipi di compensazione, ad esempio far rientrare nell’orario di lavoro i tempi di trasporto sul luogo di lavoro e magari aggiungere anche delle specifiche indennità a compensazione dei costi aggiuntivi.
      naturalmente mi limito a vaghi accenni sulla direzione da prendere, secondo me: ovviamente tutta la questione andrebbe approfondita meglio.

      "Mi piace"

      • La statistica epidemiologica non è così semplice, ed io non l’ho mai studiata così approfonditamente da poterti rispondere. Ma credo che la risposta sia no, non ci si può aspettare che se vaccini il 30% della popolazione, i contagi calano del 30%. È tutto assai più complicato di così, anche per le caratteristiche del Covid (anche, banalmente, per i superdiffusori).

        Sono d’accordo, ma io credo che anche il lavoro da casa abbia i suoi grossi disagi (non ultima l’assenza di differenziazione tra luogo del lavoro e luogo del relax); inoltre, la risposta giusta a Google che dice che siccome i suoi lavoratori in smart working pagano di meno le case, allora devono essere pagati di meno, dovrebbe essere: ah, quindi ora Google mi pagherà la casa?

        "Mi piace"

        • molto interessante, grazie.
          anche se nella mia ignoranza, non capisco bene. però è vero che anche la teoria della relatività e la fisica quantistica sono contro-intuitive.
          bisogna dunque ammettere che, se non fa più presa su un 30% della popolazione, il virus attacchi di più il restante 70%?
          credo che questo potrebbe appunto spiegarsi soltanto con la formazione di varianti, che peraltro non dipendono esclusivamente dai vaccini, ma da qualunque forma di immunità acquisita.
          in poche parole, via via che infetta la popolazione e diffonde l’immunità, il virus deve anche mutare per potersi diffondere ancora e anche infettare di nuovo chi ha già colpito una volta.
          non tutti i virus sono capaci di farlo, ma questo maledetto sì.
          per questo la guerra dei vaccini è una guerra che sembra persa in partenza.

          ma in giornata penso di scrivere un post intero sull’argomento. ciao!

          – quanto allo smart working, sono tendenzialmente favorevole, come sai: ad uno smart working parziale, che non elimini del tutto il rapporto con l’ufficio, ma questo comporta anche un grosso ripensamento del rapporto di lavoro e delle sue forme contrattuali.
          il datore di lavoro dovrebbe ovviamente fornire lo strumento di lavoro e anche un contributo parziale alle spese di abitazione, dove risparmia in spese di locazione degli uffici (così come dovrebbe farsi carico delle spese di trasporto, per chi lavora in presenza).

          scusa se sono presuntuoso: Marx si è lambiccato tanto il cervello con la teoria del plusvalore e della caduta tendenziale del saggio di profitto, ma gli è sfuggito (forse era succube senza saperlo degli economisti classici) il carattere di pura rapina del capitalismo, semplice e molto più evidente: rapina delle risorse naturali, ad esempio (nessuno pensa di far pagare ai cosiddetti produttori i costi ambientali della loro attività, ma a questi temi Marx era totalmente insensibile); oppure rapina dei tempi di lavoro, ben oltre quanto indicato da Marx: perché anche i tempi per recarsi a lavorare sono lavoro, e lavoro non retribuito.

          "Mi piace"

  2. Guarda che anche in Israele la popolazione pienamente vaccinata (con entrambe le dosi) è solo il 38%, negli Emirati Arabi il 22%. Sulle sottopopolazioni già vaccinate l’effetto si vede, mentre sulla popolazione totale sappiamo già in partenza che la cosiddetta “immunità di gregge” necessita almeno del 70% di persone totalmente vaccinate, quindi di cosa stiamo parlando? Di un mancato miracolo?
    Soltanto i nostri giornali spazzatura ci hanno presentato i vaccini come un rimedio miracolistico, ma neanche gli scienziati più ottimisti sulle vaccinazioni (tipo Burioni) hanno mai promesso l’estinzione dell’epidemia con solo un 20-30% di vaccinati (che è tanto rispetto al 2-3% di vaccinati nei paesi Europei, ma non si avvicina ancora al minimo teorico per fermare l’epidemia)

    "Mi piace"

    • probabilmente la differenza tra la percentuale che mi dai tu per gli Emirati e quella che mi ha dato mia figlia, che vive lì, si spiega col fatto che tu ti riferisci a chi ha fatto entrambe le dosi e lei invece a chi comunque ha fatto almeno un vaccino – cosa che, a stare ai nostri media, dovrebbe già garantire l’immunità.

      nel mio post io non mi sono posto affatto dal punto di vista dell’effetto gregge, di cui si sa ancora troppo poco per questo tipo di vaccini, ma sulla nuda influenza sulla diffusione dell’epidemia – che dovrebbe pure farsi sentire se oramai è vaccinata circa la metà della popolazione. logico aspettarsi che almeno il tasso di contagio si dimezzi, no? sempre che il vaccino impedisca i contagi.
      ecco, il mio punto di osservazione in questo post è questo.

      l’effetto gregge si ha soltanto quando la vaccinazione, metti, del 90% della popolazione produce un abbattimento dei contagi non del 90%, ma del 100% e mi sembra totalmente prematuro parlarne oggi.

      in effetti volevo appunto evidenziare quello che dici anche tu: che gli effetti miracolistici non si vedono proprio, ma questo non impedisce ai nostri media spazzatura di continuare a parlarne, anche nascondendo e mistificando i dati, mi pare.

      Piace a 1 persona

      • La mia fonte è questa https://ourworldindata.org/grapher/share-people-fully-vaccinated-covid?tab=chart&stackMode=absolute&time=latest&region=World

        “l’effetto gregge si ha soltanto quando la vaccinazione, metti, del 90% della popolazione produce un abbattimento dei contagi non del 90%, ma del 100% e mi sembra totalmente prematuro parlarne oggi.”

        Mantenendo le misure di contenimento in atto, l’effetto gregge (ammesso e non concesso che il vaccino sia davvero in grado di bloccare la replicazione del virus, anziché prevenire solo i sintomi) dovrebbe verificarsi anche prima, forse anche con solo un 30-40% di popolazione immune. Ma comunque non sarebbe un effetto visibile da un giorno all’altro, credo che servano settimane o mesi per arrivare all’azzeramento dei contagi!

        Mentre l’effetto sulle ospedalizzazioni e sulla mortalità sembra già evidente: https://www.bmj.com/content/372/bmj.n567

        Ma non si sa se reggerebbe anche alla variante sudafricana, o a nuove eventuali mutazioni del virus!

        "Mi piace"

        • grazie del link, forse lo avevo già visto, ma non memorizzato; ora saprò dove trovarlo.

          grazie anche del commento, ma ripeto che è una fallacia logica evidente attribuire soltanto al vaccino l’effetto di vaccinazioni svolte in concomitanza con lockdown duri (ma perfino se fossero blandi). questo modo di presentare le cose è chiaramente prpopagandistico.
          per capire la vera efficacia dei vaccini in se stessi dovremo attendere di misurarne gli effetti quando verranno somministrati in regimi di vita normali.
          la mia ipotesi di lavoro è che i vaccini vadano appunto somministrati assieme a lockdown duri (ma differenziati per aree) per potere essere efficaci, almeno in questa fase: e per efficacia non intendo la riduzione dei morti e dei contagi, ma proprio la loro completa eliminazione, che è un obiettivo possibile, come dimostrano in Oriente gli stati che si definiscono comunisti e che avevamo raggiunto anche noi all’inizio dell’estate.

          "Mi piace"

          • Per come la vedo io ci dovrebbe anche interessare l’efficacia dei vaccini in combinazione con restrizioni “leggere”, perché lockdown draconiani per ovvi motivi sociali ed economici non sono più fattibili, ergo se le vaccinazioni ci permettessero di arrivare a covid zero con restrizioni da zona arancione sarebbe comunque un eccellente risultato!
            E abbattere la mortalità dell’80-90% anche senza arrivare a zero, non mi pare un risultato così disprezzabile.

            Il vaccino non fa miracoli, ma senza vaccino non se ne esce proprio(se non dopo che si saranno ammalati quasi tutti, e con molti più morti), è questa la realtà. I Paesi che stanno vaccinando a tutto spiano non sono scemi!

            "Mi piace"

            • come dici tu, restrizioni leggere potenziano il possibile effetto gregge che si auspica sia indotto dai vaccini (vedi il post che ho appena scritto, dove cito uno studio di Science).

              questo mio post, a questo punto è una specie di rettifica, perché prende atto dell’impossibilità di una eliminazione definitiva del virus e prova a cominciare a riflettere che cosa può significare doverci convivere a lungo: certo non può voler dire accettare 350 morti al giorno.

              comunque non ho mai sostenuto che i vaccini siano del tutto inutili: ho sostenuto che di alcuni, impostati in modo nuovo, non conosciamo gli effetti a medio e lungo termine: e che semplicemente fa propaganda chi dà per certo che producano immunità di gregge, in assenza di verifiche sul punto. è possibile, anche probabile, ma non certo, se si mette in gioco il meccanismo infernale delle varianti.
              e auguriamoci che, da apprendisti stregoni, non arriviamo a creare il meccanismo che produrrà anche qualche variante davvero cattiva

              – forse dopo che abbiamo anche prodotto il virus stesso…
              – a proposito: leggevo poco fa un dato impressionante: in Russia molti non vogliono vaccinarsi perché pare che il 64% sia convinto che il virus è stato creato in laboratorio per scopi militari. alla faccia del complottismo occidentale!

              Piace a 1 persona

              • Per quanto riguarda la Russia, credo la sfiducia nel vaccino sia dovuta alla diffidenza verso le istituzioni, che accomuna più o meno tutti i paesi ex sovietici. Una mia conoscente mi diceva che anche in Romania molti non si vogliono vaccinare, perché avendo memoria dell’estrema corruzione del sistema sovietico non si fidano delle istituzioni sanitarie, e molti muoiono a casa perché sono convinti che negli ospedali uccidono i malati di covid per incassare più soldi.
                Una bufala che girava anche in Italia, solo che da noi a fesserie simili ci credono solo una minoranza di sciroccati, mentre in Romania bufale del genere godono di una certa popolarità!

                "Mi piace"

  3. Sai che uno dei motivi per cui criticavo Draghi per il troppo affidamento ai vaccini era proprio l’impressione che abbiano un impatto marginale e che almeno gli attuali non riusciranno a fermare il virus. Ma non intendevo sbilanciarmi perché continuano a pubblicare articoli lodando i vaccini e il loro perfetto funzionamento.

    "Mi piace"

    • io sono più facile a sbilanciarmi di te, evidentemente 🙂 – però neppure io voglio sbilanciarmi; raccolgo dati e aspetto per un giudizio definitivo (faccio con i vaccini come con Draghi, eheh).
      i dati sull’andamento dell’epidemia nei vari paesi sono però facili da consultare con google, e combinarli con le decisioni dei governi sulle vaccinazioni ed altro non è difficile.

      perché non fai altrettanto con Scozia ed Inghilterra? forse troverai delle notizie più confortanti.
      magari da qualche parte troviamo la prova che i vaccini funzionano davvero pienamente anche adesso e con una dose sola su due; e dove meglio che in Inghilterra?, che attribuisce alla brexit i suoi successi vaccinali – ma la brexit non c’entra affatto, comunque.

      "Mi piace"

      • Gli inglesi cantano vittoria ma è davvero finita? Ho un sospetto. E se la variante Inglese molto più contagiosa li avesse immunizzati più del vaccino? (tra l’altro Astra Zeneca non funziona pare con la variante inglese). Sarebbe un’ottima e cattiva notizia allo stesso tempo. Ottima perché la pandemia si spegnerà da sola. Cattiva perché accelererà il percorso dell’epidemia con picchi più repentini e drammatici. Non mi sbilancio però, potrebbe essere una ipotesi completamente fuorviante.

        Tra l’altro Smart Working… sai un po’ com’è andata a me. Aggiungerei che ora mi odiano un po’ haha. Non dico di più che poi magari mi scoprono.

        "Mi piace"

        • il post sulla situazione inglese è in costruzione, te lo anticipo, e conto di pubblicarlo come post del giorno. e ti anticipo anche che a questo punto utilizzerò anche il tuo commento, eh eh.

          fai bene a restare coperto: e, comunque, viva lo smart working, dove si può! 🙂

          "Mi piace"

          • Ma se fai di tutto per farmi saltare la copertura da Batman haha…

            Rischi di rovinare il post con teorie non proprio fondate. Si tratta pur sempre di una impressione superficiale.

            "Mi piace"

  4. Ho trovato assai più che interessante la tua riflessione sull’andamento delle vaccinazioni in Israele. Non posso aggiungervi altro.
    Credo che altre se ne debbano fare per cercare di capire come vi siano aree – e non riferibili a sperdute isole del Pacifico – in cui sembra che vi sia una sorta di barriera endogena alla penetrazione del contagio. Ma questo è un altro discorso.
    Trovo pure puntuale il tuo ragionamento sullo smart working. In effetti si capisce poco la ragione per cui non sia incentivato, ed al di là della pandemia. Persino di recente, il MIUR ha insistito perché i docenti in didattica a distanza la svolgessero da scuola e non da casa. Io quest’anno – ancora -, a parte una quarantena cui sono stato costretto per un contatto in una mia classe, dunque per un periodo breve, per fortuna non sono stato costretto a farla. Poi c’è stata una retromarcia poiché davvero si sarebbe prefigurato un atteggiamento sol che vessatorio (che s’andrebbe ad assommare ad altre, ad esempio il piano vaccinale).
    Ma se ci pensiamo bene esistono centinaia di migliaia di persone, sia nel pubblico, sia nel privato, per cui basterebbe collegarsi da un terminale senza colpo ferire anche da casa per svolgere in egual modo il proprio lavoro. e questo, come giustamente sottolinei, eviterebbe spostamenti, dunque ridurrebbe i danni ambientali, pure i costi di gestione dei servizi pubblici.
    Credo vi siano due ragioni di fondo: la prima attiene all’organizzazione del lavoro (ed alla concezione che se ne ha in certi ambienti), che seppure si evolve tecnologicamente, richiede un’azione poco più che feudale di controllo sul lavoratore; l’altra, che già puntualizzavi, è che chi si muove consuma, dunque incrementa il PIL, a scapito dell’ambiente e della propria qualità della vita.
    Ma di questo, a quanto pare, importa poco a molti.

    Piace a 1 persona

    • 1. effettivamente questa pandemia è una sfida continua all’intelligenza: perché le curve dell’andamento della pandemia da luglio sono sostanzialmente simili negli Emirati, in Israele e in Italia, anche se i primi hanno iniziato a vaccinare da luglio, il secondo da dicembre e noi da gennaio? che cosa spiega davvero l’andamento abbastanza omogeneo dell’epidemia, nonostante variazioni locali non sostanziali? non può essere il clima, dato che negli Emirati corrisponde a quello di un inizio estate e anche quello di Israele dell’Italia sono differenti. non sembrano essere le abitudini sociali, dato che si tratta di tre stati di religione diversa, con diverse festività e riti… certamente contano in maniera decisiva le forme di distanziamento sociale: ma queste spiegano la riduzione dei contagi, non del tutto il loro sviluppo impetuoso.

      2. sulla smart working hai aggiunto considerazioni che condivido completamente: in Italia manca una cultura delle relazioni del lavoro e soprattutto la capacità di esercitare forme di controllo di qualità vera del lavoro, in un ceto dirigenziale selezionato spesso per affinità familiari, amicali o clientelari. ma non mi dilungo su cose che hai già detto bene tu.

      3. sulla didattica a distanza, sono ancora ai punti salienti dell’esperienza che feci gli ultimi due anni della mia attività di preside di uno dei tre licei scientifici italiani coinvolti dal ministro Profumo (governo Monti) in un progetto molto impegnativo di scuola digitale; la didattica a distanza non è trasmettere da casa delle lezioni tradizionali via social; la vera didattica a distanza la si fa a scuola (in condizioni normali, ovviamente), usando internet come strumento di apprendimento; è didattica a distanza vera se il mondo esterno alla scuola viene fatto entrare, grazie alle connessioni rese possibili dalla telematica, e diventa momento di formazione. la vera didattica a distanza la vidi in una scuola finlandese vicina al circolo polare (Paltamo), che visitai nel 1994, se non ricordo male: i ragazzi col loro insegnante si collegarono con una navicella spaziale della NASA in orbita attorno alla terra e dialogarono con gli astronauti.
      l’insegnante che fa la lezione davanti alla cam non sta facendo didattica a distanza, sta facendo una lezione a distanza, ed è un’altra cosa. e in questo caso la distanza fisica è un drammatico impoverimento, la distanza diventa anche psicologica… – questa è una deprivazione forse resa necessaria dalla pandemia (non ci credevo, ma alcuni dati recenti sembrano confermarlo), ma è soltanto didattica distanziata, cioè depauperata.

      Piace a 1 persona

  5. Grazie Mauro per questa grandissima informazione!

    Per quanto riguarda il lavoro a distanza penso a tutte quelle persone che lo hanno svolto da casa, e anche bene, e che invece ora essendo cambiate molte regole (notizie da un mio parente lontano) sono dovute rientrare al lavoro pur essendo soggetti a rischio (… però ‘non tanto’ per le nuove leggi. Insomma… Ora se non sei ‘quasi morto’ non puoi avere la possibilità di lavorare in casa).

    È tutto molto complesso e difficile!
    Ieri sono uscita per andare al banchetto che raccoglie le firme per la proposta di legge popolare contro la propaganda fascista e nazista.
    Ho dato per un po una mano ad amici che erano lì poi sono andata via. Devo dire che la maggior parte della gente che passava e che si fermava aveva la mascherina. Nei gazebo dei bar all’aperto, quasi nessuno… e non ho visto controlli… mi sento male anche a scriverlo.

    Ciao, un saluto!

    Piace a 1 persona

    • cara Rosalba,
      a mio parere è in atto un tentativo di ridimensionare il lavoro a distanza, in parte per i motivi che ho esposto nel post, in parte per altri che indica chiedoaisassichenomevogliono nel suo commento.
      va da sé che il lavoro a distanza non può sostituire del tutto il lavoro in presenza, come forzatamente avviene per certi periodi della pandemia, e che momenti di socializzazione lavorativa sono indispensabili. non so se si creerà qualche movimento organizzato per rivendicare almeno quote di smart working, dove possibile.
      un forte incentivo potrebbe essere rappresentato dal considerare almeno in parte tempo lavorativo quello impiegato per recarsi al lavoro: dico che ad esempio almeno un’ora al giorno di tempi di trasporto dovrebbe essere riconosciuta a chi lavora in presenza; questo spingerebbe le aziende a favorirlo, anziché boicottarlo come ora; allo stesso modo dovrebbe essere previsto che almeno un giorno la settimana di lavoro sia svolto in presenza, in situazioni ordinarie.
      scusa se ho usato il tuo commento come spunto per provare a raccogliere le idee in merito.

      vedo che hai una vita sociale anche impegnata politicamente; io ho impiegato parte della mattina ad aiutare il muratore a liberare una cantina da materiali di cantiere, che riutilizzerà per sé, e parte del pomeriggio a segare travi scartate da lui perché difettose, sia per liberare il cortile, sia per farne legna da bruciare nel camino: sono attività straordinariamente rilassanti… 🙂

      Piace a 1 persona

      • grazie Mauro a te e a Chiedoaisassiche nomevogliono! Vi seguo per capire meglio la complessità di questi ridimensionamenti, o difficili trasformazioni, voi avete una visione più completa della mia.

        Politica? No, in realtà ieri ero andata per firmare ma poi mi sono fermata un po’ per parlare con amici che erano li, visto che di persona ormai ci vediamo raramente,

        Il mio impegno ‘politico’ è soprattutto seguire una grande Ricerca scientifica profondamente umana, della quale qualche volta ho parlato (compreso Left che è un’altra cosa, siamo al di fuori di ‘beghe’ politiche. Left… ma ricerca o creazione di una Sinistra che ancora non c’è).
        Molti incontri che prima si facevano nelle librerie o in altri luoghi, e che creavano un grande movimento, ora,
        in attesa che passi questo periodo, si svolgono sul web, ma è bello anche cosi, poi ognuno ha la sua realtà e le sue difficoltà, siamo tutti un po’ stravolti, ma resistiamo.

        Non appartengo, né frequento sezioni di partito (veramente mai frequentate. Le ‘parrocchie’ non mi sono mai piaciute perché le sentivo ideologiche e soffocanti. In questo non sono stata mai una ‘sessantottina’ o peggio ancora una ‘settantasettina’. Non mi piaceva, e mi faceva star male, quel modo di fare che nascondeva, in quella finta liberta-che distruggeva anche molti rapporti umani- una mancanza profonda di identità).
        Non è un discorso moralista ma Io sono cresciuta cercando la mia identità-di donna. Non è stato facile ma col tempo ci sono riuscita.
        Non ho tessere, nemmeno quelle del supermercato :-).
        L’unica che ho rinnovato è quella dell’Anpi).

        Qui, se marzo non ci fa qualche scherzo, è ormai primavera, ed è bello ricominciare ad uscire e riscoprire le cose belle e preziose che ci sono, ovunque.

        Tu tagli la legna, 🙂 io non lo potrei fare, o meglio, non l’ho mai fatto, però è molto bella l’ idea del camino acceso.

        Io mi diverto a curare le mie piante che ormai si sono trasformate in piccoli giardini pensili. :-).
        Nasciamo uguali e allo stesso modo, però ci differenziamo (oltre al fatto che siamo uomini e donne) per le nostre storie.
        Storie diverse, ricchezza umana.

        Spero che non mi bannerai dopo questo bel papiro 🙂 🙂 🙂 🙂
        Ciao!

        "Mi piace"

        • e perché mai dovrei bannarti? è vero che spesso i miei rapporti con altri e altre blogger attraversano momenti tumultuosi che a volte si concludono con rotture (e a volte si cementano ancora di più), ma in vita mia ho bannato solo tre volte: un fascista amante del turpiloquio che mi fece per un anno o due un incredibile stalkeraggio, con insulti e insinuazione personali campate sul nulla, visto che non mi conosceva, e si spacciava per carabiniere o forse lo era anche; una tipa palesemente fuori di testa che inviava periodicamente deliri a sfondo religioso totalmente sconnessi sia linguisticamente che concettualmente ed appesantiva il blog; una blogger che aveva deciso di convertirmi al suo cattolicesimo integralistico e non voleva saperne di piantarla di mandarmi dei pistolotti odorosi di incenso, nonostante glielo avessi chiesto gentilmente varie volte e dopo avere tentato invano con lei una discussione che avesse un minimo di senso.

          non mi pare che tu rientri in nessuna di queste categorie, ahaha: quindi non dovresti correre rischi.

          non condivido il tuo giudizio sul Sessantotto, come è ovvio, forse, da ex-sessantottino impegnato a fondo in quel movimento di anni splendidi di speranza malriposte. ho oggi un giudizio anche critico su molti aspetti di quell’esperienza, ma non mi risulta che quel modo di fare nascondesse una mancanza profonda di identità, in quella finta libertà – che distruggeva anche molti rapporti umani, come dici tu. questo giudizio duro vale forse per alcuni gruppi particolari, ma non lo trovo giusto applicato al complesso del movimento: anzi, nel gruppo del Manifesto dove finii per convogliare la mia azione politica, non solo si costruirono splendide relazioni umane sul piano locale, ma erano belle persone anche i leader, alcuni dei quali conobbi personalmente: Rossanda, Magri, Parlato, e soprattutto Menapace, come ricordavo di recente.

          Piace a 1 persona

          • Forse per le donne è stato più difficile. Poi ero nel Sud … puoi capire. Uscivo dall’adolescenza e sentivo una grande forza dentro di me. molti amici piu grandi andavano a studiare a bologna e tornavano freddi ed anaffettivi. Mi salvò il lavoro. Mi tuffai nella scuola e andai avanti. Ho ritrovato il senso di una politica più profonda in, seguito, negli anni, spostandomi in Abruzzo, e conoscendo altre storie.
            Certo il Sessantotto aveva anche degli aspetti positivi, io li avevo sentiti ma è stato molto difficile navigare in quel mare, anche se il sogno era molto bello. Ora ho altre certezze, ho recuperato da molti anni la speranza e vado avanti, ciao!

            "Mi piace"

          • Menapace ❤ ed altre donne e compagne come lei splendide, perché non ideologiche, o almeno molto meno rispetto ad altre.
            Come ti ho raccontato dal mio punto di vista, e dalla mia esperienza, mi sono allontanata dal P.C.I. e abbastanza presto
            Pensa, nel periodo in cui Lotta continua- il giornale- stava per chiudere, noi e tanti altri ragazzi, lontanissimi da ideologie violente che incitavano all'odio verso le istituzioni e gli uomini che le rappresentavano (avevamo preso un'altra strada, quella di una bellissima Ricerca che rimetteva al centro dell'interesse l'essere umano con tutta la sua sensibilità, che Marx aveva intuito a diciannove anni e che aveva chiamato "la perla delle perle" nella sua bellissima lettera al padre … intuizione che poi perse strada facendo) aiutammo il giornale varie volte dando dei soldi per sostenerlo, quelli che avevamo, con ingenuità e pulizia, perché pensavamo che valesse la pena appoggiare un giornale che speravamo libero, che poi ci ringrazio con pochissime righe ma chiuse cmq.
            Noi avevamo già capito che il P.C.I. non aveva futuro. Allora che fare?
            Io non scelsi mai strade secondarie o pericolose.
            Continuai a navigare, insieme a tantissimi altri nel mare di quella Ricerca che ha superato tempeste infinite, e che ora è più viva che mai e che vedi anche in molti libri, o video, che condivido sul blog.
            Marx (il giovane!) è una bellissima memoria; la fine o la crisi della sinistra è una grandissima e profonda delusione piombata pesantemente come una frana, su una società che sperava in una svolta che c'era stata solo materialmente: occupazione, soldi, automobili, elettrodomestici … ecc. La conosciamo ma, l' interesse verso l'essere umano nella sua complessità, non solo con i suoi bisogni, ma anche con le sue esigenze, si è perso nel tempo …
            Ora stiamo a vedere cosa farà questa politica, ma io sono preoccupata come tanti, covid a parte.
            Ti parlavo di 'mancanza di identita' perché , la speranza di una vera 'libertà' venne tradita proprio dal p.c.i che si fermò solo alla soddisfazione dei bisogni materiali (anche se sono importantissimi) che non capì la grande forza dei giovani, l'ideale per realizzare finalmente una giustizia profonda. C'era 'ancora' Togliatti … e c'è sempre, purtoppo,

            "Mi piace"

          • il commento è partito da solo, ho raccontato un pezzo di storia importante, con la mia esperienza di ragazza e di donna in un tempo difficile.
            Per fortuna è passato, non lo rimpiango.
            Non ho mai perso la speranza per un mondo migliore, dove la cosa più preziosa rimane quella del rapporto interumano. Ciao!

            "Mi piace"

            • bel pezzo autobiografico, grazie.
              hai messo bene a fuoco certe differenze legate agli ambienti, al momento storico ed anche al genere.

              della cara Lidia ho un ricordo un po’ diverso, che non smette di essere affettuoso – sia chiaro. eravamo un gruppo di insegnanti e lei propagandava fra noi, con molto entusiasmo, ma anche ostinazione, all’inizio degli anni Settanta, le tesi di Ivan Ilich sulla descolarizzazione della società, che si univano a quelle di Pasolini, che voleva abolire la scuola media e la televisione per impedire l’asservimento alla società dei consumi dei suoi amati proletari e sotto-; noi reagivamo perplessi, ma alla fine ci adeguavamo, ahah.
              del resto gli ideologismi erano tipici di quegli anni anche troppo generosi di idee; il gruppo del Manifesto ne dava, credo, la versione meno schematica, ma che disastri altrove, negli altri gruppi che distrussero il movimento di massa del Sessantotto, che non era affatto ideologico!

              a parte questo dettaglio, che racconto un po’ ironicamente, per il resto mi ritrovo molto nella tua analisi: in particolare sul PCI, che non capì il Sessantotto, anzi lo rifiutò e lo abbandonò a se stesso e a quelle degenerazioni ideologiche di cui si diceva; il Manifesto nacque dal tentativo invece di dialogare ed immergersi in questo nuovo oceano di lotte generose e confuse, ma che cambiarono alcuni aspetti profondi della società italiana, prima che riprendessero il sopravvento le forze reazionarie, che ci hanno regalato l’invivibile Italia di oggi.

              solo, oramai sono molto più pessimista di te sulle possibilità di rigenerazione di questa società, che mi sembra oramai irrecuperabilmente tarata nel sistema dei media e nel condizionamento capillare che ha travolto ogni sistema di valori ideali, ogni rispetto delle persone e delle idee, e propone modelli degradati di comportamento, dove la prostituzione, l’uso delle sostanze, il cinismo e la violenza anche razzista sono diventati i valori dominanti, almeno nella proposta di chi li tiene sotto controllo.

              un caro saluto finale e un grazie rinnovato per questo costruttivo confronto!

              Piace a 1 persona

              • Grazie di cuore a te!
                Io ho conosciuto Lidia, ma non di persona, a Roma, negli ultimi anni della sua vita, e non sapevo del suo passato, delle tesi di Ilich e del rapporto con Pasolini che io, inconsciamente rifiutai, senza sapere niente all’inizio, della sua storia. Non mi piaceva il suo sguardo, i suoi occhi erano terribili e vuoti, lontani. Come donna lo avvertivo.
                Lo rifiutavo senza sapere il perché … perché che invece ho compreso dopo … e il mio non è un discorso moralistico.
                Qui si aprirebbe un altro grande discorso che, penso, non si possa fare qui …
                Come vedi mi sono salvata seguendo il mio grande intuito di ragazza inquieta e sveglia, anche se ignara di molte cose…

                Sempre a Roma invece, nell’ambito della grande Ricerca che seguivo, e che seguo ancora, ho avuto la fortuna di conoscere molto da vicino un’altra grande donna, Giulia Ingrao, la sorella di Pietro, scomparsa alla fine del 2019. Lei era la vera immagine del superamento del comunismo ( infatti lei non si era mai iscritta al partito 🙂 nonostante il grande e sconfinato amore per il fratello), superamento, il suo, ma senza fallimento. Farò un post su di lei. Indimenticabile quello che ci raccontava sulla Resistenza nella città di Roma; lei per un periodo fece la staffetta, e ogni volta che ce lo raccontava rimanevamo incantati ad ascoltarla.

                "Mi piace"

              • Questo per dirti che io non mi sono persa, anche se non è stato facile. Ho trovato una storia splendida che ha arricchito in tanti anni la mia mente, facendo vivere la mia fantasia e i miei pensieri.
                Storia spiritale? NO,
                Materialista? NO
                Nuova identità umana, SI.
                Ciao! 🙂

                "Mi piace"

                • Lidia fu partigiana e poi anche democristiana; come anche Magri, che veniva dalla sinistra DC e da un mondo cattolico bergamasco segnato da papa Roncalli, credo. che belle contraddizioni! vitali.
                  lei si identificava con Ilich, non con Pasolini; non vorrei avere creato confusione; era Pasolini che, per conto suo, riecheggiava Ilich, forse, oppure coincideva in qualche modo; Ilich che era poi un grande reazionario come lui.
                  su Pasolini sarebbe interessante discutere.
                  ma preferisco aspettare il tuo post su Giulia Ingrao, che non conosco: mi hai davvero incuriosito!
                  un abbraccio.

                  Piace a 1 persona

                  • ci sono molti filmati dell’ Associazione Culturale “Amore e Psiche”, che fino al 2012 è stata anche la nostra splendida libreria a due passi dalla Piazza Santa Maria sopra Minerva, Pantheon, e che purtroppo è stata chiusa, come succede sempre più di questi tempi, per cui è difficile condividerli. Cercherò di trovare altri incontri su you tube.
                    Un abbraccio anche a te!

                    (Le contraddizioni a cui ti riferisci, per me non sono state, e non sono vitali, visto che persistono ancora … e profondamente, ma forse l’hai detto in senso ironico …)
                    un abbraccio anche a te!

                    Piace a 1 persona

              • Non entro nel vostro scambio se non per ringraziarvi dello stimolo. Non conoscevo Illich e tuttora non lo conosco ma grazie a voi ho voluto approfondire e mi sono procurato “elogio della bicicletta”. E’ un testo che trovo profetico tenuto conto del periodo in cui è stato scritto.

                "Mi piace"

                • non conosco questo testo di Ilich, ma immagino quanto possa esserti piaciuto e posso immaginarne il contenuto, almeno vagamente, per quel che so dell’autore.
                  grazie a te della segnalazione.

                  "Mi piace"

Lascia un commento