“Forse qualcuno rimarrà sorpreso, ma sono a favore della presa del potere da parte dei fondamentalisti in Afghanistan, non perché condivida il loro modus operandi. Ritengo che quello che stiamo vivendo fosse una tappa obbligata della storia, affinché finalmente quel Paese iniziasse il proprio lento cammino verso un’interpretazione evolutiva delle sue leggi e la maturazione del concetto di vita politica e sociale”. Nura Musse Ali.
la variante moderata del pensiero leghista che oramai è rappresentata a pieno titolo dal Partito Democratico, per non parlare degli abominevoli 5Stelle in questo campo, che sono ancora peggio, ha prodotto un comunicato unitario che è puramente e semplicemente un inno alla stupidità:
“Le parole di Nura Musse Ali non rappresentano il pensiero del PD, che si batte da sempre affinché sia riconosciuto il ruolo delle donne, in Italia come nel mondo. Per questo, nel dissociarci dalle sue parole e nel ribadire la nostra contrarietà verso ogni regime che azzera la dignità delle persone, chiediamo che si dimetta”.
spero che Nura non segua affatto queste indicazioni e continui a rappresentare i suoi elettori, che evidentemente non possono riconoscersi in quel consiglio ipocrita e demenziale ed hanno il solo torto di avere votato i demokrat.
la consigliera, oltretutto, ha il palese difetto di avere un’origine palesemente non indigena, nel senso originario del termine, oltre che di essere pensante: cosa che molti indizi fanno pensare oramai essere collegata alla prima.
le sue parole sono del tutto condivisibili: una trasformazione dei modi di pensare di quel paese, ma di qualunque paese, può avvenire solamente a partire dal pieno riconoscimento del suo diritto a governarsi sulla base dei propri principi etici, delle sue tradizioni e delle sue convinzioni religiose.
l’unica evoluzione possibile è quella che avviene per forza propria; e la nostra critica delle discriminazioni, anti-femminili, anzi il nostro rigetto non deve diventare interferenza.
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del resto io non capirò mai come noi possiamo accettare tra noi la circoncisione di ebrei e islamici, che è una forma sia pure modesta di mutilazione imposta a minori, e di mutilazione sessuale, per giunta, salvo indignarci per le mutilazioni sessuali femminili e soltanto per quelle, anche se sono indubbiamente più gravi e devastanti.
ma naturalmente siamo pronti ad indignarci, a comando, perché alle bambine viene proibita l’istruzione; la cosa è oggettivamente ripugnante per noi, ma purché dimentichiamo in quante realtà l’istruzione viene proibita a bambini, maschi e femmine, dalla povertà e dal lavoro minorile.
abbiamo dimenticato quanto fosse diffusa questa pratica nelle nostre stesse campagne fino a qualche generazione fa.
ma da noi non sono venute armate straniere a farci cambiare valori di riferimento.
quindi possiamo tranquillamente attendere che una evoluzione simile avvenga anche lì, e sarà tanto più facile che sia quanto meno ce ne impicceremo noi, con la nostra arroganza da civilizzati.
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io non vedo come possiamo rifiutare ogni forma di colonizzazione culturale neo-imperialistica senza dire che l’evoluzione della società afgana (e di altre) va lasciata ai suoi membri soltanto.
per cui è indubbiamente positivo, come ha detto Nura, che quel popolo, prima di tutto, abbia riconquistato la propria indipendenza, ed ora sia in grado di guidarla per processi interni e non guidati dalle potenze imperiali di turno.
del resto, se ci guardassimo attorno, potremmo vedere che questo è il principio che ispira la politica estera cinese, che raccoglie successi molto maggiore di quella occidentale.
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ma, visto che ho il boccino in mano, ne approfitto per dichiarare anche tutto il mio fastidio per la campagna contraria alla scelta di Biden di ritirarsi dall’Afghanistan, peraltro in coerenza con quello che aveva deciso il suo predecessore appena silurato dalle elezioni, ma non certo per questo motivo; scelta sostenuta da più del 70% degli americani, in base agli stra-maledetti sondaggi, questa volta stranamente dimenticati.
il complesso militare-industriale che costituisce il vero nucleo del potere americano è rimasto stranamente deluso dalla scelta di chi aveva teleguidato alla presidenza sperando che potesse invertire questa scelta di Trump.
tutta l’agitazione propagandistica in corso serve in tutta evidenza a preparare una nuova presidenza, spostata a destra, che sia succube delle scelte militariste del Pentagono e dei suoi potenti alleati nella società e nell’economia.
ma stranamente alla campagna si è associata un’Europa sempre più confusa e interventista, con l’assurda richiesta a prolungare il ritiro delle truppe oltre il termine del 31 agosto concordato con i talebani, nella speranza di determinare in questo modo un ulteriore casus belli o di facilitare l’intervento di Al Qaida, con altri morti e devastazioni.
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faremmo bene a prendere le distanze contro queste martellanti rappresentazioni delle ombre di un fine guerra normalmente convulso, con vendette, esecuzioni sommarie e quant’altro consegue a vent’anni di massacri finalmente giunti al loro termine o quasi.
potrà essere cinico ricordarlo, ma tutto questo è assolutamente normale: l’Afghanistan non sta sotto i riflettori mediatici perché quello che avviene lì sia particolarmente diverso da quello che sta succedendo in Siria o nello Yemen, censurati dai media.
è lì per plasmare le nostre menti all’odio e alla guerra almeno mentale, a chi non è conforme: sarebbe meglio staccare la spina dal circo mediatico e dai suoi orrori.
