Amra, che partorisce in carcere, da sola – 430

si può partorire in carcere, da sola, alla scadenza naturale, senza assistenza, di notte?

non è difficile in Italia, basta chiamarsi Amra.

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lei ha 22 anni, è italiana di origine bosniaca – qualunque cosa questo voglia dire, ma suppongo che sia una perifrasi giornalistica per non dire zingara, che proprio non sta bene, è offensivo; infatti la sua residenza conosciuta è il campo rom di Castel Romano, nella zona di Pomezia, attorno a Roma.

a fine luglio viene arrestata per furto, assieme ad un’amica: incinta lei al settimo mese, incinta anche l’amica al terzo. 

siccome sono zingare, e dunque sicuramente ladre recidive – inutile protestare, non ho nessuna voglia di scrivere un post politically correct -, non per altro motivo, alle due vengono negati i domiciliari, quelli che sono garantiti a qualunque criminale di alto ceto, sempre per definizione.

la proprietà individuale è sacra, in questo paese; quella collettiva no; abbiamo un Formigoni che se la spassa i domiciliari e può perfino fare propaganda politica tra i suoi pari, che ancora lo venerano, dopo essere stato condannato in via definitiva per un danno erariale di 60 milioni di euro, di cui ne ha intascati personalmente 5; ha fatto 5 mesi di carcere effettivo, uno per ogni milione di euro, e poi è passato ai domiciliari.

le due ladruncole invece hanno rubato infinitamente di meno e quindi eccole sbattute in carcere.

e poi dicono che la giustizia non è di classe, perché le classi sociali non esistono più, e io certamente sto facendo della patetica propaganda eversiva.

ma chi me la fa fare ad indignarmi ancora, come non ne avessi già viste abbastanza…

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ma si può tenere fisicamente in carcere una donna che può partorire da un momento all’altro? i domiciliari per lei non sono adatti?

ma certo, e allora dove li fa i domiciliari? al campo rom?

starebbe meglio in carcere, Rebibbia è un carcere “ben gestito” con “operatori che danno l’anima”; c’è anche una “sezione nido” con le culle – figuratevi che lusso – e un reparto Icam (Istituto a Custodia Attenuata per Madri) per detenute con bambini fino a 3 anni.

già perché anche i bambini che nascono in carcere o hanno la mamma in carcere, fino ai 3 anni, diventano carcerati; poi al terzo compleanno no, se ne vanno e la mamma resta.

e tutto in epoca covid, per giunta…

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in caso di condanne definitive il codice penale impone di rinviare la pena per donne incinte o madri di minori di un anno, e le misure alternative al carcere ci sono: dalle case famiglia alla detenzione domiciliare speciale. 

ma qui la condanna definitiva manca: le due amiche sono semplicemente in attesa di giudizio, cioè sono in una condizione molto meno grave.

e quindi è per questo che invece sono dentro? ma capita quasi totalmente a rom, immigrate o donne con disagi psichici. 

del resto dargli i domiciliari sarebbe come lasciarli liberi, dice un giudice; e vuoi dirmi che non ha ragione? dai, sta perfino meglio, dietro le sbarre; peccato che il ragionamento non valga per quegli altri…

se qualcuno si desse pena almeno di ricordarsi che deve partorire.

no, nessuno ci ha fatto caso, e così Amra ha partorito in una cella ordinaria, alla scadenza naturale del termine, di notte, senza assistenza ostetrica né medica né infermieristica, aiutata solo dalla compagna di cella a sua volta al quinto mese di gravidanza.

qualcuno aiuterà questa, quando verrà il suo turno?

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e le femministe del me too, dove sono?

pensano di doversi occupare di questo caso o sono troppo impegnate a protestare contro le prese elettriche maschio e femmina, che non sia mai alludano al potere degli uomini?

e poi con una zingara non vogliono certo sporcarsi le mani…

6 commenti

    • È un po’ come per il green pass, sarebbe più onesto dire: sopra ai dieci milioni di furto non rischi niente… però è strano che la abbiano messa dentro, probabilmente era recidiva come dici tu, la settimana scorsa qua ne avevano beccate due in una casa a rubare, una era incinta di otto mesi (!) l’hanno denunciata a piede libero, l’altra messa dentro. O saranno le stesse e la notizia non è stata riportata bene? Certo fa impressione che non abbia avuto nessuna assistenza, com’è possibile? Avranno chiamato, immagino… Per fortuna i figli nascono anche senza pediatri/levatrici/ospedali…

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      • il collegamento col greenpass non l’ho colto bene, ma il resto fila benissimo.

        non vorrei dire anche io la mia, ma sei davvero fissato col covid come ti dicono, a quel che racconti. 🙂 e che ci vuole? fatti sto vaccino e fai come gli altri: non pensarci più…
        hai già gli anticorpi abbastanza – e soprattutto le cellule T, che nessuno rileva -, visto che l’hai già fatto? e chi se ne frega! quelli sono anticorpi naturali, sfuggiti al controllo di Big Pharma, non contano…

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          • direi di prenderla con filosofia… 😉

            più che altro leggerò le tue solite cronache brillanti del vissuto con interesse moltiplicato.

            per ora ho soltanto visto dal vivo un caso di post-vaccinazione: mio figlio, che era qui da me, e per 24 ore era in uno stato di strana euforia.

            lui moralmente ha vissuto la vaccinazione bene, perché ci crede.
            il fatto che tu usi questa parola “moralmente” mi fa credere che tu tu senta in colpa, e direi che non è il caso!

            siamo noi reprobi, asociali ed egoisti, che dobbiamo farci dei problemi di coscienza, mica tu che hai fatto il tuo dovere solidale di cittadino – Mattarella docet. 😉

            ironie a parte, non credo che nessuno possa dire con certezza dove sia il giusto e dove il moralmente sbagliato in queste scelte.

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    • in realtà il tuo commento c’è, ma ha assunto la forma di un canto funebre.
      come darti torto?
      la situazione evidente è la prova quasi definitiva dei guasti irrimediabili che una situazione di benessere produce nella specie umana, che non è geneticamente stata programmata dall’evoluzione per gestirlo: la specie impazzisce, perde il senso della realtà e perfino le coordinate spazio-temporali della sua azione, i suoi membri diventano stupidi ed egoisti e cominciano ad agire come celle metastatiche che si diffondono nell’organismo ambientale avvelenandolo fino a farlo morire e morire con lui.

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