Montanelli è la sua storia con Destà? – 214

la vicenda, un poco grottesca, del dibattito sulla statua a Montanelli può essere analizzata da diversi punti di vista.

Montanelli è criticato, in particolare, per avere usufruito, negli anni della guerra d’Africa, della istituzione del madamato, come veniva chiamata, cioè per avere comperato, come moglie provvisoria, Destà, una ragazzina di quattordici anni, che gli venne ceduta dalla famiglia, secondo gli usi locali – cosa che ha raccontato lui stesso, quantomeno con un’onestà che non tutti hanno avuto (il premio nobel tedesco Grass nascose per decenni la sua militanza giovanile hitleriana, ad esempio); vero anche che in un altro momento parlò invece di una ragazzina di 12 anni, che si chiamava Fatima: forse le mogli provvisorie furono due?

comportamenti che oggi ci appaiono giustamente riprovevoli, ma poi qualcuno allarga il discorso ad un rifiuto di una statua dedicata a lui, nel luogo dove subì un attentato delle Brigate Rosse per le posizioni coerentemente reazionarie che lui ha assunto nel corso di quasi tutta la sua vita.

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il primo modo, e il più spiccio, per valutare questo dibattito è quello dell’idiozia di chi vorrebbe che le statue fossero dedicate esclusivamente a chi la pensa come lui, cioè, in ultima analisi e senza saperlo, vorrebbe che le statue fossero dedicate soltanto a lui.

il secondo riguarda che cosa si debba pensare di chi se la prende con le statue, con i morti e con i simboli, per non prendersela contro le ingiustizie presenti; e il discorso potrebbe anche finire qui. nel caso di cui ci stiamo occupando basterebbe citare la sua testimonianza su quel che successe (quella vera, perché ne circolano altre nella rete che non hanno riscontri): Faticai molto a superare il suo odore, dovuto al sego di capra di cui erano intrisi i suoi capelli, e ancor di più a stabilire con lei un rapporto sessuale perché era fin dalla nascita infibulata: il che, oltre a opporre ai miei desideri una barriera pressoché insormontabile (ci volle, per demolirla, il brutale intervento della madre), la rendeva del tutto insensibile.

la confessione è brutale, quasi insopportabile, ma la realtà è ancora più brutale: l’infibulazione esiste tuttora (quando feci il presidente di commissione d’esami nella scuola italiana dell’Asmara, una studentessa presentò una ricerca sul tema, che partiva dal fatto di avere lei stessa subito quell’operazione); quindi forse sarebbe il caso di occuparsi dell’infibulazione di oggi, prima di quella di ieri, che comunque non fu Montanelli a realizzare. con questo non voglio dire che giudizi negativi non possano essere espressi: ma in Etiopia gli italiani che andarono a combatterci, tolsero l’indipendenza ad un paese sovrano, aggredito a freddo, lo bombardarono con i gas e ne massacrarono il clero copto e le donne spesso le stuprarono: fecero ben altro che servirsi di un uso locale per soddisfare le loro voglie.

il terzo punto di vista, allargando la prospettiva, è quello che coglie la trasformazione della politica in agitazione perenne sui temi che la grande corrente condizionatrice dei media decide di volta in volta di agitare: persone che non hanno più una vita reale confondono la realtà mediatica con la realtà, e si occupano solo di quella.

il quarto è forse legato al secondo: siccome i media nel loro complesso operano per mantenere l’opinione pubblica ancorata a valori distorti per impedire che si attivi sui temi veri, esso riguarda l’estremismo di chi si sdegna a comando, creando col radicalismo di posizioni poco sensate il riflusso conservatore dell’opinione pubblica: trovo molto strano che decenni di azioni controproducenti non abbiano ancora creato questa consapevolezza e che ci sia sempre qualche estremista fanatico pronto a lavorare gratis per il nemico che crede di combattere.

ma nessuno di questi punti di vista arriva ancora, secondo me, all’essenziale, che invece consiste in due domande fondamentali.

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è giusto estendere il giudizio della persona al giudizio sulle sue opere? non c’è nessun dubbio che la risposta sia sì nell’ondata di oscurantismo moralistico e sessuofobico che dilaga nel mondo da un quarantennio e che più recentemente si è impadronita del femminismo col movimento del me too; il rifiuto e la voglia di censura del pensiero critico usano i dettagli della vita personale di un autore per rifiutare il suo messaggio: la pretesa è quella rozza che non ci siano contraddizioni, e che ogni autore sia semplicemente perfetto da un punto di vista morale; l’osservazione che difficilmente il pensiero critico non convive con comportamenti trasgressivi non scalfisce le certezze semplificatrici del nuovo beghinismo degli stolti, che rifiutano la complessità e le contraddizioni di quello che non possono capire, chiedendo alla vita umana di essere semplice, cioè in una parola ipocrita.

da un lato questo movimento involutivo muove dagli anni Ottanta, dal papato di Wojtyla – che fu il principale artefice di questa crociata populista di restaurazione – e dalla presidenza di Reagan, quindi ha delle solite basi politiche reazionarie; dall’altro lato, viene a coincidere, come ho già osservato, con la legalizzazione della pornografia, che solo apparentemente è in contraddizione con questa tendenza e invece rappresenta fino in fondo il bisogno di mettere sotto controllo la vita erotica delle persone, fornendo dei modelli indiscutibili di comportamento sessuale: la pornografia che distrugge la vita fantastica del desiderio e la trasforma in norma.

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Montanelli è autore di un numero di opere sterminato e ricchissimo; c’è da pensare che abbia passato la vita a scrivere; e non fu soltanto un giornalista, come cercò lui stesso di farsi credere, ma uno scrittore a largo raggio e, a mio giudizio, uno storico straordinario, di tradizione classica, degno di stare a fianco di Sallustio o Plutarco o agli altri storiografi e biografi antichi, di cui del resto riprende lo stile: l’eccezionale successo di pubblico delle sue opere è un giudizio implicito della sua qualità di scrittore. per pura coincidenza sto rileggendo in questi giorni la sua Storia d’Italia, per il motivo banale che il riordino recente dei miei libri me l’ha messa a portata di mano, e la scorrevolezza della scrittura fa il paio con l’originalità dei punti di vista e con lo spirito dissacrante di ogni forma di convenzionalismo e di retorica. ma con questo Montanelli non ha mai smesso di essere un reazionario, neppure quando divenne, nei suoi ultimi anni, un critico acuto di Berlusconi.

ma la domanda finale è questa: quando innalziamo un ricordo di Montanelli, stiamo commemorando i suoi comportamenti sessuali o i suoi libri? quando premiamo un regista come Woody Allen, ci stiamo occupando della sua relazione con la figlia adottiva di sua moglie o dei suoi film? e mi domando quanto tempo ci vorrà perché l’ostracismo dei suoi libri e dei suoi film colpisca anche Pasolini, che venne condannato decenni fa per atti sessuali con ragazzi minorenni. ma nessun ostracismo colpisce Hemingway, che fu un assassino seriale e particolarmente esaltato e compiaciuto, ma in guerra.

sembra che la distinzione sia troppo sottile per le menti semplici che si agitano contro il suo monumento e lo imbrattano a scopo dimostrativo, e preferiscono attribuire le colpe del razzismo a lui che all’intero popolo italiano, e ripropongono semplicemente la vecchia censura in una forma ancora peggiore: perché quella colpiva almeno i contenuti delle opere, la moderna censura colpisce la vita personale (per quel che se ne può conoscere).

ora io non ho alcun dubbio che pretendere di sottoporre ad una verifica preventiva sulla moralità personale dell’autore quel che scrive, sia una forma intollerabile di lotta all’ntelligenza.

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ma l’ultima osservazione è ancora più globale e definitiva e porta ad un rigetto senza appello di queste battaglie retrive.

è la triste constatazione della mancanza di senso storico che si esprime in tutti coloro che vorrebbero esaminare il mondo usando unicamente le categorie di giudizio del loro presente.

non è difficile accorgersi che la deformazione mentale di chi giudica il passato attraverso i valori morali del presente sono le stesse di chi valuta le culture diverse dalla sua con criteri razzisti.

in poche parole il razzista e il moralista esprimono la stessa voglia di eliminazione di ogni diversità dal suo modo di pensare dal mondo del presente e perfino da quello del passato.

certo l’usanza di vendere le ragazze ci indigna, ma quanto è giusto applicare i nostri modi di comportamento in realtà culturali diverse dalle nostre? l’infibulazione è odiosa per noi e non dovremmo in nessun modo accettare che venga praticata da noi (come del resto neppure la circoncisione maschile); ma sarebbe giusta una guerra fatta da noi, per eliminarla dove è in uso?

insomma, il mondo dei moralisti soffre di una preoccupante mancanza di complessità del pensiero.

e allora? che cosa diremo degli usi sessuali degli antichi greci e dei romani, delle abitudini delle diverse popolazioni nel mondo e così via dicendo?

chi pretende di giudicare il mondo dai valori della sua etica sessuale è un assolutista che vive nell’eterno presente dei valori del suo gruppo particolare, e la consapevolezza della complessità della vita e della storia è morta in chi sovrappone in questo modo alla realtà complessa della vita il proprio modo ristretto di considerarla.

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NOTA 25 luglio 2020:

una discussione sul tema con un mio commento a questo post di gaberricci: https://suprasaturalanx.wordpress.com/2020/06/25/giustizia-spiritica/

lui pubblica indignato questo passo di Montanelli:

e propone ironicamente una seduta di giustizia spiritica con Montanelli per offrigli una improbabile occasione di pentimento.

io replico così: corpus2020

il mio totale disaccordo su questo moralismo superficiale, anche se espresso molto bene letterariamente, lo lascio accennato, avendo argomentato altrove nel mio blog contro queste forme di imperialismo culturale antistorico e molto a comando (anche se inconsapevolmente, suppongo).

mi interessa molto di più dare una testimonianza oramai molto lontana proprio di quella tecnica parapsicologica di cui qui si parla: esperienza che feci un paio di volte soltanto nella mia vita, scoprendo di avere qualche attitudine mediatica, ma tutto sommato modesta: quella volta entrai in contatto con Feltrinelli (o con la sua immagine mentale in me), che era stato trovato qualche tempo prima ai piedi di un traliccio di Segrate dilaniato da una bomba, che i media dissero stava collocando per compiere un attentato, ed ebbe tempo di raccontarmi in quel modo faticoso come era stato rapito dalla CIA e ucciso in quella messa in scena.
naturalmente non ho risposte sul senso di quel messaggio né sulla sua vera provenienza né penso che ne possa avere l’eventuale lettore di questa mia testimonianza anomala.

mi scuso di avere forse divagato dal tema centrale del tuo post, ma credo che sarebbe inutile chiedere a Montanelli di pentirsi di quel che fece con Destà, visto che a lei, tutto sommato in quel contesto, andava bene: ma credo anche che non avesse proprio nulla di cui pentirsi, salvo che di essere andato volontario in quella guerra scellerata – fatto ben più grave, e di cui però pare sia sia reso in seguito conto, almeno parzialmente.

gaberricci

Be’, sappi che è stato fatto un esperimento assai interessante sull’evocazione di un fantasma mai esistito… ma viste queste tue doti, posso sperare che interverrai? 🙂

Sull’oggetto del contendere, invece, mi trovo in disaccordo: a Destà andava bene? Forse. Ma perché l’alternativa sarebbe stata peggio. È una scelta inesistente, a volte, quella delle vittime.

Riguardo la guerra, sono d’accordo che averla scelta è grave: ma la storia di Destà non ci sarebbe stata, senza la guerra. Soprattutto perché uno che sceglie di fare la guerra in Etiopia è assai probabile che faccia robacce come quella, che era inammissibile già all’epoca.

corpus2020

interverrò indubbiamente, non mi pare che il distanziamento riguardi anche i fantasmi, e al massimo, se Montanelli deciderà di intervenire di persona, senza accontentarsi di lanciare qualche messaggio, gli faremo mettere la mascherina. 🙂

la scelta di Montanelli non era affatto inammissibile in Etiopia nel 1935: era la normalità.
è questa pretesa di imporre i nostri valori a culture (ed epoche) diverse che chiamo imperialismo culturale; è con motivazioni di questo genere, per esportare la civiltà, l’Occidente da decenni conduce le sue guerre imperialiste, per imporre i propri valori che considera universali.
un matrimonio a tempo di una ragazza di 14 anni, se accettato da lei senza violenze, non viola alcun diritto umano universale, disturba soltanto certi nostri modi particolari di pensare; la ragazza accettò nel quadro delle libertà possibili in quel tempo lì; che abbia chiamato Indro il suo primo figlio, nato 20 mesi dopo dalla fine di questa storia, dice chiaramente che ne ebbe un ricordo positivo.
quindi, questi rimangono fatti privati su cui gli estranei non dovrebbero intromettersi.
se poi vogliamo dire che per noi, oggi, la relazione di un uomo adulto con una quattordicenne non è accettabile, facciamolo pure, e io mi associo; ma lasciando in pace i morti del passato.
Mohammed, il fondatore dell’islam. sposò Aisha quando aveva sei anni e si unì sessualmente a lei quando ne aveva nove o dieci; è chiaro che un fatto simile mi crea un enorme disagio.
ma adesso che facciamo? proibiamo di nominare Mohammed, che per un miliardo di persone è un grande esempio morale?
hai riflettuto bene sui sottintesi nascosti di questa campagna moralistica?

gaberricci

Era forse accettabile per gli etiopi; non lo era già più per gli europei.

Se mi stai dicendo che Montanelli sfruttò l’esperienza africana per sfogare desideri che in Europa non poteva sfogare, mi sembra ancora peggio, perché mi pare la quintessenza del colonialismo.

Riguardo il fatto che Destà abbia chiamato Indro suo figlio, mi sembra sia uno pseudo-argomento: forse Montanelli la trattò meglio di come venivano trattate le sue coetanee, ma ciò non toglie nulla alla violenza del gesto.

Sui sottintesi… ammetto che una simile possibilità non mi era venuta in mente. Credo tuttavia che sia possibile appoggiare questa campagna senza cadere in quell’eccesso. Anche perché qui non si parla tanto o soltanto della pedofilia, ma della compravendita di una persona.

corpus2020

hai allungato la coda dei commenti? 🙂 non riesco a capirlo.
come ho scritto altrove, Montanelli, uomo di successo, non aveva certo bisogno di andare in guerra in Africa per soddisfare i suoi istinti maschili, né dalla sua vita successiva risulta che avesse fissazioni pedofile.
la sua perversione fu ben più grave: pur di andare a fare l’eroe in Etiopia, rinunciò alle soddisfazioni sessuali che poteva avere in Italia e si ridusse a fare sesso in condizioni decisamente sgradevoli, stando a quel che dice, ma c’è da credergli.
certo che avrebbe potuto anche percepire che c’era un certo grado di violenza almeno potenziale in quello che faceva; ma se fosse andato a puttane, semplicemente, come facevano i più, questa violenza sarebbe stata minore o maggiore?
il tema drammatico che queste ventate di moralismo pongono è che un certo grado di violenza, di male, non è mai completamente eliminabile dalle nostre vite; chi si agita tanto, semplicemente non riesce a vedere quello che sta praticando lui (senza riferimenti personali, ovviamente).

gaberricci

Montanelli di successo? A 26 anni? Seppure fosse vero quanto dici, comunque, sarebbe forse ancora peggio: significherebbe che la sua intenzione non era semplicemente scopare, ma proprio farsi una schiava. E non ho intenzione di compiangerlo, se questa puzzava o era difficile da penetrare per l’infibulazione, anzi.

corpus2020

sì, Montanelli aveva già un notevole successo a quell’età.
se vuoi, puoi leggere su wikipedia:
Dopo i primi articoli giovanili per La Frusta di Rieti, Montanelli firmò il suo primo articolo, su Byron e il cattolicesimo, sulla rivista Il Frontespizio di Piero Bargellini (luglio-agosto 1930) – cioè a 21 anni. Nel 1932 – 23 anni – incominciò a collaborare al periodico fiorentino L’Universale. Nello stesso anno fu ricevuto, assieme a tutto lo staff de L’Universale da Mussolini, il quale, secondo il racconto di Montanelli a Enzo Biagi, intendeva elogiarlo per un articolo anti-razzista che aveva scritto: «Mi disse: “Avete fatto benissimo a scrivere quell’articolo, il razzismo è roba da biondi”. (Indro Montanelli, Questo secolo, 1982).
ma c’è da dubitare di questa testimonianza; Quattro anni dopo, nell’ambito della propaganda per la guerra d’Etiopia Montanelli scriveva: «Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà». (Indro Montanelli, Civiltà Fascista, 1936) Montanelli fu altresì invitato a collaborare a Il Popolo d’Italia. Invece si recò a Parigi per respirare aria nuova (1934 – 25 anni). Al quotidiano Paris-Soir esordì come giornalista di cronaca nera; contemporaneamente collaborò al quotidiano L’Italie Nouvelle diretto da Italo Sulliotti (un giornale bilingue, organo del Fascio francese). Fu poi, mandato sempre da Paris-Soir come corrispondente in Norvegia e da lì in Canada. Gli articoli che Montanelli spedì dal Canada furono letti da Webb Miller, all’epoca inviato parigino della United Press, che suggerì all’agenzia di assumerlo. La prima assunzione di Montanelli come giornalista fu a New York. Incominciò quindi a lavorare come apprendista alla sede centrale della UP, ma non interruppe i rapporti professionali con Paris-Soir. Fu infatti la rivista parigina a offrirgli la possibilità di realizzare il suo primo scoop: un’intervista al magnate Henry Ford. Nel 1935 Montanelli scrisse il suo primo libro, Commiato dal tempo di pace, che fu pubblicato nelle edizioni del «Selvaggio». In quell’anno l’Italia invase l’Etiopia. Montanelli si propose all’UP come inviato in zona di guerra, ma l’agenzia aveva già scelto Webb Miller per quel ruolo. Allora prese una decisione drastica: si licenziò dalla United Press e si arruolò volontario. L’opera che scrisse allora, XX Battaglione Eritreo, in maggio fu recensita favorevolmente da Ugo Ojetti sul Corriere della Sera e da Goffredo Bellonci: la sua tiratura raggiunse le 30 000 copie.
nessun dubbio né che Montanelli avesse già un notevole successo né che fosse allora fascista e razzista, o che almeno si facesse passare come tale.

un aspetto, che le recenti polemiche trascurano, è che il madamato, cioè il matrimonio a tempo con donne o ragazze locali, sino ad allora tollerata e talvolta perfino incoraggiata, fu proibita nell’aprile 1937 per evitare contatti tra italiani e africani: è paradossale, ma allora il suo comportamento veniva sentito addirittura come anti-razzista.

nessun dubbio che Montanelli vada criticato per questo e per altro, in una parola per essere stato un conservatore per tutta la vita, ma volere negare le sua capacità di scrittura per i suoi comportamenti privati lo ritengo tuttora folle ed è questa che un monumento a lui ricorda; quindi continuerò a leggerlo e ad ammirarlo per come scrive, e a criticarlo per quel che scrive; e preferisco che sia ricordato e discusso, piuttosto che dimenticato: nessuno mi convincerà che la censura sia migliore della critica.

corpus2020

ma credo di avere capito le radici di questo nostro dissenso, stavolta più profondo di altri, in fondo occasionali. io rivivo simbolicamente, nell’imbrattatura della sua statua di rosso, l’attentato che gli fecero le Brigate Rosse, che è entrato nella storia personale delle mie esperienze, e tu no, questo non lo fai, non c’eri.
per me chi attenta alla sua statua emotivamente appare come chi gli sparò nelle gambe e non posso accettare emotivamente nessuno dei due gesti.

gaberricci June 26, 2020 at 10:59 am
Questo però mi sembra come dire che chi distrugge un idrante durante una manifestazione è come chi spara ad una persona. E non so se tu vuoi sostenere una cosa del genere.

corpus2020 on June 26, 2020 at 12:06 pm
razionalmente no, di sicuro; ma non sono io il padrone delle mie emozioni. – e con questo, ti ringrazio dell’ospitalità e della pazienza.

gaberricci June 28, 2020 at 12:09 pm
Ci sto scrivendo un articolo. Spero non ti dispiaccia.

gaberricci June 26, 2020 at 10:58 am
Ma infatti non mi sembra di aver parlato della statua, se non come pretesto; è al suo atteggiamento, di quel momento e successivo, che mi riferisco. Sul fatto che fosse un grande giornalista, o che da un certo punto fosse ancora un giornalista, si può discutere, credo.

Ad ogni modo, sulle statue sono giunto alla conclusione che non si dovrebbero erigere statue a nessuno; ovvero, che si dovrebbero lasciare le persone libere di servirsi delle statue come preferiscono, che è quello che ha fatto chi ha imbrattato quella di Montanelli. Ma mi rendo conto che sia pericoloso.

corpus2020 June 27, 2020 at 7:51 am
mi sembra una sintesi finale condivisibile.
col corollario che questa libertà di estende alla libertà di criticare chi le imbratta o, peggio, le abbatte; e con l’ulteriore corollario che non vedo niente di male nel rimuovere le statue di coloro che non ebbero altro merito storico, ad esempio, che di essere dei colonizzatori.
volere distruggere la statua di Cristoforo Colombo, perché, oltre a scoprire l’America, ci fece un po’ di mercato di schiavi, mi sembra stupido (per non parlare del movimento che si propone di abbattere tutti i simboli di Gesù Cristo, in quanto suprematista bianco); eliminare le statue di Cortez o Pizzarro mi sembra invece comprensibile, se non volessimo invece lasciarle proprio come monito.
nessun monumentum (oggetto per ricordare, in latino) fa male da solo: è la natura del ricordo che gli si collega che va discussa.
ciao – ultima replica mia, promesso… 😉

8 commenti

  1. commento ricevuto via mail:

    a parte «uno storico straordinario, di tradizione classica, degno di stare a fianco di Sallustio o Plutarco o agli altri storiografi e biografi antichi, di cui del resto riprende lo stile: l’ eccezionale successo di pubblico delle sue opere è un giudizio implicito della sua qualità di scrittore», che attribuisco al tuo coté trasgressivo, il tuo post sulla questione Montanelli è il tuo capolavoro.
    Ciao.

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    • grazie, ho sempre più l’impressione di parlare (scrivere) al vuoto: il post non è stato molto commentato, e mi aspettavo molte critiche; quindi un apprezzamento serve, eccome!

      la tua critica riguarda un punto particolare, e ho avuto anche io il dubbio che la mia lode fosse eccessiva; eppure dovevo pure rendere testimonianza ad una scrittura che non mi permette di abbandonare il testo una volta che lo comincio.

      ciao!

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  2. Distinguere le persone dal loro operato è una delle lezioni piu importanti che ho appreso diventando grande (si fa per dire).
    Ghandi è stato un pessimo padre, Diesel picchiava sua madre, gli illuministi andavano a vedere le esecuzioni capitali come spettacolo etc.
    Se cerchiamo uomini di purezza specchiata, non si salvano neppure i santi, anzi.. Per non dire che lo Jahvè dell’antico testamento non era neppure lui un tipo tanto raccomandabile…

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    • ecco, appunto: la pretesa politically correct che gli uomini del passato siano vissuti non nel loro tempo, ma nel nostro.

      ti chiedo scusa se cito da un mio commento sull’altro blog:
      proviamo a contestualizzare meglio la cosa: Montanelli, come tantissimi altri giovani di quel tempo, finì in Etiopia al seguito di una guerra stolta: centinaia di migliaia di uomini costretti non soltanto ad uccidere per non essere uccisi, ma ad una castità forzata che non era nelle loro corde. che cosa era meglio fare? frequentare prostitute? violentare le donne che si potevano prendere? lui accettò gli usi locali – questo è il punto centrale: quello che lui fece non era affatto considerato immorale in quel contesto, era anzi normalissimo. forse era la scelta meno sbagliata che poteva fare in quel contesto storico; non gli faceva onore se l’avesse fatta oggi liberamente, per una sua scelta, ci direbbe qualcosa di distorto nella sua mente, che forse si rispecchierebbe anche nei suoi libri; invece ci dice il contrario, il suo collocarsi in una situazione abnorme con una certa coerenza.
      occorre relativizzare: quegli uomini (tra cui c’era mio padre), prima ancora che sposare una ragazzina quattordicenne, ma considerata sessualmente e psicologicamente matura in quella cultura, sparavano uccidevano usavano gas contro una popolazione inerme; e questo dovrebbe essere considerato ben più grave che sposare quella che nella nostra cultura poteva essere considerata ancora troppo giovane (ma lì, no).
      insomma, chi vuole distruggere la statua di Montanelli lo vuol fare non per il suo appoggio alla guerra italiana in Etiopia – che fu peraltro quasi universale, a partire dalla Chiesa del tempo e dunque non squalifica in particolare lui -, ma per il suo matrimonio a tempo con una quattordicenne, che peraltro gliene fu grata per tutta la vita?
      cervelli di gallina! e capisco da solo che sono un po’ troppo montanelliano nel prendere questa posizione; ma tutto è utile per discutere e considerare altri punti di vista, no? almeno spero.

      coloro che non hanno altro merito che non averne nessuno, non possono perdonare chi esce dalla media della mediocrità e bilancia qualche merito con qualche inevitabile difetto ed errore.

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      • “Montanelli, come tantissimi altri giovani di quel tempo, finì in Etiopia al seguito di una guerra stolta: centinaia di migliaia di uomini costretti non soltanto ad uccidere per non essere uccisi, ma ad una castità forzata che non era nelle loro corde. che cosa era meglio fare?”

        Qui ti sbagli, Montanelli si arruolò volontario, e anche con molto entusiasmo, disse più volte che per lui questa esperienza è stata un po’ come come una vacanza e un’avventura. Quindi se vogliamo contestualizzare, la sua esperienza con la 12enne eritrea è più simile a quella di un turista sessuale. E non un turista sessuale “normale” di quelli che vanno in Thailandia con prostitute molto più giovani di loro ma comunque maggiorenni, cosa lecita seppur discutibile, ma uno di quelli più luridi, che se ne vanno nei posti più miserabili e malfamati del mondo apposta per “affittare” minorenni. E quel che è peggio non ha avuto mai nessun ripensamento(non dico pentimento, che esibito in pubblico sarebbe stato ipocrita), nessun dubbio su questa esperienza giovanile, anche da anziano ha continuato a ripetere che in Africa era normale comprare minorenni, che da quelle parti a 12anni sono già donne(anche se non risulta da nessuna parte che le africane abbiano uno sviluppo fisico anticipato addirittura di 5 o 6 anni rispetto alle europee), e altre scuse patetiche del genere.

        Detto questo non è che meriti di essere cancellato dalla storia, per me la damnatio memoriae non ha senso nemmeno per gli assassini, se oltre ad aver ucciso hanno fatto anche cose eccellenti in campo scientifico, artistico, letterario, sportivo, o comunque hanno avuto un ruolo oggettivamente rilevante in qualche episodio storico.
        Però un giudizio morale piuttosto negativo(non solo per il fatto in sé, ma anche perché ha continuato a raccontarla con leggerezza, dimostrando di non essersi mai reso conto di aver fatto una cosa orrenda) direi che ci può stare.

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        • non ho scritto affatto che Montanelli fu materialmente costretto ad andare in guerra in Etiopia; ci andò volontario, è vero, come scrivi tu, e nemmeno nel senso in cui ci andò volontario mio padre, che fece domanda dopo non so quanti anni di disoccupazione e per colmo d’ironia, la cartolina che gli intimava la partenza arrivò lo stesso giorno di una lettera di assunzione all’Olivetti (cosa che avrebbe cambiato radicalmente non solo il corso degli eventi, ma anche la sua personalità), e comunque orgoglioso ed entusiasta come Montanelli, nel clima esaltato della dittatura.
          ho chiarito bene nel post, mi pare, che Montanelli fu sempre un reazionario convinto ed entusiasta, e dunque anche un fascista entusiasta, come in quei tempi non era difficile essere, ma condivise il suo fascismo con la stragrande maggioranza degli italiani che lo accettarono, donarono l’oro alla patria per sostenere la guerra contro l’Etiopia e applaudirono in piazza alla guerra mondiale a fianco di Hitler.

          non mi pare che questo cambi di una virgola le considerazioni che ho fatto.

          assolutamente non regge, invece, secondo me, il paragone con i turisti sessuali di oggi: ecco un bell’esempio di trasposizione priva di senso storico; prima di tutto perché Montanelli, giovane, prestante e di successo, non aveva certo bisogno di andare in Africa per scopare (scusa la volgarità), anzi, semmai, andandoci, perdeva delle belle occasioni; secondo perché è un turista sessuale davvero strano quello che va a cercarsi un oggetto del piacere vagamente ripugnante, al punto da spegnere il desiderio: l’odore di sego nei capelli della ragazza! e la cerca, quando ha a disposizione prostitute a volontà, che era abitudine comune frequentare per i nostri soldati in Africa; e lui fa invece questa scelta, quasi monogama!

          ulteriore precisazione: a quanto mi risulta – ma mi correggerai se sbaglio – effettivamente nei paesi tropicali lo sviluppo sessuale è più precoce che da noi – forse perché anche la durata della vita è in media minore.

          ma, date queste precisazioni, sono abbastanza d’accordo con te: solo diminuirei, e di molto, storicizzando, la tua espressione “una cosa orrenda”: Montanelli ha fatto una cosa che noi disapproviamo – tra le tante disapprovabili -, e dobbiamo giustamente pretendere che non accada (nei limiti del possibile), ma sicuramente è molto, ma molto, ma molto peggio che sia andato volontario in Africa a uccidere gli etiopi che lottavano per la loro indipendenza: che cos’è questo assurdo rovesciamento di valori nelle loro proporzioni?

          e adesso aspetto soltanto che qualcuno chieda di togliere le statue di Socrate dai musei perché se la faceva con i ragazzi giovani che si facevano affascinare dalla sua filosofia; anzi, che si elimini il ricordo stesso della intera civiltà greca antica, dato che la pederastia era pratica comune nelle classi alte, non solo accettata, ma anche approvata. e damnatio memoriae anche per i romani, dove violentare i soldati vinti e gli schiavi che poi diventavano era pratica diffusa, e non si badava a consenso né a giovane età, anzi: i due fattori era considerati addirittura una specie di afrodisiaco (e fu proprio Montanelli nelle sue Storia dei Greci e Storia dei Romani, a sollevare per primo il velo – alquanto trasparente – che era stato steso nell’opinione pubblica comune su queste sconcertanti abitudini dei padri della nostra civiltà): però direi che su questo punto siamo sostanzialmente d’accordo.

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