il grande fotografo Gian Butturini e le gorilla anti-razziste – 252

Gian Butturini è morto 14 anni fa, ma la sua memoria non si spegne.

https://corpus0blog.wordpress.com/2016/10/04/816-06-gian-butturini-30-settembre-2006-bortologia-133/

https://corpus15.wordpress.com/2016/10/04/816-06-gian-butturini-30-settembre-2006-bortologia-133/

grandeggia il suo modo di fare fotografia; il suo unico film, Il Mondo degli Ultimi, può anche essere dimenticato, ma le sue foto rimangono un momento importante della cultura internazionale della seconda metà del Novecento.

ma il Bristol Photo Festival organizza una mostra delle sue foto e succede un indegno pandemonio, di cui vale la pena di parlare per renderci conto di come la stupidità domina il mondo, oramai irresistibilmente potenziata da internet – che nei nostri sogni post sessantottini doveva essere il trionfo della cultura democratizzata e diventata di massa; peccato che, democratizzando la comunicazione, soltanto la stupidità diventi ancora più di massa, tra gli umani.

. . .

nel 1969 Butturini, che aveva 34 anni, fece London, uno storico volume di fotografie sulla Londra di fine anni Sessanta (io ci arrivai pochi anni dopo, nel 1974, in una mitica spedizione di una decina di amici in FIAT 126, non so se mi spiego…).

il dramma attuale nasce dal fatto che in questo volume, oramai introvabile e ripubblicato pochi anni fa, ci stanno, affiancate, queste due foto:

donna di origine africana a Londra
gorilla in gabbia: maschio!

capite l’insulto che Butturini, maschio e bianco, per giunta, ha fatto a tutte le donne africane?

io no, sinceramente: è una metafora!

ma la metafora è morta da tempo, di questi tempi: c’è in giro e stra-parla troppa gente stupida che non è, semplicemente, in grado di capirla.

Mercedes Baptiste Halliday ha ricevuto «London», il libro di Butturini, in regalo per il suo diciottesimo compleanno e non ha potuto trattenere l’indignazione: «Ero totalmente disgustata e offesa», ha postato in rete.

ed è riuscita ad avviare una disgustosa campagna online che ha costretto il direttore artistico del festival a dimettersi e a cancellare la mostra: lui «rappresenta una generazione di uomini di mezza età che fanno ciò che vogliono senza conseguenze. È un’istituzione e siamo solo iniziando a smantellarla».

di peggio: come in un processo della rivoluzione culturale perfino lui ha fatto autocritica di fronte al tribunale del popolo e ha dichiarato pubblicamente, su twitter: «Sono profondamente imbarazzato per non avere visto un accostamento di immagini razzista. Credimi: è stato un mio errore di cui sono molto dispiaciuto. Non è una scusa, ma ho quasi settant’anni, sono bianco e inizio a capire che a volte non sono riuscito a vedere le cose in un’altra prospettiva. Voglio imparare e cambiare, spero anche di potere usare la mia posizione per fare qualcosa di buono a riguardo»

ed è arrivato a chiedere la distruzione del libro.

. . .

idiota anche lui!

qui siamo in piena barbarie.

ho conosciuto Butturini, che era bresciano, anche se non siamo mai stati amici, lui aveva una proiezione esterna alla città che io non avevo; ma per quello che so di lui posso testimoniare con forza che la sua intenzione in quell’accostamento era il contrario esatto del razzismo che gli viene attribuito da menti troppo piccine per capire.

non serve a nulla che di queste due foto Butturini avesse parlato perfino nell’introduzione del suo libro: “Ho fotografato una donna nera, chiusa in una gabbia trasparente; vendeva biglietti per la metropolitana: una prigioniera indifferente, un’isola immobile, fuori dal tempo nel mezzo delle onde dell’umanità che le scorreva accanto e si mescolava e si separava attorno alla sua prigione di ghiaccio e solitudine. […] Ho fotografato il gorilla – maschio! – di Regent Park, che riceve con dignità imperiale sul muso aggrondato le facezie e le scorze lanciategli dai suoi nipoti in cravatta”.

la piccola non l’ha letta, e le menti piccine che le sono andate dietro non possono arrivare a queste finezze.

. . .

non se ne può più della stupidità al comando.

sono io, anche a nome di Butturini e della cultura degli anni Sessanta, offeso e disgustato da questi analfabeti del linguaggio e delle sue emozioni.

9 commenti

  1. No, non è male e poi ha 18 anni..
    Sul razzismo non ho un opinione netta. Ho vissuto in un ambiente provinciale chiuso e credo di avere visto dal vivo e da lontano la prima persona di colore che ero gia maggiorenne. Probabilmente sono impregnato di questo razzismo provinciale da ignoranza che razionalmente ripudio ma che non inficia la mia capacità, credo, di riconoscere la stupidità.
    Ti segnalo un post di un blogger sull’argomento : https://shevathas.wordpress.com/2020/07/22/creare-razzismo-how-to-34-quando-lessere-trattati-uguali-discrimina-i-piu-uguali/
    Ed anche un’articolo di una rivista missionaria sulla piaga delle giovani africane che vogliono diventare bianche anche a costo di gravi rischi per la salute, per dimostrare quanto al stupidità ed il razzismo non siano diffusi solo nel mondo anglosassone ma sono equamente distribuiti in tutti ci continenti:
    https://www.mondoemissione.it/africa/sbiancamento-pelle-oscura-piaga-africa/

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    • nel frattempo ho trovato la foto anche io: no, non è il mio tipo e scommetto che non si sente contenta del suo aspetto; per questo l’emozione le ha impedito di capire il vero significato delle foto di Butturini, che è l’OPPOSTO di quello che ha capito lei e tutti gli idioti che le sono andati dietro.

      il razzismo, come diffidenza verso chi è estraneo ad un ambiente, è un pezzetto del programma biologico inscritto nel nostro DNA; poi può essere culturalmente controllato e perfino superato, ma questo dipende appunto dalla cultura in cui viviamo.
      e non è che i neri, per il fatto di essere tali, siano meno razzisti di noi: tutt’altro! ho avuto diverse frequentazioni di immigrati africani di diverse nazioni quando ero proprietario di appartamenti che affittavo, e ho potuto verificarlo bene.

      dei due post che citi, il primo segnala acutamente un problema, ma non ho capito bene dove voglia andare a parare.
      la tesi che fare parti uguali fra disuguali è ingiusto, fu di don Milani, uno dei punti di riferimento del Sessantotto, ed essa porta alla pratica delle quote come male minore, ma questa politica spesso è praticata a proposito, perché un conto è stabilire le quote ad esempio nell’iscrizione alle università, un conto è applicarla ad una squadra di calcio; in altri termini, le quote funzionano solo per evitare profonde discriminazioni sociali, ma non possono eliminare del tutto le differenziazioni basate sul merito: la società si fonda pur sempre su un principio di discriminazione, nel senso positivo della parola: cioè nella individuazione delle capacità individuali e, oltre un certo limite, le differenze individuali non si possono negare.

      il secondo post mostra gli effetti di quel razzismo (a rovescio) che si ritrova anche tra gli africani: non è meno razzismo il sentirsi inferiori o meno belli per il colore della pelle ed invidiare i bianchi, che sentirsi superiore a qualcuno per lo stesso motivo.
      personalmente, poi, trovo la pelle scura molto attraente e non mi sono mai posto il problema se in questo c’è qualche ombra di razzismo rovesciato oppure no.

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      • Anche secondo me il razzismo ce l’abbiamo dentro il dna.
        Nei media quando si denunciano episodi di razzismo perlopiù si parla di razzismo dei bianchi verso i neri se nel mondo anglosassone, di italiani verso gli stranieri nella nostra italietta. Ma sono sempre forme di razzismo culturale, non, per così dire, biologico. Penso che al giorno d’oggi non ci sia piu nessuno, come invece c’era nei primi anni del 900, che creda che ci siano razze umane inferiori o peggiori di altre e che il colore della pelle o la forma degli occhi determini il QI o la moralità di un individuo.

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        • in realtà, secondo me, il ridicolo concetto di razza, totalmente privo di basi scientifiche, è stato sostituito dal concetto di cultura, molto più appropriato a descrivere le differenze di comportamento dei diversi gruppi etnici (ma forse questa stessa definizione va abbandonata).

          razzismo oggi non è più pensare che biologicamente qualche presunta razza umana sia superiore ad altre, ma continuare a pensare che lo sia qualche cultura.

          questa, del resto, è appunto una tipica forma mentis umana: la tendenza a pensare che il proprio gruppo sociale sia il migliore; e l’infelicità quasi necessaria di chi si sente invece inferiore.

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