trafficanti di virus: una sorpresa in cantina – 6

ho approfittato di questi giorni di attività relativamente ridotta come blogger, oltre che per lavorare al mio prossimo libro auto-pubblicato, per provare a completare il trasloco di qualche anno fa: ho ancora una decina o più di scatoloni da aprire giù in cantina, e sto cercando il sacchetto con le centinaia di monete raccolte durante i miei viaggi e anche l’album di francobolli di quando ero ragazzino, che fra l’altro dovrebbe anche avere un certo valore.

ed ecco che da un mucchio di carte e libri esce anche un vecchio numero dell’Espresso, 10 aprile 2014 (dunque ero in pensione da qualche mese), con una copertina che mi pare profetica.

il titolo è diventato anche il titolo di questo post; il sottotitolo dice: Accordi tra scienziati e aziende per produrre vaccini e arricchirsi. ceppi [di virus] contrabbandati per posta rischiando di diffonderli. L’inchiesta segreta dei NAS e dei magistrati di Roma sul grande affare delle epidemie.

d’accordo, erano altri tempi: il Partito Democratico aveva depositato da poco una proposta di legge contro l’obbligo vaccinale e le epidemie di cui si parlava allora erano ancora soltanto quelle di aviaria, roba da polli.

ma questa vicenda dimenticata o quasi mi pare che abbia molto da insegnarci anche oggi.

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Un pacco anonimo spedito dall’estero con un corriere postale. Dentro, in una confezione termica, alcuni cubetti di ghiaccio molto speciali: contengono uno dei virus dell’aviaria, l’epidemia che dieci anni fa ha scatenato il panico in tutto il pianeta. Quando il postino lo consegna, il destinatario è assente: è il manager italiano di una grande azienda veterinaria.

l’articolo di Lirio Abbate inizia così, ma per leggere il resto occorre essere abbonati all’Espresso.

in rete se ne trovano liberamente però soltanto dei riassunti e delle anticipazioni. eccone uno:

Virus dell’aviaria spediti dall’estero in Italia in plichi anonimi, senza nessuna autorizzazione e violando tutte le norme di sicurezza, per produrre vaccini. Con il rischio di diffondere l’epidemia. “L’Espresso” nel numero in edicola domani rivela l’esistenza di un’inchiesta choc dei carabinieri del Nas e della procura di Roma su un traffico internazionale di virus.
Con un sospetto, messo nero su bianco dagli investigatori dell’Arma: c’è un business delle epidemie che segue una cinica strategia commerciale. Amplifica il pericolo di diffusione e i rischi per l’uomo, spingendo le autorità sanitarie ad adottare provvedimenti d’urgenza. Che si trasformano in un affare da centinaia di milioni di euro per le industrie. In un caso, gli inquirenti ipotizzano perfino che la diffusione dell’influenza tra il pollame del Nord Italia sia stata direttamente legata alle attività illecite di alcuni manager. E l’indagine ricostruisce i retroscena sullo sfruttamento dell’allarme per l’aviaria nel nostro Paese, che nel 2005 spinse il governo Berlusconi ad acquistare farmaci per 50 milioni di euro, rimasti inutilizzati.

eravamo soltanto ai primordi, evidentemente…

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L’inchiesta è stata aperta dagli investigatori americani, che hanno ottenuto le confessioni di Paolo Candoli, manager della filiale italiana di Merial, sui ceppi patogeni di aviaria spediti illegalmente a casa sua in Italia e poi venduti ad aziende statunitensi. Nel 2005 la Homeland Security Usa ha trasmesso i documenti ai carabinieri del Nas, che già si erano occupati a Bologna di una organizzazione criminale dedita al traffico di virus ed alla produzione clandestina di vaccini.

ma mi pare che resti in ombra il meglio, cioè il peggio.

si parla, infatti, di una inchiesta top secret della Procura di Roma sul traffico internazionale di virus, scambiati da ricercatori senza scrupoli e dirigenti di industrie farmaceutiche: tutti pronti ad accumulare soldi e fama grazie alla paura delle epidemie.

E si scopre che i ceppi delle malattie più contagiose per gli animali e, in alcuni casi, persino per gli uomini, viaggiano da un paese all’altro, senza precauzioni e senza autorizzazioni. Esistono trafficanti disposti a pagare decine e decine di migliaia di euro pur di impadronirsi degli agenti patogeni: averli prima permette di sviluppare i vaccini battendo la concorrenza.

L’indagine è stata aperta dalle autorità americane e poi portata avanti dai carabinieri del NAS. Perché l’Italia sembra essere uno snodo fondamentale del traffico di virus. Al centro c’è un groviglio di interessi dai confini molto confusi tra le aziende che producono i medicinali e le istituzioni pubbliche che dovrebbero sperimentarle e certificarle. […]

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tutto questo era riferito alla aviaria, due decenni fa, ma non sembra un ritratto impressionante della situazione attuale?

con la differenza che, semmai, è stato fatto un salto di qualità gigantesco, dato che le cifre che girano per questo affare non sono più di centinaia di milioni, ma di decine di miliardi di euro e la strategia coinvolge gli esseri umani direttamente e non soltanto indirettamente.

a me tornano alla mente due cose, anzi tre:

l’insistenza cinese nel prospettare l’ipotesi che il virus non fosse nato in Cina, ma vi fosse arrivato – dall’Italia! accusavano loro – attraverso prodotti congelati;

il peso massiccio dell’infezione a febbraio dell’anno scorso in Italia, che bene si spiega se l’Italia è da decenni al centro di questo traffico illegale di virus; e vi è anche un preciso precedente proprio col virus dell’aviaria, che si diffuse in Europa proprio a partire dal pollame del Nord Italia, dove era probabilmente emerso proprio in diretta connessione con queste attività, che sembrano una precisa anticipazione di quel che accadde due anni fa.

ma la terza riflessione è la peggiore, perché a me è sempre sembrata molto strana e sospetta la velocità con la quale si è arrivati in diverse parti del mondo alla produzione di vaccini diversi contro questo virus: come se in qualche modo esso, o qualcuno di simile, fosse già stato disponibile da qualche tempo e come se le aziende si fossero già preparate a qualche vaccino per contrastarlo.

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ma stiamo parlando di una prassi occulta che dura oramai da almeno un paio di decenni:

nell’aprile 1999 la Merial, branca italiana veterinaria del colosso Sanofri, si fece inviare illegalmente in Italia con corriere DHL un ceppo del virus dell’aviaria dal veterinario americano di un allevamento di polli saudita, poi condannato negli USA per cospirazione in contrabbando di virus, assieme al presidente e tre vicepresidenti della compagnia: lo scopo era di produrre farmaci da rivendere in Arabia Saudita.

ma proprio dal 1999 si sviluppa nel Nord Italia la più grande epidemia di aviaria in Europa e le indagini dei NAS di Bologna avevano scoperto che vi era una organizzazione criminale che trafficava in virus per produrre vaccini, al momento non autorizzati e venduti agli allevatori clandestinamente.

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concluse queste indagini, nel 2005 dunque la Homeland Security american trasmette in Italia i verbali con i quali Paolo Candoli, il manager della Merial, ha confessato in cambio dell’impunità:

Candoli sponsorizzava a Roma convegni medici organizzati da professori universitari, a cui offriva viaggi ben pagati e laute consulenze, ricavandone corsie preferenziali per avere dal Ministero della Salute le autorizzazioni a commercializzare i farmaci prodotti dalla Merial, superando i primi pareri negativi.

vengono allora disposte intercettazioni telefoniche che rivelano diversi metodi di importazione dei virus: oltre che in cubetti di ghiaccio, in provette nascoste fra abiti in valigia.

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le intercettazioni rivelano anche che una virologa italiana di fama mondiale, la Capua, sposata con un dirigente di una azienda attiva in campo veterinario, è in un giro di consulenze pagate profumatamente, da 1.000 a 1.500 euro al giorno, 4.000 in nero per una consulenza in Giappone.

non proseguo su questo punto; Ilaria Capua è stata anche deputata dal 2013 al 2016, quando si dimise a seguito dell’emergere di queste vicende, e vice-presidente della Commissione Cultura della Camera.

l’indagine su di lei, venne comunque misteriosamente dimenticata, dopo che un magistrato di Roma l’aveva interrogata nel 2007, e fu ripresa soltanto dopo questo articolo, dividendola in tre tronconi: a Verona, Padova e Pavia.

solo a Verona l’indagine si concluse: assolta dall’accusa di “traffico illecito di virus” perché “il fatto non sussiste”; quanto alla tentata concussione, era oramai andata in prescrizione.

lei denunciò l’Espresso per diffamazione, ma il procedimento venne archiviato nel 2018: non era stata diffamata, vi era stata soltanto una pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale.

la Capua si trasferì in Florida nel 2016, scrisse un libro sulla sua vicenda, Io, trafficante di virus e ne è stato tratto un film, Trafficante di virus, dove è presentata come una vittima dell’odio per la scienza.

io comunque una opinione precisa non ce l’ho e se ce l’avessi non potrei dirla.

certo che le sue consulenze continuano, e ora sono televisive.

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quel che è certo ancora lo dicono le intercettazioni: le parlano, ad esempio, di accordi paralleli e non ufficiali con alcuni personaggi delle autorità sanitarie romene.

e lei commenta che, finché esiste gente come i romeni, ai quali può essere data qualunque cosa, il mercato sarà in espansione.

del resto l’indagine condotta dai NAS rivela che l’allarme per l’influenza aviaria del 2005 è stata un problema più mediatico che reale: dietro vi era una strategia globale ispirata dalle multinazionali che producono farmaci e coinvolgeva anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Candoli, il manager italiano che è stato citato all’inizio, intercettato, dice che su questa influenza c’è stata una forma di vero e proprio terrorismo informativo; ma lo dice gioiosamente, commentando la vendita in un solo mese la vendita di un milione e mezzo di dosi di vaccino prodotto dalla sua azienda.

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ma è la sua ultima intercettazione che è tremenda, e ricordo che siamo una quindicina d’anni fa:

Anche certe industrie farmaceutiche che producono vaccini umani hanno un business mica da noccioline. […] E’ che adesso stanno ragionando sulla possibilità che vi sia una pandemia, che non è scritta da nessuna parte.

o meglio: che non era ancora scritta.

che sia questa la chiave di lettura del nostro angosciante presente?

quella che una scoperta casuale in cantina mi ha regalato…

22 commenti

  1. Hai proprio ragione sul fatto che “distopico” è appunto l’aggettivo che meglio descrive il nostro stato, e forse è pure riduttivo. Non ti stupirà allora sapere che negli ambienti novax si sta invocando una nuova Norimberga per questi figuri.
    Se esiste gente che non si fa scrupoli di infettare il mondo per lucrarci sopra, altrettanto legittimamente si possono far soldi convincendo la gente a mangiare quello che fino a ieri era immangiabile.

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    • non abbiamo al momento alcuna prova per affermare che qualcuno di specifico sta infettando il mondo per lucrarci sopra, però abbiamo una sufficiente conoscenza della natura umana per poter dire che ci sono certamente esseri umani che lo farebbero, se potessero, e dunque lo fanno, se possono; e non solo per lucrarci sopra, ma anche per distorsioni perverse della mente.
      i piromani a volte incendiano i boschi per profitto, ma più spesso per divertimento, perché per loro è divertente che le fiamme si mangino le foreste.
      solo che al momento qualche piromane lo becchiamo sul fatto, ma di viromani non abbiamo individuato con certezza nessuno.

      abbiamo anche pochi indizi per affermare che la cosa è successa davvero.
      ma uno di questi indizi è proprio il blocco omertoso compatto con cui la comunità medica internazionale ha negato da subito che il virus potesse essere stato prodotto in laboratorio, senza prove evidenti delle sue affermazioni, e con poche coraggiose eccezioni, che sono state immediatamente additate al pubblico ludibrio.

      questo non dimostra che il virus sia stato diffuso intenzionalmente, ma è una prova che questa comunità non intende affatto rinunciare a queste ricerche pericolose, che certamente e indiscutibilmente ci sono, e dobbiamo credere per forza che siano fatte a fin di bene, anche se smuovono miliardi e scatenano appetiti formidabili.

      del resto cose simili avvengono in altri ambiti, con i fisici che producono micro buchi neri in laboratorio, giurando che sono innocui, o con le ricerche militari, con l’Intelligenza Artificiale, con le sparate spaziali di Musk, e via dicendo.

      non è affatto strano né illogico che attorno alla scienza – questa scienza al servizio dei nuovi plutocrati planetari – si sia diffuso un clima di acuta diffidenza e di sospetto: direi perfino che è una cosa sana, fino a che rimane entro limiti razionali.

      è presto per parlare di un processo internazionale, dato che al momento non avrebbe neppure chiari imputati (Bill Gates? e su quali basi?), ma la prospettiva non è da escludere per il futuro, se emergessero delle prove evidenti.

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  2. Che esista una strategia commerciale delle aziende farmaceutiche è scandalosamente ovvio, ma ti stupirà sapere che quello che porta loro più incassi sono ben altri problemi “medici”, come l’ansia sociale e la calvizie. Certo, al momento attuale il prodotto che “tira” sono vaccini e terapie per il Covid, ed è per quello che si punta lì: l’articolo de l’Espresso per altro mi sembra non dimostri nulla, se non che le aziende si stavano preparando “just in case”. È più una storia di insider trading che di epidemia dolosa, da quello che riporti. Ripeto, è vergognoso che qualcuno possa speculare sui guai di una persona: ma d’altronde pensa a quanto costano i farmaci antiretrovirali per l’HIV, o quelli antiblastici per vari tipi di tumori, spesso sviluppati grazie a ricerche iniziate e proseguite con soldi pubblici; ma il problema non è nato con il Covid.

    E giacché parliamo di HIV, ti stupirà sapere che l’inviarsi virus per posta non è una novità: quando negli anni Ottanta Luc Montaigner ritenne di aver isolato il virus che causava l’AIDS (aveva ragione), lo spedì a Bob Gallo (allora uno dei maggiori virologi al mondo) proprio per posta internazionale. Il prosieguo della vicenda, se lo conosci, dimostra che chi si occupa della salute umana non sempre si comporta in modo specchiato…

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    • conosco bene il tiro mancino che Gallo ha giocato a Montaigner, un episodio che ci riporta alle miserie umane della ricerca scientifica. e capisco che dobbiamo fare uno sforzo per separare scienza e morale, altrimenti che dire di quel turpe individuo che era Einstein sul piano umano? plagiò la moglie e abbandonò la figlia per non essere disturbato nelle sue ricerche (come del resto aveva fatto anche Rousseau, quello dell’uomo buono per natura e corrotto dalla civiltà, che spediva regolarmente i figli all’orfanatrofio per non averli tra i piedi).
      però qui scandalizzano i rischi di queste pratiche evidentemente non tanto circoscritte e la possibilità che il dramma in cui ci troviamo possa dipendere da qualche mossa avventata di questo tipo.

      né l’Espresso allora pensava né io penso oggi (io, nonostante tutto) che l’epidemia di covid sia dolosa; ma sono oramai certo che il virus sia artificiale, prodotto nel quadro di queste ricerche di laboratorio semi-illegali e condivise internazionalmente, e sfuggito al controllo.
      si tratta di comportamenti imprudenti e di una ricerca mossa dallo spirito competitivo e dall’ansia di prestazione, che è poi ricerca esasperata del profitto.
      stranamente a livello mediatico non si è parlato affatto del secondo grande epicentro dell’epidemia di covid in Cina nella città sede del secondo laboratorio di ricerca biomedica sui virus, nella città di Harbin, qualche tempo dopo la scoperta della pandemia a Wuhan.

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  3. Se non sbaglio, questa è stata la campagna diffamatoria de l’espresso nei confronti di Ilaria Capua. Tutte le accuse sono cadute nel 2016 perché il caso non sussisteva.

    Direi quindi che sì, il problema persiste ancora oggi, ma è un problema dei giornalisti che pubblicano notizie false acchiappa click

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    • in effetti è quello che pensavo sommariamente anche io fino a ieri, quando ho dovuto approfondire il problema e ho visto che ero condizionato mediaticamente, perché questa è la versione che è stata fatta passare, ma è falsa.

      primo, perché l’Espresso non ha mai affermato cha la Capua avesse fatto commercio del virus; ha soltanto scritto che era nel registro degli indagati e che era stata interrogata.

      secondo, perché le intercettazioni telefoniche pubblicate, desunte dagli atti dell’inchiesta, sono autentiche, e dimostrano una spregiudicata mentalità da cinica affarista, che non toglie nulla ai suoi meriti di ricercatrice, ma gettano una luce penosa sulla sua figura umana, almeno a mio parere personale.

      terzo, perché la Capua ha denunciato l’Espresso per diffamazione, ma ha perso la causa, anche se è riuscita a far credere il contrario: la rivista è stata assolta e giudicata colpevole solo di illegittima divulgazione di atti coperti dal segreto istruttorio.

      la Capua come scienziata avida di soldi era peraltro solo un inciso nel mio discorso, che riguarda l’intreccio criminale tra ricerca scientifica e profitto.
      ma la sua difesa da parte del sistema mediatico, anzi la trasformazione in una specie di nuova vittima dell’oscurantismo, la dice molto lunga, tragicamente, su quale sia l’idea della scienza che sostiene il sistema capitalistico che ci governa.

      non credo proprio, a quanto ho capito, che scienziatimatti rientrino nella categoria… 🙂

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      • Trovami uno scienziato ricco e magari l’ipotesi dell’ “intreccio criminale tra ricerca scientifica e profitto” diventerà un po’ meno ironica.

        Da scienziato ti posso assicurare che la ricerca non paga. È invece molto probabile trovare scienziati che pagano di tasca loro iscirzioni e viaggi per conferenze, materiale di laboratorio, e quant’altro, mentre invece di gente che si prende mazzette in lab non ne ho letteralmente mai sentito parlare. Certo, sarà successo, non voglio dire che sia matematicamente impossibile. Semplicemente nella ricerca non ci sono abbastanza soldi neanche per l’ordinaria amministrazione, figuriamoci per le tangenti!
        Poi io non so cosa si immagina la gente, ma noi soldi contanti non ne vediamo mai. Se per sbaglio vinciamo un finanziamento, il finanziamento viene versato sul conto dell’università, mica sul nostro personale. Per esempio: circa 3 anni fa ero riuscito a farmi dare 500€ da Sigma (una grossa ditta chimica) per organizzare un ciclo di seminari per studenti dove a fine talk offrivamo pizza e acqua (e acqua!). Per incassare quei soldi mi ci sono voluti 2 anni perché il conto dell’università è di molto difficile accesso. Quindi ho anticipato i soldi di tasca mia per poter fare i seminari nei tempi previsti e soddisfare gli sponsor e poi ho aspettato circa un anno e mezzo per essere rimmborsato beccandomi gli insulti di tutte le segreterie della Francia perché li obbligavo a fare una cosa extra. O ancora peggio: ad ottobre ho fatto 2 ore di corso per degli studenti e mi hanno detto che, sorprendentemente, avrei ricevuto un pagamento. Tale pagamento (cifre astronomiche tipo 40€ lordi) non mi è stato retribuito perché per essere pagato sul mio conto personale avrei dovuto inoltrare una richiesta al ministero della ricerca ed avrei dovuto ricevere l’approvazione scritta almeno un mese prima dell’evento.
        Questo per dirti che non sto parlando solo dell’Italia. La situazione è uguale almeno nel resto dell’Europa.

        Capisci che sentir parlare di intreccio criminale e profitto nella ricerca mi altera leggermente 🙂

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        • capisco, ma perdonami, evidentemente non sei un pezzo abbastanza grosso, purtroppo, eppure te lo meriteresti, a quanto scrivi (tra parentesi ho una figlia che lavora nella ricerca per poco più di mille euro al mese, ed è una cosa scandalosa; non ha mai preso tangenti neppure lei, quindi ti credo perfettamente sulla parola).

          evidentemente non sei la Capua che incassava 4mila euro in nero quindi anni fa per una consulenza in Giappone, con la quale si toglieva qualche sfizio, o like, come dice lei…

          posso peraltro dirti, per interposta esperienza di mia figlia, che ha lavorato tre anni in Australia, sempre nel campo della ricerca medica, che quanto meno lì era pagata il quadruplo; e per esperienza mia diretta degli anni trascorsi in Germania, lavorando per il Ministero degli Esteri, che il delirio burocratico italiano, che bene descrivi, non ha eguali.

          quindi, per favore non identificarti, per malinteso spirito di corpo, con situazioni ben diverse dalla tua; non credo che tu sia coniugato con qualche pezzo grosso nell’industria farmaceutica e penso purtroppo che tu appartenga a quella base di ricercatori onesti e malpagati che sostengono il sistema direi quasi eroicamente, se la parola non rischiasse di sembrare beffarda.

          se tu sei cristallino, non è detto che anche i virologi strapagati da teleschermo lo siano come te.

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          • Giusto una precisazione: il sistema che descrivo è quello francese. Prima lavoravo in Germania ed era uguale. Tempi un po’ più corti per i rimborsi e gente che invece di lamentarsi come i francesi lavorava, ma le problematiche erano le stesse.

            Le consulenze private esistono, ma sono cose che si possono fare una tantum e che comunque non sono certo a nero.
            Ieri sera ho visto don’t look up e mi sembra che rappresenti bene certe problematiche che insorgono quando la ricerca va sotto i riflettori dei media

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            • io facevo il preside in Italia e in Germania mi occupavo di scuola per i figli degli immigrati italiani: sono sempre stato piacevolmente sorpreso che i colleghi tedeschi, quando andavo a parlarci, potevano offrirmi qualcosa – certamente non a loro spese personali! – o che le sale docenti avessero anche lo spazio cucina per farsi la colazione o perfino il tavolo per giocare a scacchi. simbolo di una gestione sciolta e direi perfino amichevole del servizio, tipica della Germania.
              se quello che hai descritto ti è capitato in Francia, sarà colpa del centralismo napoleonico, travasato anche da noi?

              forse la situazione del pagamento giapponese di 4mila euro in nero che la Capua descrive era tipica di tempi andati? probabile, ma non cambia la sostanza, che a certi livelli le consulenze, anche se regolarmente registrate, sono uno strumento di corruzione politica (Renzi in Arabia Saudita!) e possono estendersi anche a scienziati che hanno rilevanti ruoli politici decisionali, non certo a chi fa ricerca al fondo della scala gerarchica.

              non ho visto il film. attualmente non posso, e mi dispiace.

              prima o poi ne riparleremo, magari.

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  4. La fissazione dei cinesi con i prodotti surgelati per un certo periodo, ma anche in Australia e Nuova Zelanda, fa pensare effettivamente che una via per passarsi il virus fosse quella. Ovviamente si cercava in segreto.

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    • il fatto poi che l’Italia sia storicamente il centro di questi traffici illegali, per il generale sfilacciamento malavitoso della nostra vita collettiva, col precedente dell’epidemia id aviaria del 1999, fornisce finalmente una possibile spiegazione dell’esplosione precoce della nostra epidemia nell’autunno del 2019, prima ancora che venisse scoperta in Cina.

      ma il punto centrale di questa vicenda è che gli addetti ai lavori evidentemente conoscono bene il problema, ma si guardano bene dal renderlo pubblico, per potere continuare queste pratiche (cinesi compresi, che al massimo vi alludono).

      in queste condizioni mi sembra evidente che il popolo è soltanto un gregge passivo di cui approfittare impunemente; la democrazia è una pietosa illusione, dato che democrazia è prima di tutto informazione e il popolo al quale a parole è attribuito il potere di decidere, è mantenuto nella disinformazione e dunque non può decidere consapevolmente nulla.

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      • Mi hai fatto immaginare una cosa degna di Sherlock Holmes, mio personaggio preferito, che va a vedere potrebbe avere un senso.

        Il punto di partenza della Pandemia si ipotizzava essere il mercato di Wuhan. Vero, mercato di animali vivi. Però vuoi che non vendano da qualche parte anche carne congelata importata. Vicino c’è un laboratorio di massima sicurezza dove studiavano proprio questo tipo di virus. Sarebbe strano farsi recapitare un pacco di pollo congelato al centro di ricerca. Avrebbe dato nell’occhio. Per fortuna c’è un mercato vicino. I primi pazienti erano persone che frequentavano raramente il mercato, infatti non erano state trovate tracce del virus su oggetti o animali del mercato (cit. Cina). Se il virus fosse nato nel mercato sarebbe stato più diffuso. Inoltre dev’essere stato un pacco in entrata perché non credo che organizzino spedizioni verso l’estero da lì. Al massimo la pandemia sarebbe partita da qualche centro di preparazione carni più grosso.

        In conclusione, potremo sapere da dove è partito il virus se incrociamo l’origine delle carni vendute lì con quelle acquistate dai primi pazienti se clienti. Molto probabilmente qualche contenitore o scambio di pacco è stato fatto all’interno del mercato o qualche contenitore per virus è arrivato danneggiato. Magari il tutto scoperto subito ma al laboratorio cinese l’hanno presa alla leggera come varie volte in passato. Probabilmente si sono guardati bene di tenere la bocca chiusa.

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        • pezzetto in delizioso stile Conan Doyle, in effetti…

          aggiungo qualche noticina nella parte di Watson, ahah.

          quindi non mentiva la direttrice del laboratorio di Wuhan quando giurava dicendo che loro non lo avevano fabbricato quel virus: le arrivava da qualche altra parte.

          a meno che…, a meno che… il mercato di animali vivi di Wuhan non fosse usato come comodo punto di spedizione. tu neghi l’ipotesi, ma non si può escludere del tutto.

          in ogni caso qualche contenitore si è rotto e il virus è scappato fuori, all’inizio congelato, ma poi è ritornato attivo.

          oppure qualche esemplare del virus era rimasto fuori dal contenitore, soltanto congelato.

          magari non se ne sono neppure accorti…

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          • Non ho mai capito il ruolo di Watson, sembra sembre in ritardo su tutto Haha. Mi sono sempre sentito più in linea con Sherlock.

            Note:
            Huanan Seafood Wholesale Market
            1 paziente (1 dicembre 2019) nessun contatto con il mercato
            41 pazienti iniziali (2/3 avevano contatti con il mercato, 13 nessun contatto)
            33 su 585 campioni positivi, solo superfici nessun animale
            31 campioni positivi arrivano dall’area dove si vendevano animali selvatici

            Mi sembra difficile che il contagio sia partito da qualche animale. Anche se l’area della fauna selvatica è un punto di concentrazione, quale probabilità c’era che non si difondesse alle altre aree se questa fosse infestata?

            Allo stesso tempo se il contagio fosse già diffuso ampiamente all’esterno, per quale motivo si sono accorti solo del mercato e non di altri cluster? Vero che ci sono individui senza legame col mercato, ma questi potrebbero essere appunto i corrieri e intermediari (e familiari) che avrebbero concluso il trasporto.

            Continuo a pensare che sia un trasporto in entrata perché non avrebbe senso chiamare il corriere al mercato per ritirare un pacco di pollo surgelato. Il trasporto dovrebbe essere maggiore in partenza, tipo container, ed eventualmente smistato all’arrivo. Il fatto che sia nell’area della fauna selvatica fa pensare che sia arrivato dall’estero. Che poi era anche l’area meno controllata.

            La cosa molto interessante sarebbe ricostruire la posizione e le mansioni di tutti i primi pazienti fon relativa posizione e potenziali movimenti in quel periodo.

            Ora l’Italia. Partito dall’Italia? E se l’Italia fosse punto di consegna come la Cina? Dovremmo trovare un punto nel mondo da dove l’eventuale trasporto, probabilmente inviato nello stesso momento, ci metterebbe più o meno lo stesso tempo, un po’ di più per l’Italia.

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            • a me pare che il ruolo di Watson sia di fare qualche ipotesi goffa per far risaltare ancora meglio l’acume di Sherlock; fa la parte dell’amica bruttina che una ragazza splendida si porta dietro per sottolineare la sua accecante bellezza. insomma è la spalla che permette ad Holmes di innalzarsi meglio. quindi, vedi che me la sono scelta bene. 😉

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              quindi adesso Watson chiede da dove vengono quegli interessanti dati riferiti al mercato? e che cosa significano esattamente? hanno bisogno di qualche delucidazione ulteriore; buttati lì così non sono interpretabili.

              a quanto capisco per ora, sono stati prelevati nel mercato 585 campioni ed il virus è stato trovato in 33 (quando?); di questi, 31 nell’area dove si vendevano animali selvatici, ma nessuno in qualche animale selvatico.

              senza sapere quando sono stati presi i campioni questo dato è difficilmente interpretabile, poiché animali eventualmente infetti potevano naturalmente essere stati già tutti venduti, e questa è comunque l’ipotesi più probabile per una spiegazione.

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              più interessanti i dati e le considerazioni sui pazienti, ma anche qui mancano tutti i dati di contorno e la spiegazione sul rapporto tra il primo paziente e gli altri; suppongo che quello indicato per primo sia il primo caso individuato e che gli altri siano gli infetti individuati successivamente, ma, di nuovo, quando?

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              effettivamente pare molto più logico che il mercato fosse usato come punto di recapito, nello scenario che stiamo ipotizzando; farlo partire da lì non avrebbe avuto molto senso, apparentemente. ma siamo sicuri?

              a meno che non si volesse invece depistare, evitando che il pacco partisse da un punto facilmente riconducibile al laboratorio.
              un addetto del laboratorio si reca al mercato e consegna il pacco a qualcuno che lavora lì e dovrà inviarlo, apparentemente come un animale selvatico congelato, a qualche altro punto (in Italia?) dove possa essere ricevuto con questo tipo di etichetta e senza destare sospetti.

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              che il pacco fosse in arrivo, sia a Wuhan sia in Italia, contemporaneamente, si scontra contro una difficoltà importante: che a Wuhan la spedizione aveva un senso, perché il destinatario era il laboratorio (ma allora una spedizione doveva essere fatta anche all’altro laboratorio in Manciuria, dove in effetti pare che una epidemia analoga si sia sviluppata qualche tempo dopo), ma in Italia a quale scopo?

              in questo caso il virus chimera era stato prodotto altrove e spedito intenzionalmente; ma la meta non era il laboratorio, ma la città: qualcuno stava cercando intenzionalmente di diffonderlo, spedendo il virus in confezioni intenzionalmente guaste.

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              ma l’ipotesi migliore è che il virus arrivasse dall’Italia come attuale snodo intermedio di questi traffici; e in effetti l’epidemia è iniziata in Italia prima che in Cina, anche se non è stata riconosciuta subito.

              nell’altro scenario, invece, il virus parte da Wuhan per l’Italia, come tappa intermedia, ma il contagio si sviluppa in Italia prima che a Wuhan: strano!

              difficile scegliere, anche se la penultima ipotesi mi pare la meno assurda: il virus arriva a Wuhan dall’Italia come tappa intermedia, in confezioni guaste (intenzionalmente?), che infettano entrambi i paesi.

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              se poi nessuna ipotesi regge, bisogna rinunciare a questa pista.

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              • Di sicuro se tu fossi Watson… Sherlock sarebbe rovinato 😄

                I dati arrivano semplicemente da Wikipedia in inglese. Col traduttore automatico non dovresti avere problemi.
                https://en.wikipedia.org/wiki/Huanan_Seafood_Wholesale_Market

                La cosa più strana è il motivo per cui solo campioni della zona ovest/animali selvatici sono risultati positivi. Potrebbe essere una manipolazione del governo cinese, oppure chi ha trasportato il virus non passava spesso dal mercato. In un grosso mercato è poco probabile che il contagio sia limitato a una sola area. E se anche l’avesse portato da infetto la diffusione sarebbe più sparsa. È come se qualcuno avesse usato uno straccio per pulire qualcosa e poi lo stesso atraccio l’avesse usato anche altrove. Inizialmente il virus nel mercato non è entrato come aeriforme, forse su qualche oggetto ed è stato preso dalle varie persone per contatto.

                Il motivo per cui trovo strano che l’abbiano spedito da lì è che in ogni caso non ti presenti al mercato con le fiale in una tasca. Il pacco sarebbe stato consegnato già nell’imballaggio. Quindi molto meno probabile che si abbiano perdite. Per il ritiro quasi sicuramente i contenitori sarebbero stati estrati nel mercato. Non porti mica il pollo congelato al laboratorio.

                L’ipotesi che sia partito dall’Italia è possibile. Quello che non quadra con la possibilità che il virus circolasse da prima in Italia è il motivo per cui non c’è stato un boom di casi negli ospedali. In Cina l’esplosione è avvenuta a Dicembre/Gennaio mentre in Italia a Febbraio/Marzo. Al massimo ce la vedo concomitante o poco prima dell’esplosione a Wuhan. Sia Cina/Wuhan (via Shanghai) che Italia importano carne dal Sud America, non so altre zone dell’America. I tempi di spedizione dovrebbero essere simili. 
                Perché Italia? Può darsi per minore controllo doganale. Magari la destinazione era qualche lavoratorio in Francia o Germania.

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                • be’, più o meno me la cavo anche senza il traduttore automatico: è inglese scritto, è col parlato che vado in crisi verticale.

                  il punto principale da cui partire è che in nord Italia polmoniti anomale c’erano già dall’autunno e tracce del virus risalenti al periodo sono state effettivamente ritrovate; il fatto che noi non lo abbiamo identificato e i cinesi sì non è una prova che il virus in Cina si sia sviluppato dopo.

                  tutto quindi depone a favore di confezioni congelate contaminate inviate illegalmente in Italia – come del resto in uso da anni – perché le inviasse a sua volta in Cina. la contaminazione dovuta a virus congelati colpisce in successione sia noi sia i cinesi.

                  resta da stabilire allora da dove potevano provenire questi virus: dal laboratorio militare americano di ricerche biologiche di Fort Detrick, dove del resto c’era già stato un incidente in estate?

                  Fort Detrick, USA: per l’origine del covid-19 guardate lì – 493

                  ma non so se Sherlock può essere d’accorso col suo umile Watson…

                  certo, vedo che siamo molto vicini a soluzioni simili.

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                  • https://abcnews.go.com/US/respiratory-outbreak-investigated-retirement-community-54-residents-fall/story?id=64275865

                    https://www.washingtonpost.com/dc-md-va/2019/07/17/third-person-has-died-after-respiratory-illness-outbreak-greenspring-village-fairfax-officials-say/

                    https://www.usatoday.com/story/news/health/2019/09/17/vaping-lung-illness-how-wisconsin-doctors-uncovered-mystery-sickness/2353014001/

                    La pista di Fort Detrick è quella sostenuta dalla Cina in risposta alla accuse americane. Quindi caro Watson lei è filocinese 😅

                    Ci sono alcune cose che non quadrano con lo sviluppo successivo. Vero che le cause dell’epidemia alla casa di cura di Greenspring con 3 morti su una 70 di persone sono rimaste ignote, ma come ha fatto il virus a propagare senza diffondersi anche nelle vicine cittadine?

                    Ancora più complicato collegare i fatti di Wisconsin a quelli di Greenspring. C’è un bel po’ di distanza per arrivare nello stato di Wisconsin. Perché in questo secondo caso, seppur simile per sintomi, il virus abbia deciso di colpire solo giovani con la passione del fumo resta un mistero.

                    Sul fatto che il virus circolasse già prima di dicembre 2019 il tuo Sherlock ha una spiegazione abbastanza semplice. Non era lo stesso virus ma un suo probabile progenitore innocuo successivamente soppiantato dai nuovi virus modificati così come avviene per le varianti oppure un virus con delle tracce similari. Siamo sicuri che le tracce siano attribuibili al SarsCov2? Non credo che l’RNA sopravviva in ogni caso così a lungo per essere analizzato, quindi immagino che ci si sia orientati in base a qualche proteina.

                    L’ipotesi è che chi ha inviato il SarsCov2 a Wuhan non sapesse esattamente della potenziale trasmissione uomo-uomo, il che spiegherebbe perché potessero aver saputo degli incidenti (anche Italia) ma abbiano ugualmente trascurato le conseguenze. Se non c’è trasmissione uomo-uomo allora l’epidemia non si difonderà mai. Il virus è stato più furbo.

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                    • caro Sherlock, non mi deluda… tutto il suo acume per scoprire che sono filocinese? cosa peraltro non vera, io mi limiterei a dire non anticinese…

                      a parte questo svarione, vedo ristabilito il giusto equilibrio delle parti e brillare il Suo acume.

                      la sciamo perdere il Wisconsin e anche le mille polmoniti bresciane del 2018,peraltro di accertata origine batterica; stiamo soltanto nei dintorni di Fort Detrick: la domanda è: come mai lì l’epidemia non si è diffusa?
                      forse per lo stesso motivo che Lei, Holmes, usa per l’ipotesi che il covid si fosse sviluppato in Italia già nell’autunno (e che io me lo fossi fatto allora, fra l’altro…)?
                      cioè che fosse ancora una forma non pienamente perfezionata? che non fosse ancora proprio quel virus chimera lì? che poco dopo sarebbe stato mandato in Cina proprio perché quel laboratorio veniva chiuso…

                      quanto alla circolazione del covid in Italia prima che in Cina, io non ho le conoscenze necessarie per accettare o smentire le Sue considerazioni, ma sono sicuro che le approfondirà e porterà nuovi elementi di valutazione a sostegno della Sua tesi…

                      sulle ipotesi conclusive, restano ipotesi, e a me viene da dire: troppo buono! Fort Detrick era pur sempre un laboratorio di ricerche biologiche a fini militari.

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